Fonte foto: Water(on)line
Istituito nel 1991 il Parco nazionale della Majella è uno dei 24 parchi nazionali italiani, nonché uno dei tre parchi nazionali d’Abruzzo. Si trova nell’appennino centrale, e rappresenta un vastissimo territorio che gravita nelle province abruzzesi dell’Aquila, Pescara e Chieti. È caratterizzato da cime imponenti che raggiungono quote superiori ai 2000 metri, dal profilo levigato – per effetto dell’azione millenaria dei ghiacciai che qui erano molto estesi durante le ere glaciali, non riscontrabili in nessuna altra parte dell’Appennino – e da distese di boschi fitti e silenziosi che si alternano a fiumi, laghi perenni e gole scavate nella roccia. La Majella, la “montagna madre” per la popolazione abruzzese, è dunque un gruppo di picchi alti, selvaggi, maestosi formati da rilievi calcarei emersi cinque milioni di anni fa dal fondo dell’antico mare.
Oltre che di natura selvaggia, è ricca di testimonianze storiche, archeologiche e architettoniche, in quanto è sempre stata abitata sin dall’epoca dell’homo herectus, che utilizzava le risorse naturali della montagna per procurarsi cibo, con la raccolta dei prodotti spontanei e la caccia dei grandi mammiferi. L’economia dei successivi periodi storici è stata caratterizzata da forme di agricoltura e pastorizia che, unitamente alla diffusione della presenza monastica e dell’eremitismo, influiranno in maniera determinante sulla storia, sul paesaggio e sull’uso delle risorse naturali. Tantissime le testimonianze ritrovate sui pendii e nelle vallate; dalle capanne a Tholos, in pietra a secco, classico insediamento agro-pastorale, agli abitati accentrati e fortificati; ai diversi centri monastici ed eremi, sovente scavati nella roccia friabile della montagna.
In occasione della Giornata internazionale della Madre Terra, celebrata giovedì 22 aprile scorso, è stato annunciato che il territorio del Parco Nazionale della Maiella diventa Geoparco Mondiale dell’UNESCO con il nome di Majella Geopark. L’UNESCO, lo ricordiamo, è l’organizzazione delle Nazioni Unite deputata a sostenere la ricerca nell’ambito delle Scienze della Terra.
Ma che cosa è un Geoparco?
Come è specificato sul sito internet dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), un Geoparco “deve comprendere un certo numero di siti geologici di particolare importanza in termini di qualità scientifica, rarità, rilevanza estetica o valore educativo. La maggior parte dei siti presenti nel territorio di un Geoparco deve appartenere al patrimonio geologico, ma il loro interesse può anche essere archeologico, naturalistico, storico o culturale. I siti di un Geoparco devono esse collegati in rete e beneficiare di misure di protezione e gestione“. Altra condizione indispensabile per ottenere il prestigioso riconoscimento è quella di avere un ruolo attivo nello sviluppo economico del suo territorio e realizzare un impatto positivo sulle condizioni di vita dei suoi abitanti e sull’ambiente.
Si comprende così l’importanza e il valore di questo riconoscimento attribuito al Parco Nazionale della Majella che è stato possibile grazie a molteplici fattori.
Con tracce di presenza umana risalenti a circa 600.000 anni fa, il parco contiene 95 geositi – di cui almeno 22 hanno un valore internazionale – appartenenti a diverse tipologie: stratigrafici, sedimentologici e strutturali, paleontologici, geomorfologici, geoarcheologici, idrologici-idrogeologici e minerari, tra i quali ce n’è uno considerato fra i geositi archeologici più antichi in Europa. La maggior parte ha un considerevole valore educativo e turistico. Grazie al suo paesaggio insolito di alti rilievi vicini al mare e alla sua eterogeneità geomorfologica, il parco è caratterizzato da una grande varietà di microclimi, ecosistemi e nicchie ecologiche, che ha dato origine ad un eccezionale e prezioso livello di biodiversità. Al suo interno si trovano ben sette riserve naturali statali e alcuni beni d’interesse culturale, tra i più rilevanti d’Abruzzo. Sono state censite oltre 2.100 specie vegetali che rappresentano all’incirca un terzo di tutta la flora italiana; alcune specie sono state per la prima volta identificate dai botanici proprio in loco; le specie animali sono invece oltre 150, tra cui posto di rilievo spetta al piviere tortolino.
Il Presidente del Parco, dott. Lucio Zazzara, ha spiegato in occasione della manifestazione celebrativa di questo riconoscimento, che lo stretto legame tra geologia, biodiversità e cultura storica fa della Majella un territorio unico in cui la presenza umana è stata costante fin da epoche molto remote e ha prodotto una costante e positiva interazione uomo-natura.
“Dal punto di vista geologico, – dice – la Maiella è un unicum. Rappresenta un modello di antico sistema di deposizione in ambiente marino di piattaforma-transizione-bacino, ben conservatosi grazie al fatto che non è stato molto deformato e smembrato dai movimenti tettonici che hanno portato all’orogenesi. Ogni anno arrivano qui studiosi dal mondo per fare ricerche o portare studenti a fare ‘palestra di geologia”.
Nel territorio è da tempo in atto un grande processo di connessione con il territorio e le comunità locali per creare un sistema di accoglienza ed economico che porti a valorizzare le bellezze naturali e culturali dei sistemi carsici, nell’ottica dello sviluppo di un turismo sostenibile nel Parco.
Mi rimetto in gioco sempre. Cerco ogni giorno il meglio da me e per me. Curiosa, leggo e scrivo per passione. Imparo dal confronto, dalle critiche costruttive e rinasco cercando di superare i miei limiti. È così che approdo a nuove mete dopo scelte di studio e lavoro completamente diverse, quali la contabilità e un impiego in amministrazione in un’azienda privata e mi dedico a ciò che avrei dovuto fare fin dall’inizio.