La pasticca funeraria: Il Gelsomino Notturno

La pasticca funeraria: Il Gelsomino Notturno

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Fonte: Ripasso Facile

Bentornati miei adorati lettori, in questa pasticca novembrina e ovviamente a tema mortuario, (ma anche molto vivo) dove vi narro, presento e cerco di illuminarvi (letteralmente) con una sorta di pasticca alla seconda del nostro amatissimo Giovanni Pascoli. Oggi vi parlo del “Gelsomino Notturno”. Una poesia di Pascoli che mi ha sempre molto affascinato, e quale mese migliore per parlarne se non  Novembre, il mese dedicato al “ Día de los Muertos”.

Il Gelsomino Notturno

Ho deciso di parlarvi del Gelsomino Notturno perché vorrei dare un senso profondo a questa pasticca letteraria. Vorrei che arrivasse ad ogni lettore come una carezza, un conforto, proprio come le “belle di notte”  e le “farfalle crepuscolari” che sbocciando al chiaro di luna rendono più magico anche il buio.

Ma andiamo con ordine: questa poesia cosi “ombrosa” sotto certi aspetti è stata composta, per un lieto evento: lo sposalizio di Raffaele Briganti, grande amico del poeta e fa parte della della raccolta “I canti di Castel Vecchio

La vita oltre il buio delle notte

Essendo una poesia composta per delle nozze vi chiedere come mai l’ho scelta proprio per questo periodo dell’anno: essenzialmente perché, simbolicamente parlando, questa poesia ha dentro di se una grande luce, tanto che alcuni autori l’hanno rielaborata e l’hanno rivissuta nelle trame dei propri libri. Per esempio, questa poesia, nel libro per bambino Il Segreto” è una delle parti principale per rielaborare la vita della piccola protagonista.

La poesia

E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso ai miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.

In questa prima parte, possiamo già sentire l‘estrema malinconia di Pascoli che “di sera, quando in giardino si schiudono i fiori del gelsomino e le farfalle notturne iniziano a volare tra i viburni, il poeta pensa ai suoi cari.” I suoi cari sono proprio i defunti, coloro che non ci sono piu ma che in qualche modo tornano e fanno capolino nei pensieri del poeta, proprio quando il mondo si assopisce. E tutt’intorno e tace, ma la vita, scorre, ugualmente…

La notte e le stelle

Un’ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.

In questo passo vediamo Pascoli ci parla di un suo momento buio, perché l’ape tardiva, è riferita proprio a lui che sembra aver perso troppo tempo, a “rimembrare la SIlvia” senza concludere nulla, ritornando  cosi’ alle sue celle, ormai zuppe di miele altrui.  Possiamo. allora constatare che, il buio della vita per l’autore è proprio quello che vive senza “un amore”.

Nonostante ciò resta sempre la speranza personificata  dal pigolio delle stelle e dalla chioccetta a cui fa riferimento: essa rappresenta la costellazione delle pleiadi. Che ha proprio la forma della chioccia. Che cosa significa tutto cio’? Quello che si continua a ripetere in questi versi attraverso, metafore, paragoni e figure retoriche qua e là: la luce esiste sempre anche nel buio, bisogna solo trovarla ed apprezzare quello che si ha.

Morte e Vita

Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.

“Mentre in casa la vita ancora palpita e la luce splende nella sala, l’erba cresce sulle tombe: la vita continua.” La luce che si spegne può essere parafrasata in due modi differenti: il momento in cui gli sposi, entrano nell’alcova per consumare la loro prima notte d’amore ( e qui ritroviamo il tema dell’amore, e della sessualità, ma anche la luce che si spegne alla vita, al giorno e che vive, quello che poi è il buio. Buio che come abbiamo già visto brulica di vita e amore. Un dualismo che lascia grande spazio all’interpretazione e alle sensazioni proprie del lettore date dalla lettura stessa della poesia e dalla soggettività emotiva del momento.

Per tutta la notte s’esala
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento.

Il tema dell’amore sensuale

Anche in questa poesia c’è del “fiki fiki”, sappiatelo (e perdonatemi, ma dovevo smorzare un pò i toni, vista, comunque la goliardia che ha sempre  caratterizzato le pasticche. Ed anche questo amore, è parte integrante della vita notturna, che viene celebrata in questi versi. Il lume che si spegne, infatti indica, anche l’entrata nella dimensione più intima dell’amore. Che porta con se, lo sbocciare sia dei gelsomini che della vita.

In conclusione

Miei cari impasticcati e voi cosa ne pensate di questa meravigliosa poesia? Ditemi la vostra, e vi ricordo che anche nell’ombra dei cipressi di novembre, c’è sempre spazio per un raggio di sole. Basta accoglierlo.


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