Due protagonisti, due fratelli, due mondi diversi che insieme lottano contro il male in una saga fantasy-horror in cui demoni, vampiri, lupi mannari, Inferno e Paradiso sconvolgeranno lo spettatore. I due fratelli Winchester ci hanno insegnato mille trucchi per sfuggire a ciò che del soprannaturale può mettere in pericolo. Ci hanno insegnato che il sale imprigiona i fantasmi, che le pallottole d’argento uccidono i lupi mannari, che ai vampiri devi tagliare la testa, che se senti puzza di zolfo forse c’è in giro qualcosa di malvagio e che un po’ di acqua benedetta serve a svelarti se hai di fronte un demone. Non dimenticare di studiare il latino, perché ogni esorcismo lo richiede e fai attenzione agli angeli custodi: possono salvarti la vita. Fra queste cose, almeno un sacchettino di sale in borsa non costa nulla: possiamo portarcelo dietro.
Ladri di identità, per investigare sulle scene del crimine saranno finti poliziotti o agenti dell’FBI, finti sacerdoti o guardie forestali o tecnici di impianti di allarme o diversi altri finti personaggi. Scenderanno negli inferi per ritrovarsi, per salvarsi, per vincere la loro battaglia. Saliranno anche in Paradiso e sfideranno Morte e la sua falce. Andranno in un mondo parallelo e poi faccia a faccia con Dio concluderanno la partita.
Ma vediamo in particolare le caratteristiche della storia e il perché del suo grande successo.
Dean Winchester, il più grande, si fa carico di proteggere Sam. Fin da piccolo gli toccherà questo ruolo, ma il sacrificio – troppo pesante per un ragazzino – diventerà la sua ragione di vita. Spinto da un amore supremo, travolgente, essenziale, sarà capace di morire piuttosto che lasciare che qualcuno faccia del male a suo fratello. Dean ama spassarsela: tra belle donne, cibo spazzatura e una birra sempre da stappare, alla guida della sua intoccabile Impala affronta ogni pericolo di petto. Dal fascino sfacciato, sprezzante, prenderà su di sé ogni responsabilità nella lotta per annientare il male e salvare gli uomini dalla distruzione.
Sam, il più giovane, più incline allo studio, alla ricerca sui libri e certamente il più saggio tra i due, è riflessivo, cauto, oculato nelle scelte e sobrio anche negli affetti. Seguirà mal volentieri il fratello nella caccia ai demoni, ma non farà mai mancare il suo supporto nel lungo viaggio verso l’ignoto.
Supernatural ha un incipit semplice, ma di forte impatto, che si è andato a complicare negli anni, con l’introduzione di diversi personaggi biblici e presentando la fine del mondo come conseguenza ultima di molte delle sue stagioni.
Nel pilot, Dean Winchester (Jensen Ackles), torna a trovare suo fratello Sam (Jared Padalecki), dopo la scomparsa del padre durante una caccia. I Winchester, infatti, sono cacciatori di esseri sovrannaturali, da demoni a lupi mannari, fantasmi e vampiri, ma Sam non ha mai voluto far parte di questa “attività di famiglia”. Tuttavia, ciò che lo spingerà poi a unirsi al fratello sarà la morte della sua fidanzata, le cui circostanze sono identiche alla morte della loro stessa madre. Una morte terrificante ad opera di un demone che inchioda le sue vittime al soffitto di casa fino a che un familiare, quello più affezionato, non si accorge dell’atroce presenza e così, impotente, la guarda bruciare rischiando egli stesso di rimanere vittima dell’incendio che distrugge la casa. Da qui, la serie segue i due fratelli in giro per gli Stati Uniti (in realtà, la serie è girata a Vancouver, in Canada), presentando in ogni episodio un caso sovrannaturale diverso, con l’intenzione finale di scoprire cosa sia successo al padre.
Come accennato precedentemente, la serie ha mosso grandi passi da questa semplice premessa, con l’introduzione di altri personaggi ricorrenti, come l’angelo Castiel (Misha Collins), il re dei demoni Crowley (Mark A. Sheppard) e il figlio di Lucifero Jack (Alexander Calvert) che modificano enormemente la trama. Dal 2005 al 2020, infatti, questa subisce cambiamenti radicali. Il filo conduttore diventa la fine del mondo per mano di un Dio megalomane e crudele, indistruttibile che, impietoso peggio dei demoni, mira a distruggere l’umanità perchè stanco della sua inutilità.
Sin dagli esordi, Supernatural non ha mai avuto l’intenzione di prendersi troppo sul serio, e forse è questa una delle grandi forze della serie, ma certamente non l’unica. La vena ironica e scherzosa non viene mai abbandonata nè dal primo showrunner, Eric Kripke, nè dai successivi e alleggerisce non poco la tensione di molte scene raccapriccianti.
La complicità dei fratelli Winchester, la sintonia, l’astuzia e la grande umanità dei loro cuori vincono sempre, anche quando entrambi si lasciano attaccare e pervadere dall’oscurità: trovano sempre un modo per salvarsi vicendevolmente, non senza sdrammatizzare anche il più grande dei rischi. I protagonisti di Supernatural sono, infatti, due gran mattacchioni che a bordo della mitica Impala di Dean, vivono le loro avventure con coraggio e senso dell’umorismo. Ne abbiamo avuto più volte la prova nel corso della longeva serie fantasy, giunta quest’anno alla sua quindicesima e ultima stagione, che al suo interno ha sempre contenuto diversi divertenti siparietti comici.
Un altro segreto che rende Supernatural un prodotto così longevo è la vicinanza tra il cast della serie e il proprio pubblico. Nonostante gli inevitabili problemi che la serie ha avuto, ciò che è importato davvero al pubblico di Supernatural sono stati i suoi attori, ciò in cui credono e ciò che portano avanti, più che la visione di un prodotto effettivamente eccezionale. Bisogna ammettere che negli anni alcune puntate sono state un po’ noiose e ripetitive, ma il successo della serie non ne ha risentito. Il pubblico ha sempre atteso i suoi beniamini, ha tifato per loro, ha palpitato per loro, si è commosso e ha accettato anche le inflessioni. Quello che ha calamitato per tanti anni i fan di Sam e Dean è stato dunque, il loro legame affettivo, i sentimenti che manifestavano e la voglia di sconfiggere il male sempre insieme e soprattutto, l’evolversi dei loro destini tra colpi di scena e situazioni di estrema drammaticità.
La serie sarebbe dovuta finire dieci anni fa con lo scontro finale tra Lucifero, incarnato in Sam Winchester, e l’arcangelo Michele, incarnato nel corpo del fratellastro Adam. Sopravviveva solo Dean che, avendo trovato in una ragazza e in suo figlio la famiglia normale che aveva sempre creduto di non meritare, proseguiva una vita come tante altre sotto lo sguardo nostalgico del suo nuovo angelo custode, Sam. Il sipario si sarebbe dovuto chiudere su quel finale assolutamente perfetto per come l’aveva immaginato Eric Kripke che ha poi lasciato la sua opera nelle mani di vari produttori esecutivi e sceneggiatori che hanno proseguito la corsa per altri dieci anni. Qualcuno pensa che questi non abbiano compreso il significato di un proverbio famoso quanto banale: “Tutte le cose belle prima o poi devono finire“. E infatti, secondo loro, Supernatural si è accartocciato per anni su se stesso, tra morti e resurrezioni che hanno privato di ogni tensione o significato i colpi di scena più eclatanti, riducendoli a mere chiusure di contratti. I fan, invece, hanno continuato a seguirla con entusiasmo non tanto per la qualità della scrittura quanto per l’affezione nei confronti di personaggi e attori divenuti iconici col passare degli anni: Bobby, Crowley, Castiel, Rowena e così via. Per loro il proseguimento della storia è stato come sentirsi parte della famiglia, come concorrere con questa alla vittoria più grande: quella contro Dio. Certo, una visione alquanto blasfema, ma a Sam e Dean si può perdonare tutto.
Senza voler con questo articolo essere spoiler vogliamo spendere qualche parola sul finale. Tristissimo, vi diciamo solo questo, ma perfettamente in linea con ciò che ci si aspetterebbe da un finale di una serie così longeva. Ricorda molto quello che Eric Kripke aveva voluto dieci anni fa, in pace e nella normalità per una coppia di protagonisti che di normalità non ne hanno mai vista in 327 episodi.
Qualcuno, quindi, muore. Sì, una morte definitiva in un banalissimo “incidente sul lavoro”. Questa volta nessuno riporta in vita nessuno. Ci sarà un lungo e commovente addio che insiste sulla dignità con cui si affronta una morte normale, probabilmente l’unica veramente significativa per questo qualcuno. Quindici anni insieme a Sam E Dean. E poi? Poi c’è la speranza e il lieto fine nella vita oltre la morte.
Mi rimetto in gioco sempre. Cerco ogni giorno il meglio da me e per me. Curiosa, leggo e scrivo per passione. Imparo dal confronto, dalle critiche costruttive e rinasco cercando di superare i miei limiti. È così che approdo a nuove mete dopo scelte di studio e lavoro completamente diverse, quali la contabilità e un impiego in amministrazione in un’azienda privata e mi dedico a ciò che avrei dovuto fare fin dall’inizio.