Le sorelle Brontë: il dolore nella scrittura

Che cosa c’è nel tè fra ‘700 e ‘800? O forse è meglio chiedersi se possa essere stata l’aria della Brughiera? La vita isolata? La rigidità del codice comportamentale da mantenere? O tutte queste cose assieme.

Non è possibile trovare una risposta sul come e in fondo, a noi, interessa solo che la cosa che ha scatenato il cataclisma letterario delle sorelle Brontë sia avvenuta. Si è trattato di una vera e propria esplosione in un periodo in cui iniziano ad esserci già altre scrittrici, ma è il lavoro delle sorelle Brontë a far declinare al femminile il mestiere di scrittore: vediamo come.

Una vita fatta di perdite e dure prove: il primo lutto è quello che vede la perdita della madre nel 1821, quando le sorelle sono ancora piccole. Un anno più tardi, dopo che le quattro sorelle maggiori sono state mandate in collegio dal padre, muoiono le due sorelle maggiori: Maria ed Elizabeth. Le condizioni di vita nel collegio sono dure e il cibo scarso, così anche Charlotte ed Emily rientrano a casa con la salute compromessa. A completare questo contesto c’è la zia Elizabeth (sorella della defunta madre) che si trasferisce a casa Brontë per prendersi cura dei nipoti. Peccato che il suo sistema educativo si basi sull’instillazione della paura rendendo ancora più alienante la vita di quattro bambini orfani di madre, che vivono in una casa che si affaccia sul cimitero nel bel mezzo della Brughiera.

Per trovare una scappatoia da questa realtà Charlotte, Emily, Branwell e Anne scrivono favole e avventure su tutti i pezzetti di carta di recupero che riescono a mettere insieme. Anni dopo, nell’autunno del 1845 è per caso che Charlotte Brontë si sofferma a sfogliare, di nascosto, uno dei quaderni della sorella Emily, scoprendo al suo interno dei versi di una potenza prorompente.

Poco dopo scopre che anche la piccola Anne scrive versi, i suoi sono di natura diversa rispetto a quelli della sorella Emily. Questo le fa prendere la decisione di proporre alle sorelle di tentare la pubblicazione sotto pseudonimo. Perché? Per il semplice fatto che all’epoca nessuno avrebbe pubblicato i versi di tre donne. Charlotte diventa Currel Bell, Emily prende lo pseudonimo di Ellis Bell mentre Anne sceglie il nome di Acton Bell. Le tre sorelle basano la scelta dei nomi sul poter avere almeno le iniziali di essi coincidenti con quelle dei nomi reali.

La loro raccolta di versi sotto pseudonimi viene pubblicata nell’aprile del 1842 ma vende solo due copie. Forgiate dalla vita, invece di scoraggiarsi decidono di scrivere un romanzo a testa, ci si dedicano ogni sere stando una vicina all’altra.

É così che prendono vita: Jane Eyre, Cime tempestose e Agnes Grey. L’ordine di pubblicazione rispetta quello delle età delle Brontë: dalla sorella maggiore alla più giovane, ma tutti nel 1847. La caratteristica di questi tre romanzi è che ognuno racchiude fra le sue pagine la personalità della sorella che lo ha scritto e sono quindi dominati da figure femminili profondamente diverse da quelle della classica letteratura vittoriana.

Jane Eyre, scritto da Currel Bell (Charlotte), funge da detonatore, infatti è sulla spinta del successo di questo romanzo che l’editore decide di pubblicare anche i romanzi di Ellis Bell (Emily) e Acton Bell (Anne).

A un anno di distanza dalla pubblicazione, per dissipare i dubbi dell’editore che pensa che in realtà gli autori siano al massimo due, Emily e Anne si presentano in casa editrice e la rivoluzione femminile può finalmente avere inizio.

Nessuno poteva immaginare che Cime Tempestose potesse essere stato scritto da una donna votata ad una vita di solitudine, gli aggettivi con i quali viene descritto è: perverso, brutale e cupo. Anche Charlotte fatica a leggerlo senza rimarne turbata dal misticimo panteista che lo caratterizza. Ma è Emily stessa ad essere selvaggia, quasi panteista. Emily Brontë si sente bene solo quando può girare libera per la Brughiera in compagnia degli animali che la popolano e del suo cane, l’unica compagnia umana della quale non può fare a meno è quella del fratello Branwell. Infatti a seguito della sua inevitabile morte prematura, dovuta ad una vita fatta di eccessi, Emily decide di lasciarmi morire rifiutando qualunque sostegno o parere medico, raggiungendo il fratello il 19 dicembre del 1848.

Anne è l’esatto opposto di Emily, vive la vita tentando di rimanere il più nascosta possibile, dei suoi versi si dice che siano scritti in modo impeccabile. Muore poco dopo Emily a soli ventinove anni, il 28 maggio del 1849 e lo fa nello stesso modo in cui è vissuta, quasi senza che chi le sta accanto possa rendersene conto.

Fra tutte Charlotte è quella che riesce a godere un po’ di più del successo dei loro romanzi, cura la seconda edizione dei romanzi delle defunte sorelle, viaggia; adora l’arte e il teatro. Delle tre sorelle Brontë è l’unica ad avere sempre avuto senso pratico: rifiuta una proposta di matrimonio spiegando al proprio pretendendo di non essere il tipo di donna a lui affine.

È sua l’idea di andare a studiare a Bruxelles nel 1842 per potersi creare un futuro da insegnante; in questa prima occasione porta con sé Emily, in seguito Charlotte vi torna da sola per insegnare. Sempre Charlotte, che nel 1845 trova i versi delle sorelle e propone di cercare un editore. Ed è così anche l’anima di Jane Eyre, che nel romanzo dice che le esigenze delle donne non sono dissimili da quelle degli uomini, ribadendo che lo sviluppo e la manifestazione dell’intelletto è una necessità di entrambi.

Charlotte lascia che i suoi personaggi esprimano i propri bisogni e protesi ad afferrare quello che desiderano, anche quando non gli è semplice arrivare a raggiungerlo. Il destino della progenie Brontë però è segnato da una vita breve e così Charlotte muore all’età di 39 anni, il 31 marzo del 1855. Giusto un anno dopo l’aver accettato il matrimonio e mentre è incinta del suo primogenito.