Foto di Riccardo Siano
Ha compiuto gli anni il 21 dicembre, esattamente come Napoli. E proprio il 21 dicembre è uscito “Partenope”, il suo nuovo singolo, come una sorta di regalo di compleanno sia per sè che per la città. Esattamente una settimana dopo, il videoclip ufficiale su Youtube a pochissime ore dalla sua uscita ha superato le 30.000 visualizzazioni. Clemente Maccaro, in arte Clementino, racconta Napoli attraverso le sue parole e delle immagini che per chi la ama sono davvero toccanti.
Una vera e propria lettera d’amore, recitata alla sua maniera. In napoletano, certo, ma con i sottotitoli in italiano per raggiungere più persone possibili. Il videoclip è un susseguirsi di immagini dei quartieri più conosciuti della città, dal lungomare di Mergellina ai Quartieri Spagnoli a Spaccanapoli, fino ad arrivare allo Stadio Diego Armando Maradona. Ma non solo: a raccontare “Partenope” sono soprattutto le persone che la vivono quotidianamente. Gli sguardi e i volti di chi la vede, la ama, la porta nel DNA. Perché Napoli non sono solo le strade, non è solo il mare, non è solo il Vesuvio: Napoli è soprattutto chi la vive e la custodisce dentro sè.
Tra i vari protagonisti sono presenti anche personaggi noti come Jorit, Vincenzo Salemme, Diego Armando Maradona Junior, Marco Saviano, Marco d’Amore, Dries Mertens. E alcune immagini di Domenico Sepe, intento ad ultimare la statua dedicata a Diego Armando Maradona. Non poteva certo mancare un omaggio al Pibe De Oro, simbolo indiscusso di Napoli.
« Ij c’agg girat tutt o munn, ‘o sole e Napule nun l’agg trovato maje a nisciuna parte. Ricn: “Vir Napule e poi muor”, pkké è accussì bella ca tenn raggion. In tutt post ca so stat agg vist ca ce stiv bisogn un poc ‘e Napule, perché Napoli non è solo una città: Napoli è un mondo. »
Si conclude con queste parole il videoclip, lasciando in chi ama la città ma vive altrove, una voglia incommensurabile di tornare al più presto a percorrere quei quartieri e perdersi negli sguardi di quelle persone.
Sono quella che in prima elementare si annoiava mentre la maestra spiegava le lettere dell’alfabeto ai suoi compagni di classe, perché le conosceva già da almeno un anno. Sin da quei tempi, durante i temi in classe sarei stata capace di riempire con pensieri e parole dieci fogli protocollo. Scrivere per me è un’esigenza, la mia costante, una delle poche cose che mi fanno realmente sentire giusta in questo mondo, insieme alla gentilezza e ai miei sorrisi. Trentatré anni, diplomata come tecnico dei servizi sociali e qualificata assistente di studio odontoiatrico, ho cambiato diverse volte strada, ma il bisogno di scrivere mi ha sempre seguito come se fosse la mia ombra.