Sono passati pochissimi giorni dall’ultimo DPCM del governo che, ancora una volta, ha stretto la morsa alle regole che limitano le nostre libertà di movimento, rese necessarie dall’intensificarsi dei contagi da Sars-CoV-2 nel nostro Paese. Questo nuovo decreto, come i precedenti, è un duro colpo all’economia italiana; tantissimi settori commerciali si stanno trovando in difficoltà e devono trovare un modo per non crollare, cercando una soluzione per evitare che il maggior numero delle attività abbassi la serranda per sempre.
Un’ottima idea è arrivata dall’Associazione Pizzaiuoli Napoletani: il Presidente dell’Associazione Sergio Micciù annuncia una nuova campagna per consegnare la pizza a casa ed in ufficio ed aiutare così le pizzerie ad affrontare questa nuova crisi, che non sappiamo ancora come e quando finirà.
La campagna “Pizza a casa, piacere a domicilio” intende incrementare la vecchia abitudine dell’asporto, soprattutto quello dell’ora di pranzo, considerando il coprifuoco e le restrizioni serali di chiusura dei locali che, per ora, è prevista alle 18 nelle zone gialle, dove rientra la città di Napoli.
Una volta, negli anni ’70-’80, quando ancora non esistevano delivery o riders, soprattutto intorno all’ora di cena, ci si ritrovava riuniti in famiglia, e si diceva: “Perché non chiamiamo una pizza?”. Così si telefonava alla pizzeria sotto casa per ricevere un meraviglioso cartone fumante che ha sempre significato allegria e convivialità. L’Associazione PizzaiUoli Napoletani, per bocca del loro Presidente Micciù, chiede quindi a tutta la collettività napoletana di tornare a “chiamare” la pizza a domicilio per sostenere il settore e le attività.
La promozione di questa campagna è partita il 7 novembre e cercherà di essere il più capillare possibile; per vedere quali pizzerie aderiscono all’iniziativa, si può andare sulla pagina Facebook dell’Associazione “APN – Associazione Pizzaiuoli Napoletani”, oltre che nelle pagine delle pizzerie stesse, per trovare anche i numeri di telefono da utilizzare per poter godere del servizio.
Quindi torniamo a consumare, per quanto possibile, pizza a domicilio; il sostegno di tutti potrà fare la differenza.