Stranger Things non ha certo bisogno di presentazioni. Basti pensare che al momento è in assoluto la serie più vista, dominando incontrastata le classifiche Netflix non solo italiane, ma mondiali.
Ma cos’è che la rende una produzione tanto appetibile? Personaggi ben strutturati e ambientazioni anni Ottanta finemente riprodotte? La presenza di un cast d’eccezione e la geniale storia narrata? Sì, ma c’è molto di più. La serie statunitense concepita dalle menti dei fratelli Matt e Ross Duffer, infatti, si è imposta soprattutto grazie alla sua meravigliosa colonna sonora anni Ottanta, che l’ha resa un cult agli occhi di grandi e piccini.
Vediamo nel dettaglio, dunque, quali sono le canzoni indimenticabili stagione per stagione. Attenzione: seguiranno spoiler, quindi è consigliabile evitare la lettura dei paragrafi riguardanti stagioni non ancora visionate.
Prima stagione
- Should I stay or should I go, The Clash: successo planetario del gruppo punk rock inglese The Clash, pubblicato nell’album Combat Rock il 10 giugno 1982, Should I stay or should I go è certamente la prima canzone che salta alla mente pensando a Stranger Things. A Hawkins è il 1983 e il diciassettenne Jonathan Byers regala un mixtape al fratello minore Will. La prima traccia è proprio questo successo mondiale, in realtà divenuto il numero uno delle classifiche quasi dieci anni dopo la prima pubblicazione, nel 1991. Riproposta più volte nel corso della prima stagione, è proprio grazie a questa canzone che Will riesce a comunicare con la sua famiglia e i suoi amici dal Sottosopra.
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- Africa, Toto: sebbene stiano per affrontare un pericoloso nemico, i protagonisti di Stranger Things sono pur sempre bambini e adolescenti alle prese con problemi di qualsiasi genere, soprattutto quelli legati alla scoperta della propria identità e della sessualità. In particolare, nella prima stagione inizia a nascere un triangolo amoroso che ci porteremo avanti fino alla quarta: quello fra Nancy Wheeler, Steve Harrington e Jonathan Byers. Indimenticabile la scena della “pomiciata” fra Steve e Nancy nella camera di quest’ultima, con una canzone d’eccezione in sottofondo: Africa dei Toto. Pubblicata nel 1982 dal gruppo rock statunitense, ancora oggi si tratta di una delle canzoni più romantiche e amate di sempre.
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Seconda stagione
- Every breath you take, The Police: pubblicata nel maggio 1983 e scritta da Sting per superare il dolore del suo divorzio, in Stranger Things la canzone fa da colonna sonora a un momento tenerissimo: il primo bacio fra Mike e Undici al ballo della scuola. La scena è perfetta, ma l’idillio non tarda a svanire: una ripresa terrificante della scuola di Hawkins, mentre la devastazione inizia a salire dal sottosopra e la celebre canzone dei Police sfuma sempre più in maniera spaventosa, lascia presupporre che le avventure dei nostri amici sono solo all’inizio.
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- Time after time, Cindy Lauper: ma le scene strappalacrime non sono finite! Siamo sempre al ballo di fine anno e tutti i nostri eroi sono alle prese con il proprio interesse amoroso: Mike con Undici, Lucas con Max e Will con una compagna di scuola. Ed ecco che il povero Dustin, rimasto solo a piangere in un angolo, viene invitato da Nancy in un dolcissimo lento sulle note di Time after time di Cindy Lauper. La scena era già commovente di suo, ma sfido chiunque a dire di non aver pianto quando la ragazza gli confessa: “Sai, fra tutti gli amici di mio fratello, sei il mio preferito. Sei sempre stato il mio preferito“.
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Terza stagione
- The NeverEnding Story, Limahl: altro successo indimenticabile della colonna sonora di Stranger Things, il pezzo del 1983 del cantante britannico Limahl compare in una scena clou di questa stagione: mentre i ragazzi sono allo StarCourt a combattere con Billy soggiogato dal Mind Flayer, Hopper, Joyce e Murray stanno provando a entrare nella base russa ad Hawkins utilizzando come codice la Costante di Planck. Fin qui tutto bene, se non fosse che il codice numerico in possesso dai tre per accedere alla sala è errato. In una scena al limite fra il drammatico e il comico, Dustin riesce a mettersi in contatto con la sua Suzie – una ragazzina dotata di un’intelligenza fuori dal comune – la quale, prima di fornirgli la sequenza corretta, gli chiede di cantare la canzone della loro storia d’amore, per l’appunto The NeverEnding Story. Le risate sono assicurate.
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- Heroes, Peter Gabriel: cover del successo planetario del 1977 del compianto David Bowie, in realtà questa canzone compare già nel corso della prima stagione, ma la scelta di inserirla fra quelle della terza non è casuale. È proprio alla fine di questa stagione, infatti, che la canzone interpretata dal cantante britannico ha il maggiore impatto emotivo. Hopper è scomparso da poco e Undi, mentre gli altri portano fuori gli scatoloni per l’imminente trasloco, sta leggendo la lettera “a cuore aperto” scritta dal padre. Ci sono due tipi di persone che hanno visto questa scena: chi dice di aver pianto e chi mente.
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Quarta stagione
- Running up that hill, Kate Bush: quando nell’agosto del 1985 pubblicava questo singolo, la cantante britannica non poteva immaginare che avrebbe raggiunto un successo senza precedenti quasi quarant’anni dopo. Ed è proprio grazie a Stranger Things 4 che al momento Running up that hill è una delle canzoni più ascoltate e amate di sempre. Kate Bush non ha trattenuto il suo entusiasmo e ha ringraziato i fratelli Duffer sui social: “È tutto così entusiasmante! Running Up That Hill oggi è passata dal numero 8 al numero 4 negli Stati Uniti. […] Grazie mille ancora ai Duffer Brothers: grazie alla loro ultima, straordinaria stagione di Stranger Things, il brano viene scoperto da un pubblico completamente nuovo“. Nella serie, la canzone è il pezzo preferito di Max, quella che la salva dalle grinfie del temibilissimo Vecna.
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- Master of Puppets, Metallica: “Chrissy, questa è per te!” urla a gran voce Eddie Munson, personaggio comparso in quest’ultima stagione ma già amatissimo dai fan, prima di iniziare a suonare questo grande classico del 1986 del gruppo statunitense Metallica. Si tratta certamente della scena più metal di sempre, come dichiarato dallo stesso Eddie, che apre però la strada agli eventi drammatici – e inaspettati – che seguono.
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Allora, qual è la vostra preferita?
Da bambina leggevo i fumetti di Dylan Dog, poi – senza nemmeno accorgermene – sono entrata nel vortice dei grandi classici e non ne sono più uscita. Leggo in continuazione, in qualsiasi momento, e se non leggo scrivo. Scrivo per riempire gli spazi bianchi e vuoti della mente, ma anche perché è l’unica cosa che mi fa sentire viva. Cosa voglio diventare da grande? Facile: una giornalista.