Tra Palco e realtà: le parole di Andrea Del Pozzo, lavoratore dello spettacolo

Foto nell’immagine in evidenza di: Raffaella Sottile

E’ da ormai inizio pandemia che molti artisti, ma anche coloro che lavorano nel mondo dello spettacolo stanno cercando a più riprese di sensibilizzare chi non conosce l’immenso lavoro dietro ad un concerto, una diretta televisiva, un programma in prima serata e possa davvero rendersi conto di quello che accade dietro quello che ci viene portato agli occhi e all’attenzione. E di quante persone stanno soffrendo questo periodo, insieme alle aziende, che ne fanno parte. Questa intervista l’ho voluta fortemente, perché siamo tutti abituati a sentirne parlare da chi sta sopra il palco, ma se le parole arrivassero da questi ragazzi, da coloro che ci lavorano per davvero forse, forse un pizzico di importanza gliela daremmo un po’ tutti. Così ho intercettato Andrea del Pozzo, e ho chiesto lui di raccontarmi cosa realmente sta accadendo nel suo settore e questo è quello che ne è uscito.

Buona lettura e buona riflessione.

Ciao Andrea e grazie per aver accettato questa intervista! Allora, innanzitutto, spiega per bene di che cosa ti occupi. Nel senso che, come già stiamo ribadendo da tempo, nel mondo dello spettacolo ci sono tantissime figure che stanno “dietro le quinte” molte di più di quelle che stanno sotto i riflettori o sopra il palco, quindi qual è di preciso il tuo ruolo?

Ciao Alessia e grazie per avermi proposto questa intervista. Che dire, per cominciare ti posso confermare che indubbiamente, partecipando ad un concerto del loro beniamino, le persone non immaginano minimamente di quanta forza lavoro ci voglia per portare a termine senza intoppi ogni singola data di una produzione anche piccola; detto questo, è anche vero che per il profilo ultra basso che noi tecnici teniamo e dobbiamo tenere durante un live, se non si rendono conto della nostra presenza vuol dire che lo stiamo facendo bene. Io sono principalmente un operatore e programmatore di luci ed effetti, cioè mi occupo di progettare, organizzare, allestire, programmare e far funzionare tutte le luci e gli effetti all’interno di uno show, quindi mi occupo della gestione delle luci motorizzate e dei laser passando dagli effetti di fumo, alle fiamme e gli effetti di Co2. Dal 2016 sono il titolare della Branz Audio & Light Solutions, che altro non è che un full service della provincia di Brescia che si occupa appunto di servizi tecnici completi per eventi e che nel 2018 ha festeggiato ben 40 anni di attività nel settore degli eventi dal vivo.

A che età hai iniziato e soprattutto cosa ti piace di questo lavoro?

Ho cominciato ad approcciarmi a questo mondo da giovanissimo, avevo circa 12 anni, complice l’azienda dello zio, poi verso i 14 anni ho cominciato a lavorarci nella stagione estiva ed a 16 sono entrato stabilmente nel mondo del lavoro e, quindi, anche nel mondo dei concerti. Di questo lavoro adoro tutto il bello ed il brutto, il fatto che si debba sempre e comunque portare a termine ciò che si sta iniziando e ciò ti porta ad un’attitudine al problem solving immensa, ti forgia tra pioggia e sudore e ti insegna a non arrenderti mai, d’altro canto ti regala emozioni che ti garantisco non tutti potranno capire ma nemmeno provare… La cosa che amo di più in assoluto è il momento i cui si spengono le luci di servizio e parte l’urlo del pubblico che diventa un boato di stupore nel momento in cui poggi il dito sulla tua consolle, accendi il palco e dai il via a quell’ora di magia che il pubblico ha tanto atteso e questo è immenso!

Hai lavorato per molti artisti e cantati? Se si ci puoi fare i nomi di alcuni che ti sono rimasti molto impressi riguardo ad atteggiamento verso di voi? Sia in positivo che in negativo se ti va.

Guarda nella mia carriera ho avuto la fortuna ed il piacere di incontrare parecchi artisti ed in generale ho avuto sempre piacevolissime esperienze, tra le migliori ti posso dire Mika persona di una sensibilità disarmante, dai modi estremamente gentili che a fine registrazione del suo programma in Rai prima di uscire dagli studi passava da tutti a salutare e cercava la signora delle pulizie perchè senza salutarla non poteva andarsene, oppure Emis Killa nonostante la sua immagine porti ad associarlo ai rapper americani un po’ sbruffoni è un ragazzo con un educazione ed un’umiltà che non ti aspetti, che accetta consigli e riconosce la professionalità di chi lavora con lui. Un altro artista particolarmente amichevole con la crew è sicuramente Max Pezzali, altro personaggio molto gentile ed affabile ed anche molto riconoscente alla nostra categoria.

Ecco, ma in generale come si rapportano le persone famose con voi, nel senso, vi portano rispetto? Avete mai avuto qualche problema?

Come ti dicevo nella risposta prima, io ho sempre avuto belle esperienze o almeno diciamo che il 90% sono belle esperienze e preferisco ricordare quel 90 piuttosto che il 10. Comunque, in generale, ho sempre trovato rispetto da parte degli artisti, a volte in maniera più amichevole e gioviale, altre in senso più professionale un poco più freddo e distaccato ma rispetto.

Passiamo alle cose più serie, tu fai parte di un mondo che sta subendo davvero tanto l’avvento di questa pandemia? Che cosa è che manca al mondo dello spettacolo, in generale, per far si che tutto questo faccia meno danno possibile?

Domanda interessante e complicata, manca tutto e non manca niente, nel senso che da parte del nostro mondo si può fare ben poco se ci viene negato il diritto e la possibilità di lavorare. Durante l’estate, dalla nostra, abbiamo dimostrato di poter lavorare rispettando tutte le normative ma purtroppo con le limitazioni non è stato possibile farlo se non in poche occasioni perlopiù organizzate dalle istituzioni o enti pubblici gli unici ad avere le risorse, per i privati era ed è impensabile organizzare qualcosa e poterne trarre guadagno con le attuali restrizioni.

Se c’è una cosa che vorresti dire a chi sta sopra di voi, di noi, di noi tutti ovvero i grandi economisti e politici del nostro secolo quale sarebbe?

Al momento mi vengono in mente solo parolacce. Ma molto onestamente a loro chiederei meno belle parole e più concretezza, soprattutto in questo periodo nefasto e del quale non si vede fine.

Hai partecipato a qualche manifestazione a riguardo? Se si puoi dirci le tue sensazioni vedendo quello che è stato?

   Foto di: Cesare Cicardini e pubblicata da ZONA5Miilano

Si ho partecipato a “Bauli in Piazza il 10 Ottobre a Milano e devo dirti che ci credevo molto e con piacere, ora ci credo ancora di più, perchè proprio dalla manifestazione di Piazza Duomo siamo riusciti ad emergere, a farci notare, a far parlare di noi, e anche se pur a piccoli passi stiamo cominciando perlomeno ad ottenere attenzione, siamo stati ascoltati in Parlamento ed abbiamo ottenuto un tavolo permanente di discussione per arte e spettacolo, insomma piccoli passi ma significativi che messi insieme speriamo ci portino a raggiungere gli obiettivi.

Cosa ne pensi dei vari “aiuti” che sono arrivati dagli artisti, penso a Fedez, a Max Pezzali, a tutti gli appelli che sono stati fatti in tv per sensibilizzare la gente all’argomento?

Max Pezzali credo sia stato il primo insieme agli altri artisti della “DPCM squad” che ancora a fine Marzo si sono messi in moto in modo concreto per devolvere aiuti alla categoria. Fedez ha dimostrato grande intelligenza e tatto dando il via a “Scena Unita” che è un’azione diretta, dove gli artisti hanno messo del loro e stanno mettendo del loro a livello economico per cercare di tamponare il momento di crisi; sicuramente sono aiuti che fanno bene anche e soprattutto a livello morale, ci fanno perlomeno sentire la vicinanza di chi è del nostro lavoro e chi delle nostre competenze beneficia, guadagnandoci in fama e ovviamente anche in denaro.

Come persona e come lavoratore credi in queste iniziative o sono solo in parte donazioni che arrivano a voi?

Questo è ovviamente parere mio, ma credo che, per quello che ho visto e i modi che sono stati utilizzati, ci vedo (sarò forse ingenuo io) una reale dimostrazione di stima nei nostri confronti e molto molto meno la vedo come mera operazione pubblicitaria, anche se indubbiamente ha la sua visibilità anche da quel punto di vista.

So che le mie sono domande un po’ scomode, ma capisco il “lavoro” che c’è dietro ed i rischi che ha questo lavoro, quindi domando a tema sicurezza come siete messi? Ti spiego il perché di questa domanda: un’immagine che mi ha colpito è stata l’unica flight case rossa in piazza Duomo, a simboleggiare le persone che purtroppo non ci sono più, quindi mi incuriosiva questa parte.

foto di Andrea Chierchi

Il discorso sicurezza nel nostro settore è tema delicato e piuttosto complicato da affrontare, ti posso dire che negli ultimi anni le normative sono molto stringenti e quindi i livelli di sicurezza sono molto alti, sicuramente non è un lavoro facile e di variabili perchè possano accadere incidenti ce ne sono veramente tante sotto ogni punto di vista, ci sono però normative che se rispettate fanno si che queste percentuali calino e si possa lavorare in serenità e sicurezza.

Vi sentite tutelati sui fronti “sicurezza” e “d’istituzione?

Oddio è un discorso un po’ complesso da affrontare, mi limito a due pensieri totalmente personali: dal punto di vista della sicurezza, come ti dicevo ci sono normative che se rispettate portano ad avere meno incidenti, ovviamente comportano molto più lavoro a livello burocratico e di costi quindi è sempre lì che si va a parare…hanno tutti voglia di seguire queste regole?!?! Dal punto di vista socio-politico ti dico no, non mi sento tutelato nè prima nè tantomeno adesso che di tutele ne avremmo bisogno, ma d’altronde in un paese dove tra cittadini il nostro lavoro viene considerato un passatempo, figurati se le istituzioni si prendono a cuore la nostra situazione e si prendano la briga di darci tutele. Ricordo Marzo in pieno lockdown un passaggio del sig. Conte: “Un pensiero va ai nostri cari artisti che ci fanno tanto divertire” si l’ha detto davvero, fate voi!!!

Che cosa di deve fare, secondo te per dare una voce e un concreto aiuto a quelli come voi? Basta quello che stanno facendo le campagne di solidarietà o ci vuole molto altro?

Anche a questa domanda ti do semplicemente il mio parere, non ho la presunzione di sapere cosa serva o cosa pretendere. Ti posso dire che quello che gli artisti hanno fatto finora è un bell’ attestato di stima e ciò che Fedez ha lanciato è un segnale concreto dell’impegno da parte degli artisti, per dare una mano a chi senza, se e senza ma, si prende cura di loro durante i concerti, i tour e tutte le attività artistiche. D’altro canto da parte delle istituzioni ci vorrebbe più concretezza e non parliamo certo di aiuti economici, che per, l’amor del cielo, una piccolissima mano la danno ma non ci ridanno ne dignità ne lavoro, noi non vogliamo sussidi maggiori o soldi a sbaffo, chiediamo semplicemente che le normative anti-covid sul tema eventi vengano discusse con buon senso e con chi gli eventi li fa. Nei mesi estivi del 2020 ci sono stati circa 2782 spettacoli con una stima di più o meno 350.000 spettatori e alla fine si è contato un solo contagiato, che voglio dire, tu vai a vedere veramente dove può essersi contagiato, direi che queste cifre sono forse indicatore che se le cose si fanno e gestiscono bene si possono realizzare, rispettando le normative, il distanziamento e applicando il protocollo si può ridare dignità, lavoro e speranza ad un settore completamente ignorato da anni, e che prima di aiuti economici chiede solo e soprattutto di poter ripartire, per noi e per tutti, perché credo che un paese senza cultura, spettacolo, svago e divertimento sia un paese morto!

Se dovessi utilizzare delle tue luci per illuminare la vostra vita sopra le americane, quale luce sceglieresti? I raptor di X-factor, possono bastare o ci vuole l’alba e il tramonto di un concerto all’aria aperta visto dalle torri?

Bella domanda… Credo che per rendere onore ad un settore come il nostro fatto di sacrifici ed ore insonni, di km macinati di giorno e di notte per effettuare montaggi e smontaggi sotto il sole, allestimenti con la compagnia della pioggia o della neve, pasti consumati sui bauli e tutto il resto, beh, credo ci vogliano la luce del sole e della luna, il sole che ci scalda le ossa, la luna che ci indica la via, magari durante un trasferimento notturno su una data “back to back “. La luce dell’alba che ci dà la buonanotte ed il tramonto che ci augura buon lavoro, poco prima che il pubblico accolga con un boato i bagliori dei nostri raptor che daranno vita allo show.

Grazie ad Andrea, per aver dato voce a tante persone, a tante famiglie e a tanti lavoratori. E’ grazie soprattutto a loro, che gente come me continua a credere nei sogni, quelli citati anche in una famosa canzone di Luciano Ligabue, tra palco e realtà.