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Calvino: il bene e il male spiegati con “Il Visconte Dimezzato”

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Immagine fumetto: Geraldina Piazza

Bentornati cari lettori impasticcati. Oggi continuiamo la seconda parte del nostro viaggio alla scoperta del genio Calvino, e affrontiamo un tema caratteristico di questo autore: la dualità affidandoci ad uno dei suoi romanzi più conosciuti: Il visconte dimezzato.

Il romanzo: “Il visconte dimezzato” scritto da Italo Calvino, e pubblicato nel 1952, narra di vicende storiche e fantastiche e si compone di cento trentatré pagine.

La trama (con spoiler finale)

Il visconte dimezzato è il primo dei romanzi facenti parte della raccolta I nostri antenati. Qui è narrata la storia dal punto di vista di un anonimo bambino, che racconta le vicende dello zio, il visconte Medardo di Terralba. Quest’ultimo, fu un guerriero coraggioso e fiero, che combatté la guerra tra Boemia e Turchia e malauguratamente fu colpito in pieno da una cannonata. Sarà solo una parte del suo corpo, quella destra, a sopravvivere (e non solo). In maniera del tutto inverosimile infatti, il narratore bambino vedrà arrivare al villaggio lo zio che credeva morto, ma lo vedrà arrivare con un solo occhio, una gamba, un braccio, una narice, un orecchio ecc… insomma uno zio a metà. Una metà cattiva. Fino a quando, però, incontra per la prima volta l’amore e tornerà anche la metà buona (forse troppo buona).

Il popolo però si sentirà oppresso da entrambe le metà del visconte così come Pamela, l’amor corteggiata e quasi perseguitata dal Medardo buono e dal Medardo cattivo. Grazie ai genitori di Pamela, ed il dottor Trelawney e del bambino narratore si arriverà ad un simpatico lieto fine in cui le due metà di Medardo saranno ricucite insieme.

Il significato

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La copertina del libro

L’elemento che immediatamente balza all’attenzione del lettore è il gusto calviniano per la narrazione fantastica, ironica, ma anche amara. Lo stesso autore, trentuno anni dopo, spiegava a degli studenti pesaresi di aver voluto trasmettere il suo messaggio attraverso un racconto che fosse non solo divertente, che invogliasse alla lettura ma anche in grado di spiegare cosa fosse, scrisse rivista Mondo nuovo nel 1960, una vera riflessione sull’ “essere”.

È un racconto facile, ma non debole. In quanto spiegare in modo “semplicistico” a dei ragazzi, ma anche ad un grande che si accinge a leggere queste 133 pagine, la dualità innata dell’essere umano, può sembrare quasi scontato ed invece non è mai così.

Calvino e le sfumature

La figura allegorica di Medardo, ci insegna che una persona non può e non deve essere solo “buona” o solo “cattiva” e che è umanamente impossibile che sia cosi. Esistono sicuramente casi borderline, ma anche in essi, va presa in considerazione quella parte che pochi vedono: quella buona. Quella che si nasconde. Quella che entra in gioco, quando molto probabilmente la sete e la fama di vendetta, sono già state saziate.

Il ruolo centrale dell’amore

Quando ricompare l’altra metà? Quando la vita di Medardo (parte bad) viene a contatto con il primo sfarfallio nello stomaco: l’amore. E l’incontro con la dolce Pamela. Anche qui, capiamo, che forse l’amore si tramuta in strumento per riuscire a ricucire insieme i pezzi. E ci aiuta ad essere completi. Non con l’altra metà della mela, ma molto chiaramente con la nostra (più vera) metà.

E con questo vi saluto e vi invito a riflettere sul “sentirsi completi a metà” secondo voi è possibile?

 


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