La foto che ritrae in primo piano, ma di profilo, Sigismondo Pandolfo Malatesta è tratta dall’Archivio Fotografico della Provincia di Rimini – PH Paritani.
Anticonvenzionale, ribelle, rude e brutale, ma anche colto e raffinato. Ancorato alla cultura medievale seppur proteso verso il Rinascimento. Elisa Tosi Brandi, dottore di ricerca in Storia medievale all’Università di Bologna, autrice dell’ultimo libro su Sigismondo Pandolfo Malatesta – edito da Juovence Edizioni – definisce così il nobile condottiero, signore di Rimini e Fano, acerrimo nemico del Duca d’Urbino Federico da Montefeltro (Gubbio 1422 – Ferrara 1482).
Il viso sconosciuto
Un personaggio, il Malatesta (Brescia 1417- Rimini 1468), al quale oggi è stato possibile riconsegnare tratti somatici pressoché sconosciuti. Ovvero quelle che dovevano essere le reali fattezze del suo profilo arcigno e fiero. Alla ricostruzione dell’aspetto del nobile condottiero ha lavorato un’équipe di studiosi italiani e stranieri.
Grazie alle moderne tecnologie digitali il risultato ottenuto, davvero sorprendente, è un viso sul quale troneggia il naso aquilino e dal quale si ricavano informazioni circa l’escrescenza ossea del cranio nascosta, al tempo, dai capelli castani tagliati a caschetto.
Per arrivare a tanto sono state messe a confronto le fotografie della testa con la ritrattistica d’allora. Ritratti nei quali Sigismondo Pandolfo Malatesta compare sempre posto di lato e mai dipinto frontalmente.
Lo studio sul cranio
Lo studio sul volto di Sigismondo ha coinvolto il Fapab Research Center di Avola, Siracusa, in collaborazione con la Flinders University, Australia, e con il dottor Stefano de Carolis della Scuola di Storia della Medicina – Ordine dei Medici Rimini. Al paleopatologo Francesco Maria Galassi – autore dello studio richiamato – è toccato il compito di esaminare in dettaglio la scatola cranica del Malatesta. Da cui si evince e si conferma la presenza di un’escrescenza ossea all’altezza del temporale destro. Con tutta probabilità si è trattato d’un colpo ricevuto dal cavaliere nel corso delle molteplici campagne e battaglie. Il colpo, sempre secondo l’analisi effettuata dagli esperti, aveva certamente lasciato in eredità all’uomo una sporgenza tale da indurlo a mantenere una capigliatura in grado di celarla alla vista delle persone.
Un’immagine ritoccata nei dipinti
Ecco il motivo del taglio a caschetto che compare nelle immagini ufficiali sigismondee. Immagini riportate pure sulle medaglie, create da abili artisti quali Pisanello e Matteo de’ Pasti, non di rado fatte murare dal signore riminese nelle fortificazioni dei castelli posti sotto il suo dominio (il ritrovamento più bello e corposo avvenne negli anni Cinquanta a Montescudo, in Valconca), a memoria eterna.
Interessante, infine, l’osservazione del naso: ben più accentuato e quindi assai spesso sottoposto a ritocco pittorico in virtù di un’esigenza – già affermata all’epoca – di natura estetica e per motivi diplomatico-politici.
L’opera volta al recupero delle sembianze di Sigismondo Pandolfo Malatesta è stata presentata in anteprima al Festival del Mondo Antico a Rimini e nelle ultime settimane riproposto dal mensile Scienze, numero novembre-dicembre 2020.