Stanislavskij nacque il 17 Gennaio 1863 in una famiglia nobile di industriali illuminati. ll futuro fondatore del teatro classico russo sin da giovane iniziò la sua ricerca sull’attività dell’attore e sul personaggio.
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Nel 1897 Stanislavskij incontrò lo scrittore e uomo di teatro Vladimir Nemirovič-Dančenko, con cui fondò il “Teatro Popolare di Mosca”. Nel 1901 fu richiamato al “Teatro d’Arte di Mosca” e mise in scena “Il mercante di Venezia“, “Antigone“, “Giulio Cesare“, “Un mese in campagna” e altri spettacoli. Stanislavskij non lavorò solo come regista ma anche come attore. Interpretò Astrov in “Zio Vanya” di Anton Checov, Shtokman nella commedia “Doctor Shtokman” Levborg in “Gedda Gabler” di Hendrik Ibsen.
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Stanislavskij lavorò anche come direttore di teatro, organizzatore di eventi teatrali e, grazie alla sua amicizia con lo scrittore Anton Chechov (che fu uno degli autori e sceneggiatori per il Teatro d’arte di Mosca), nacque quel sistema teatrale, che successivamente si chiamerà “Metodo Stanislavskij”.
In seguito, durante un suo viaggio negli Stati Uniti (1924), Stanislavskij scrisse il libro “La mia vita in arte”, dove descrisse il suo metodo e raccontò come fondò il teatro. L’idea del metodo di Stanislavskij si basava sulla ricreazione della vita, le emozioni e il carattere del personaggio sul palco, e sull’approfondimento psicologico.
“Ti devo credere” – diceva Stanislavskij, – “Sul palco un attore non gioca ma vive”. Un attore deve trapassare il suo eroe attraverso se stesso. “Solo quando la vita spirituale e fisica dell’attore si sviluppa naturalmente, secondo le leggi della sua natura, il super compito esce dai suoi nascondigli. Basta la minima violenza contro la natura, e il super compito si nasconde “.
La cosa peggiore che un attore potesse sentirsi dire dal maestro era: “Non ti credo!“. Stanislavskij se vedeva la recitazione del suo attore inaffidabile, gli diceva che nemmeno lo spettatore ci avrebbe creduto. Ciò che Stanislavsky richiedeva, da un lato era semplice, mentre dall’altro richiedeva un lavoro molto scrupoloso da parte degli attori. “Diventa diverso, rimanendo te stesso” diceva il maestro ai suoi attori.
Il metodo Stanislavskij si può dividere in 2 parti principali: la prima parte è il lavoro dell’attore sul personaggio, sulla base delle informazioni che l’attore studia durante la preparazione per il suo ruolo; le tecniche espressive dell’eroe, le sue emozioni, i sentimenti, l’immaginazione, la memoria emotiva, il senso del ritmo e la capacità comunicativa. La seconda parte del metodo invece si basava sull’integrazione dell’attore con il suo eroe, usando 3 elementi principali nel mestiere dello studio del teatro: il mestiere dell’attore (mimica facciale, tecnica vocale, tecnica di base dei gesti), il mestiere di rappresentazione dell’eroe e la passione per l’eroe.
Stanislavskij descrive 2 metodologie del suo metodo. La prima metodologia, la cosiddetta “somiglianza” c’è quando l’attore assomiglia al suo personaggio (con l’età, il carattere, l’aspetto), e in questo caso l’attore non deve fare tanta fatica per Il lavoro dell’attore sul personaggio. La seconda metodologia invece si chiama “la trasformazione”, e l’attore si deve trasformare in quel personaggio. Questa era la metodologia preferita di Stanislavskij.
- Nata a Mosca, nel 2011 trasferita in Italia. Mezzasangue, come Volan de Mort.
- Scrittrice fantasy, libri per bambini
- Ghostwriter
- Giornalista freelance
- Attivista Greenpeace
- “Un genio, miliardario, playboy, filantropo” (c) Tony Stark