La lingua napoletana riparte

La madre della cultura partenopea è proprio la lingua napoletana, parlata da 7 milioni e mezzo di persone e che continua ad essere tramandata nel mondo attraverso la sua inestimabile cultura, tanto da essere stata riconosciuta dall’Unesco come dialetto.

 

A partire dalla canzone napoletana al patrimonio letterario il dialetto napoletano è l’orgoglio del popolo partenopeo. Proprio per questo deve essere salvaguardata, per prevenire il rischio che la purezza di questa lingua venga sporcata da slang e storpiature volgari, in grado di non permettere il suo inserimento, da parte dell’Unesco, nell’atlante mondiale delle lingue in pericolo.

 

Al fine di preservare un’importante identità culturale, nel 2019 il Consiglio della Regione Campania, in unanimità ha approvato la legge sulla valorizzazione e la promozione della lingua napoletana, con l’intento di creare un vocabolario storico e introdurre corsi di laurea dedicati alla lingua partenopea. E con questo scopo che nel giugno 2020 è stato istituito un “Comitato tecnico-scientifico per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio linguistico napoletano”, che ha deciso di aggiornare il vocabolario della lingua, prima risalente al vocabolario Rocco dell’800.

 

Il Comitato è essenziale per tutelare il nostro dialetto. Maurizio De Giovanni e i componenti del Comitato, inclusi Nicola De Blasi, ordinario della lingua italiana presso l’Università Federico II; Rita Enrica Librandi, ordinario di linguistica italiana presso l’Università l’Orientale; Caterina Stromboli, ricercatrice di linguistica italiana presso l’Università di Salerno; si sono riuniti a favore del nostro patrimonio e per il futuro della nostra terra.

 

“La lingua napoletana è un aspetto imprescindibile della nostra identità culturale” ha asserito lo scrittore Maurizio De Giovanni, presidente del Comitato tecnico-scientifico. Mentre ha dichiarato, facendo appello alla solidarietà dei cittadini, il vicepresidente della Regione Campania Gennaro Oliviero: “Dobbiamo rimettere al centro la regione, la città di Napoli, ripartendo da una Napoli positiva e non dai suoi problemi”.