Napoli, lavoratori dello spettacolo bloccano via Colombo

L’iniziativa della Cgil a Napoli davanti al San Ferdinando, il teatro di Eduardo De Filippo, dove qualche giorno fa si sono raccolti in 150 per far sentire la loro voce. “Quello dello spettacolo è un settore in ginocchio: ci sono lavoratori, artisti, tutto un mondo che non ce la fa più. Credo sia necessario intervenire subito” afferma il segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci, commentando la mobilitazione degli addetti dello spettacolo.

 

“Hanno fatto bene ieri i teatri, simbolicamente, ad accendere le luci – ha aggiunto Ricci per ricordare che occorre ridare vitalità a questo settore. Credo che il governo debba mettere mano alle misure di sostegno: non solo ammortizzatori sociali, che sono necessari perché ci sono migliaia di famiglie in difficoltà, ma programmare una ripresa in sicurezza degli spettacoli”.

 

“Il mondo del cinema e il mondo del teatro – ha concluso Ricci – sono laboratori di cultura e rappresentano il simbolo di un Paese che vuole riprendere gradualmente la sua vita”. I lavoratori hanno fermato tutto il traffico veicolare proveniente da via Acton occupando la strada con un grande striscione con la scritta “Il lavoro non è un favore”. Alcuni di loro hanno acceso dei fumogeni rossi. I teatri nella pandemia stanno attraversando la loro crisi più devastante, innestata su un organismo già pesantemente compromesso. È chiaro che, nello spettacolo, non sono soltanto gli artisti a soffrire questa situazione, ma un indotto imponente di maestranze tecniche e artigianali. A queste possiamo aggiungere il fatto che spesso non sono contrattualizzate, ma implicitamente vincolate, nonostante siano titolari di partite Iva, anche dalle istituzioni culturali pubbliche più importanti. Si sentono pronunciare editti sull’indispensabilità del teatro, che senza teatro non si può sopravvivere, che c’è bisogno che il Governo si assuma la responsabilità di quanto sta accadendo, ma la realtà è ben diversa perché la crisi della presenza non riguarda solo gli artisti ma è il teatro stesso a rischiare la sua stessa esistenza. Se il teatro in Italia dovesse scomparire all’improvviso, a una larga maggioranza della popolazione non importerebbe nulla, molti nemmeno se ne accorgerebbero. Le cause sono tante, ramificate nei cambiamenti della società ma ci sono delle matrici che possono aiutare a capire come sia avvenuto questo processo di disaffezione a un’arte che ormai solo chi la fa percepisce come indispensabile. Esiste certo un numero crescente di esempi di interazione del teatro con l’universo digitale: alcuni tra i più interessanti protagonisti della scena contemporanea si confrontano costantemente proprio con la dimensione tecnologica e le sue infinite declinazioni. Tuttavia, se è nell’ordine delle cose confrontarsi con la “smaterializzazione” imperante, è chiaro che la scena non possa essere sostituita interamente dal suo simulacro, pena la perdita del senso stesso dell’esperienza teatrale. La sfida che il mondo del teatro si trova ad affrontare in questa prima parte del 2021 è vitale, ed è una sfida per la sua stessa sopravvivenza.