“Berghèm mola mia”, questo è stato ed è ad oggi il motto che in città e in provincia si è sentito più volte ripetere. L’abbiamo ripetuto ai bambini, l’abbiamo urlato al cielo nei momenti di sconforto e di dolore. “Mola mia” è anche oggi è il messaggio che Bergamo vuole vedere scritto sui libri di storia. E i bergamaschi ci riescono, a fare quella cosa di “ricordare anche se fa male” sapete? Ricordano tutto, e sanno scindere quando una cosa è indispensabile e un’altra non lo è. Così, ben consapevoli che la pandemia, non era per nulla indispensabile, ma purtroppo c’è stata, in questi giorni di luci, ricordi, malinconia e tanto tanto dolore una luce si è accesa, e tra il supplizio e la sofferenza all’ospedale della fiera di Bergamo è nato anche Gesù Bambino. Grazie ad un idea di Alessandro Bringhenti, tipografo di Treviglio (Bergamo) con la passione per il modellismo che ha realizzato una natività davvero suggestiva ambientata nell’ospedale adibito a reparto Covid della fiera di Bergamo costruito in pochi giorni grazie al lavoro infaticabile degli alpini, degli ultras e dei tantissimi volontari accorsi per dare una mano in un momento di totale smarrimento. Bergamo si è rialzata, e ha dato un grandissimo contributo medico, sanitario ma soprattutto di cuore a quello che è successo tra le strade della sua provincia.
Così, in onore di queste persone, veri e propri angeli, e di tutte quelle che oggi non ci sono più Alessandro ha iniziato a pensare al suo progetto. E racconta così come è cominciato il tutto. “… a marzo, durante il primo lockdown, quando Bergamo era tra le città più colpite dal virus. Soffrivo all’idea di non riuscire a contribuire in modo concreto e così ho iniziato a lavorare per realizzare questo diorama, che è tra i più grandi e moderni che abbia mai costruito, intitolandolo Rinascerò Rinascerai. Il presepe degli Angeli di Bergamo.
poesia di Alessandro
All’ingresso della riproduzione ci sono Giuseppe, Maria e il bambin Gesù ed intorno anziché animali, pastori, artigiani, pecorelle ci sono “i nostri angeli moderni”. Li chiamano così in tanti e li chiama così anche Alessandro. Quelli con il camice, con le tute anti-cotangio, il soccorritore, gli alpini e anche i tifosi dell’Atalanta, la gente di Bergamo, quella stessa gente, comune, che ha provato con estremo sacrificio, a far rinascere le sue stesse mura.
Ecco le parole che condivide su facebook l’ideatore di questa meravigliosa iniziativa:
Il presepe sarà esposto a Zambla Alta (Bergamo).
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.