Stephen king: il maestro dell’horror del XX e XXI secolo

Con ben 73 fra romanzi e raccolte di racconti prodotti, una sfilza di racconti pubblicati fra magazine e fanzine (anche sotto pseudonimo), oltre 40 pellicole (fra film e serie tv) ispirate al suo lavoro: Stephen King è l’indiscusso maestro della letteratura horror contemporanea.

 

Ma qual è il motivo di tanto successo? La risposta a questa domanda è semplice, Stephen King è una persona vera che parla di problematiche, dinamiche sociali e della propria esperienza di vita, facendolo nel modo che più lo diverte: spaventando. A chi sostiene che il genere horror sia una sotto categoria della vera letteratura, risponde da sempre dicendo che ci sono molti modi per parlarne ma che alla fine tutta la letteratura tratta il tema della morte dell’essere umano. L’unica differenza è che l’horror è il genere che ne tratta in modo dichiarato. Allora forse le domande giuste da porsi, sono: che vita ha avuto il maestro indiscusso dell’horror? Quali eventi hanno permesso alla sua mente di elaborare la vita in questo modo? Ma soprattutto: che cos’è per lui la scrittura?

 

La vita per Stephen King non è mai stata semplice: il padre abbandona la famiglia andandosene via da casa all’improvviso e lasciando una donna sola con tutti i debiti sulle spalle a crescere due bambini. La donna in questione è Nellie Ruth Pillsbury e non si lascia prendere facilmente dallo sconforto, lavora sodo per non far mancare mai il pane a tavola e anche se ha poco tempo da poter trascorrere con i figli David e Stephen, lo investe insegnando loro: l’amore per la lettera dei classici e per la musica.

 

Stephen vive male l’abbandono paterno e pensa spesso di iniziare a cercarlo più per vendetta che per conoscere le ragioni della sua fuga. Così, quando all’età di dodici anni Stephen trova nella soffitta della zia i vecchi romanzi del padre, che come lui era appassionato di romanzi di fantascienza e dell’orrore, realizza il pensiero devastante di avere dei tratti in comune con quell’uomo che detesta così tanto. Il piacere del farsi spaventare Stephen lo sviluppa sin dalla tenera età, infatti già a quattro anni ascolta di nascosto un programma radiofonico ispirato al racconto “Marte è il paradiso” di Ray Bradbury. Le disavventure dell’equipaggio spaziale che atterra su un Marte tale e quale alla Terra degli anni ’20 lo terrorizza al punto tale che, per farlo dormire, la madre si trova costretta a lasciare accesa la luce del bagno; in modo che la camera in cui dorme Stephen non sia avvolta dal buio.

 

Fino a qui, nulla che non sia parte del vissuto comune di tanti altri ma all’età di cinque anni Stephen King vive un’esperienza davvero terribile. Torna a casa in stato confusionale senza ricordare nulla di quello che è successo: mentre stava giocando a ridosso dei binari della ferrovia il suo amichetto viene travolto da un treno in corsa davanti ai suoi occhi. Solo anni dopo la madre riporterà alla memoria di Stephen l’accaduto senza omettere il raccapricciante particolare: i resti del bambino erano stati raccolti e messi in un cesto di vimini. Questo evento rimane impresso nella mente di Stephen King che lo esorcizza a ben trent’anni di distanza con il racconto “Il corpo” contenuto nella raccolta “Stagioni Diverse” del 1982.

 

Ma dal 1952 al 1982 di cose ne accadono molte nella vita del maestro dell’orrore. Durante il primo anno di elementari le conseguenze dovute al morbillo lo tengono a letto per nove mesi, in questo arco di tempo non solo legge tutto quello che gli capita per le mani ma inizia anche ad analizzare la struttura di quello che legge appuntandosi tutto quello che crede possa tornargli utile. Scrive anche un piccolo racconto in cui quattro animali magici arrivano in soccorso di bambini finiti in situazioni poco piacevoli. Finisce il liceo e inizia l’università dove conosce Tabitha Jane Spruce con la quale si sposa pochi anni dopo. Fra gli anni dell’università e i primi anni di matrimonio Stephen sviluppa un’importante dipendenza dall’alcol che peggiora con il passare del tempo, complice il fatto che riesce a scrivere e a pubblicare qualche racconto solo di rado e i rifiuti delle case editrici superano di gran lunga i risultati portati a casa.

 

A salvarlo da una spirale di autocommiserazione è la moglie Tabitha, che nel 1972 recupera dal cestino il manoscritto di Carrie e convince il marito a inviarlo in qualche casa editrice per la pubblicazione. Nel 1973 la Dublle Day Company decide di pubblicare il romanzo e Carrie in edizione economica spopola. Nonostante i successi le dipendenze di King aumentano, per dare vita agli incubi unisce alcol e stupefacenti, ma riesce a mantenere una facciata di normalità anche in famiglia. Solo nel1987Tabithascopre le molteplici dipendenze del marito e mettendolo di fronte al problema lo convince a disintossicarsi.

 

Stephen King non si vergogna del proprio vissuto e anzi ci tiene a precisare che chi è incline alle dipendenze difficilmente riesce a farne a meno. La sua soluzione diventa la nostra fortuna: per non cadere nel circolo dell’ansia e della depressione, la sua personalissima cura è quella di diventare dipendente dalla scritturascrivendo tutti i giorni per non meno di 4 ore al giorno.

 

Ma prima di chiudere torniamo un momento a Carrie. Sì, perché questo non è solo il romanzo che riporta in vita Stephen King, ma è anche uno di quelli che racchiude alla perfezione la fusione di vita e incubo di cui abbiamo parlato, infatti troviamo:

 

Il vissuto dell’autore, poiché l’idea nasce nel momento in cui si trova davanti al distributore degli assorbenti mentre lavora come custode in un liceo;

 

– L’importanza e la forza che King vede e riconosce nella figura femminile (questa è presente in tutti i suoi scritti, dove sono proprio le donne nelle loro molteplici sfaccettature a tessere le parti salienti della trama);

 

– Il tema sociale, che in questo caso è la presenza di bullismo anche fra donne.

 

In poche e insufficienti righe: Carrie tratta di un’adolescente vittima di bullismo al liceo in coincidenza con l’arrivo del primo ciclo mestruale, che scopre e sviluppa al massimo della potenza i suoi poteri telecinetici e li utilizza per vendicarsi dei soprusi subiti.

 

Tutto qui, solo la vita presa e raccontata… Dovevo scrivere un articolo per Halloween! Perché è venuto così? Perché il terrore vive in mezzo a noi, produciamo timori e respiriamo paura ma solo un genio può trasformarlo in romanzo. Solo un maestro di penna può creare la forma sotto le lenzuola portando il lettore a guardare cosa c’è sotto facendoti letteralmente morire dalla curiosità e dalla voglia di essere terrorizzato.