La necropoli di Anghelu Ruju, la più estesa e importante di età preistorica nella Sardegna settentrionale, è situata ad Alghero, a nove chilometri dal mare, in una piana molto fertile solcata dal Rio Filibertu. Questo sito ospita uno tra i più grandi cimiteri dell’isola per il numero di tombe fino ad ora ritrovate: trentotto grotte artificiali (le famose domus de janas) scavate in una zona rocciosa di tenera arenaria e utilizzate da diverse culture a partire dal Neolitico (dal 10.000 al 3.500 a. C.) fino alla prima o antica età del Bronzo (dal 3.300 al 2000 a. C.).
Queste case delle fate sono state scoperte casualmente nel 1903, ed esplorate in successive campagne di scavo fino al 1967. Si tratta di un’area archeologica affascinante e misteriosa, che dà la sensazione ai visitatori di un luogo in cui il rispetto del culto dei morti si miscela con il rispetto della natura, che queste popolazioni avevano e che oggi i sardi hanno.
Le janas sono creature immaginarie della tradizione popolare sarda, piccole donne lunatiche, un po’ streghe e un po’ fate, gentili e birichine. Si dice, secondo una leggenda, che siano semidivinità nel senso greco del termine, esseri a metà strada fra il mondo umano e quello divino. La loro piccola taglia le permetteva di vivere in queste domus.
L’architettura
Dal punto di vista architettonico, esse erano spesso arricchite di dettagli ispirati alle case dei vivi, come gradini, pilastri, cornici, finte porte, finte finestre, e i muschi che oggi dipingono quelle pareti nascondono le tracce di ocra rossa, rosso come il sangue che simboleggiava la vita. In alcuni ambienti è ancora possibile ammirare simboli di riti propiziatori ed elementi religiosi del Neolitico della zona mediterranea grazie alla presenza di bassorilievi e incisioni. I defunti, dunque, venivano seppelliti in cellette scavate nel grembo della Madre Terra e con loro sono stati rinvenuti oggetti cari in vita, come ornamenti in pietra e conchiglia, vasi, armi e utensili. Si tratta di testimonianze preziosissime e di fonti molto interessanti, perché permettono agli storici di descrivere una importante società vissuta migliaia di anni fa.
I reperti sono custoditi con estrema cura presso il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e presso il nuovo Museo della Città di Alghero.
Laureata in Lettere e in Filologia Moderna, nasce a Napoli il 10/09/1989 e vive a Parete, in provincia di Caserta. Sposata, madre di Michele e spesso dedita con passione all’arte culinaria. Docente presso un istituto d’istruzione superiore e giornalista pubblicista, iscritta all’albo dal 28 gennaio 2019, nutre una certa passione per la scrittura prosastica e poetica. Come l’araba fenice costituisce il suo esordio narrativo.