Un luogo magico che oggi si presenta al visitatore in una veste ancora più romantica di quando viene progettato nel 1842, dove il tempo rimane da basso, ad aspettare davanti alla statua delle Fede, quando si iniziano a salire i gradini per entrare nel suo cuore pulsalte.
Il cimitero di Staglieno nasce per elevare il prestigio della città: non deve essere solo un luogo di raccoglimento ma un vero e proprio museo a cielo aperto, un’opera maestosa di 33 ettari che non deve rimanere seconda a nessuna delle altre opere urbanistiche della città di Genova.
Il progetto viene portato avanti così bene che per l’intero ‘800 Staglieno è considerato come il museo di statuaria contemporanea più importante della nostra penisola nonché uno dei più rinomati d’Europa. Le opere che ospita sono tanto mirabili e gli spazi studiati con tanta minuzia che Hemingway arriva a definirlo come una delle meraviglie del mondo.
Chissà se è da considerare complice di tanto successo l’auspicio del doppio sotto il quale è nato e chissà quanta consapevolezza ne avevano il suo progettista, l’architetto Carlo Barabino ed il suo collaboratore Giovanni Battista Resasco. Il progetto di Staglieno nasce con due scalinate (delle quali se ne realizza solo una) che portano ad un doppio porticato che fa da anfitrione a una doppia macro divisione delle aree interne, chiamate ancora oggi le due anime del cimitero: L’anima Mediterranea e l’anima Nordica. L’anima Mediterranea racchiude la parte monumentale, illuminista e neoclassica mentre L’anima Nordica ne è la parte più romantica e paesaggistica.
I due porticati ospitano monumenti da entrambi i lati, sia nelle nicchie che sotto le arcate.
Questo due che costantemente si manifesta nella vita del cimitero di Staglieno ne è anche la buona stella che lo custodisce?
Sì perché il due è il numero del movimento, dell’azione che genera la vita. Il numero del doppio principio: inizio e fine. Studiando la storia di questo luogo è proprio questo che ho trovato, una forza propulsiva che lo porta a rimanere al centro dell’attenzione di chi rivolge lo sguardo verso di lui e che ne permette una nuova rinascita.
Se infatti il progetto del cimitero nasce, come tanti altri nello stesso periodo, sotto la spinta dell’editto napoleonico che prevede lo spostamento delle inumazioni fuori le mura della città. I quattro passaggi successivi, che sono riuscita ad individuare, lo vedono protagonista di eventi che non hanno nulla di ordinario.
Ad una decina d’anni dall’apertura, nel 1882: arriva nel porticato superiore di ponente, la meravigliosa e rivoluzionaria statua dell’Angelo Oneto che trova il suo posto in una delle nicchie; nel settore D il più antico e prestigioso dei cimitero.
L’Angelo Oneto porta con se la prima rinascita del cimitero che passa da una tipologia di statuaria di concezione e realizzazione canonica ed illuminista ad una con connotazione molto più spirituale. L’Angelo Oneto è una bellissima figura femminile che abbaglia chi si ferma a guardarla con il suo bianco sfolgorante. Il suo vestito è così aderente che non lascia nulla all’immaginazione ed il suo sguardo è volto a ricambiare quello di chi la osserva, tanto da venire definita: voluttuosamente divina.
Come ha fatto ad essere concepita una creatura marmorea tanto audace? È la committenza a fare la differenza: Teresa Oneto affida la realizzazione della statua, in onore del defunto padre, a Giulio Monteverde. Monteverde è consapevole che questa volta può osare, poiché Teresa Oneta non è solo una grande mecenate ma anche una sostenitrice delle nuove correnti artistiche, una donna forte che non teme il giudizio degli altri.
Fortuna vuole che proprio in questi anni Monteverde sia in rapporti amichevoli con il pittore Fredric Leighton che nel 1880 crea la meravigliosa tela della ninfa Crenaia e dalla quale Monteverde prende ispirazione per la posa ed il volto dell’Angelo Oneto.
Qui un approfondimento per sapere tutto della storia dell’angelo simbolo di Staglieno nel mondo.
Questa prima scossa è quella che genera l’alito di vita della seconda anima di Staglieno, quella nordica e ispirata alla pittura preraffaellita: le figure femminili aumentano la loro presenza e le pose angeliche acquistano in intraprendenza.
E mentre l’Angelo Oneto viene preso come fonte di ispirazione dagli altri scultori, Monteverde è pronto a sferrare la seconda rivoluzione che spalanca le porte del cimitero al simbolismo. Infatti nel 1893 troverà la sua collocazione, sotto al porticato di levante, per arricchire la tomba Celle, una meravigliosa danza macabra: Eros, una donna bellissima e nel pieno della vita, si abbandona completamente a Thanatos indossando solo un semplice drappeggio che le copre esclusivamente la parte inferiore del corpo.
Da qui a poco il nudo femminile viene completamente sdoganato dalle statue di Leonardo Bistolfi: la rappresentazione del passaggio dalla vita alla morte può essere finalmente rappresentato attraverso la visione romantica. Si vive un vero e proprio innamoramento per la morte estetica, poiché essa non è che un modo per liberare l’anima e per poter tornare allo spirito universale. Sono queste le ragioni per le quali troviamo: corpi nudi, giovani, bellissimi e sensuali che si lasciano andare all’estasi del trapasso.
Come tutte le storie di successo, anche quella della città dei morti più bella d’Europa è destinata a vivere il declino.
Per Staglieno arriva inesorabile sino a determinarne l’abbandono della cura da parte del comune. La causa? Un altro dualismo: la nuova paura della morte, dettata dal concretizzarsi della prima guerra mondiale, unita all’odio dei genovesi che non sopportano l’affluenza dei turisti in prevalenza rivolta al cimitero, a discapito della città. Alla prima guerra mondiale, come ben sappiamo, ne segue una seconda e la morte diviene un tabù e i cimiteri prendono la connotazione di luogo del compianto.
Solo con l’arrivo del nuovo millennio i cimiteri tornano ad avere il giusto riconoscimento legato alle opere statuarie di inestimabile valore che custodiscono, ed è così che Staglieno torna a risplendere e a primeggiare sulla maggior parte dei cimiteri europei. Lo fa però con una nuova luce, una luce più opaca, come quella dell’Angelo Oneto che lo rappresenta nel mondo: lo Staglieno di oggi in cui la natura ha preso parte attivamente all’aspetto del cimitero e la polvere del tempo si è indissolubilmente unita al marmo, è diventato il luogo il cui l’ago della bilancia pende verso l’anima romantica. Almeno per adesso.
Sono molte le sepolture di spicco anche internazionali, come ad esempio Mary Constance Wilde (moglie dello scrittore Oscar Wilde). O come Alfred Noack, grande pioniere della fotografia, fra i suoi soggetti preferiti spicca proprio il cimitero di Staglieno. Una piccola curiosità: fra le grandi personalità eccelse, in svariati campi, che hanno voluto lasciare traccia della loro grandezza scolpita nei monumenti del cimitero, una si distingue per la sua singolarità.Si tratta della statua di Caterina Campodonico: Caterina è una modesta venditrice ambulante che risparmia per tutta la vita pur di vivere la sua eternità immortalata nel marmo fra i portici della zona più antica di Staglieno.
La sua statua desta non poche polemiche per via dell’estrazione sociale di Caterina, meglio conosciuta come la venditrice di noccioline. Nessuno però può impedirle di comprare lo spazio che desidera poiché la sua grandezza è stata quella della lungimiranza e della tenacia per realizzare il suo ultimo desiderio.
Potrei mettermi a fare l’appello delle celebrità di Staglieno, ma siccome potete trovare l’elenco e il posizionamento direttamente a questo link magari giusto per incuriosirvi scrivo: Mazzini!
Per concludere se un elenco deve esserci, preferisco sia quello degli scultori che con il loro lavoro hanno reso Staglieno… Staglieno.
– Santo Varni: una delle sue sculture La Fede accoglie il visitatore prima della grande scalinata, S. Varni realizza molte delle opere presenti ed egli stesso è ha il suo posto all’interno del cimitero;
– Il già abbondantemente citato Giulio Monteverde, che oltre all’Angelo Oneto ed Eros e Thanatos, ha realizzato molte altre sculture per Staglieno;
– Santo Saccomanno che fra le varie commissioni per Staglieno realizza anche quella in onore di Erasmo Piaggio. Questo monumento si chiama Il Tempo ed proprio in suo onore che la galleria che lo ospita è stata chiamata nel medesimo modo.
– Lo sdoganatore del nudo Leonardo Bistolfi che come gli altri scultori già citati lavora in modo continuativo per Staglieno.
– Lavora per Staglieno anche Giovanni Scanzi dove realizza anche La Barca Della Vita, che cito poiché in suo onore la galleria che la ospita ne prende il nome.
Anche in questo caso i nomi sono molti così in ultimo scelgo di citarvi Luigi Rovelli che, su commissione di Armando Raggio, realizza Nel Boschetto Irregolare una cappella gotica così curata nei particolari che potrebbe farvi domandare chi la abbia progettata.
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Lavoro come grafica-creativa, illustratrice e content editor freelance.
Sono diplomata in grafica pubblicitaria e parallelamente ho studiato disegno e copia dal vero con Loredana Romeo.
Dopo il diploma ho frequentato beni culturali presso l’università di lettere e filosofia e parallelamente seguivo un corso di formatura artistica, restauro scultoreo e creazione ortesi per il trucco di scena.
A seguire l’Accademia Albertina di Belle Arti con indirizzo in grafica d’arte (che mi ha permesso di approfondire: disegno, illustrazione, incisione, fumetto).
Sono sempre stata interessata e assorbita dal mondo dell’arte in tutte le sue forme e dopo la prima personale nel 1999-2000 non ho mai smesso di interessarmi alle realtà che mi circondavano.
Nel 2007 ero co-fondatrice e presidente dell’Associazione Arte e Cultura Culturale Metamorfosi di Torino e in seguito ho continuato e continuo a collaborare con vari artisti e ad esporre.
L’amore per l’arte in tutte le sue forme, il portare avanti le credenze e le tradizioni familiari hanno fuso insieme nella mia mente in modo indissolubile: filosofia, letteratura, esoterismo, immagine e musica.