Saturn di Sleeping At Last: una dolce melodia sulla bellezza della vita

Fonte immagine: vimeo.com

Sleeping At Last è il nome di un progetto musicale del cantautore polistrumentista Ryan O’ Neal iniziato nel 1999. Inizialmente consisteva in una band, composta per l’appunto da Ryan O’ Neal, ma anche dal fratello Chad O’ Neal, batterista e da Dan Perdue. I due hanno però lasciato il progetto, rispettivamente nel 2008 e nel 2011.

Fra i brani più conosciuti del progetto Sleeping At Last c’è senza dubbio Saturn, un singolo facente parte del disco Atlas:Year One, uscito nel 2014. In questo album, ci sono ben 30 tracce, di cui 10 di apertura, 10 con nomi di Pianeti, fra cui Saturn, che fa ovviamente riferimento al pianeta Saturno, 4 con nomi di punti cardinali e infine 4 con nome di Oceani. Oggi però ci concentreremo su Saturn il brano più iconico e che è, a mio parere, una delle canzoni più belle e commoventi esistenti in assoluto. Il brano dura 4 minuti e 49 secondi, di cui 2:29 sono di introduzione strumentale; per ascoltare le parole bisogna quindi aspettare un bel po’. Le frasi sono abbastanza brevi e vengono ripetute un paio di volte nel secondo ritornello, rimanendo assolutamente nel cuore. Consiglio comunque di non saltare la parte strumentale, perchè è una bellissima melodia che inizierà a toccarvi nel profondo senza bisogno di parole.

You taught me the courage of stars before you left. How light carries on endlessly, even after death”

Mi hai insegnato il coraggio delle stelle (potrebbe anche essere del destino) prima che te ne andassi. Come la luce procede senza fine anche dopo la morte”

È molto probabile che Ryan O’ Neal stia parlando di una persona a lui cara scomparsa, che però aveva una visione molto ottimistica della vita e della morte. La canzone prosegue infatti così: “With shortness of breath you explained the infinite. How rare and beautiful it is to even exist“, ossia “Col respiro corto, mi hai spiegato l’infinito. Come sia raro e bello anche soltanto esistere”. Come anticipato poco fa, anche qui si nota un enorme ottimismo. O’ Neal sta probabilmente parlando di qualcuno su un letto di morte che parla della bellezza della vita. Ascoltando questa canzone, specie se per la prima volta, non piangere è praticamente impossibile.

I couldn’t help but ask, for you to say it all again. I tried to write it down, but I could never find a pen. I’d give anything to hear you say one more time that the Universe was made just to be seen by my eyes”

Non ho potuto fare a meno di chiederti di ripeterlo. Ho cercato di appuntarmelo, ma non riuscivo mai a trovare una penna. Darei di tutto per sentirti dire ancora una volta che l’universo è stato creato solo per essere visto dai miei occhi”

Non saprei neanche dire perchè questo verso mi tocca più di tutti gli altri, ma è davvero di una potenza rara. Queste parole vengono poi ripetute un’altra volta, per poi chiudere il brano. Come possiamo notare, vengono spesso citate parole che rimandano allo Spazio, come stelle, infinito e universo. D’altronde, la canzone stessa ha il nome di un pianeta. Se dovete ascoltare questo brano per la prima volta vi consiglio di farlo mentre siete soli, magari con le cuffie e con gli occhi chiusi, vi colpirà ancora di più. E fatelo ascoltare solo a persone di cui vi fidate, perchè canzoni come queste non vanno certo condivise con tutti!