Sono finite le riprese di “Divin Codino“, dedicato al più grande calciatore italiano di tutti i tempi: Roberto Baggio. Il film è tratto dall’omonimo libro di Raffaele Nappi ed è stato prodotto da Fabuila Pictures, con la collaborazione di Netflix e Mediaset.
“Sarà uno dei prodotti di punta della programmazione di Netflix del 2021”, ha dichiarato Marco De Angelis, il produttore, “Un evento di portata mondiale, vista la popolarità del personaggio”. Come dargli torto?
Il cast
Il protagonista è interpretato da Andrea Arcangeli, un talentuoso attore pescarese, che si è gia distinto in pellicole come “Domani è un altro giorno”, “Aldo Moro – Il Professore” e “The startup”. La regia è stata affidata a Letizia Lamartire – pugliese, 33 anni – che ha diretto “Saremo giovani e bellissimi“, un discreto successo; è stata scelta perchè serviva la sensibilità di una donna per “Cogliere i momenti dolci e privati di Roberto”, come ha dichiarato De Angelis. Non ci sono altre indiscrezioni circa i partecipanti al lungometraggio.
Polemiche
Chi si aspettava di vedere le cineprese e le relative maestranze a Caldogno – il paese natale di Roberto – o al Menti, lo stadio di Vicenza dove Baggio ha iniziato a giocare da professionista, è rimasto deluso; infatti il film è stato girato nel Trentino, oltre che a Roma, cosa che ha scatenato qualche polemica.
Il film
Il lungometraggio ripercorre la carriera calcistica del fuoriclasse, in parallelo con la vita privata, dall’adolescenza, fino al ritiro dal mondo del pallone, avvenuta nel 2003, quando aveva 35 anni. Si parlerà quindi delle sue gesta sportive, ma anche della famiglia, del buddismo – la religione alla quale si è convertito tanti anni fa – e degli amici.
Il personaggio
È stato un campione trasversale, amato da tutti, nonostante abbia cambiato casacca diverse volte; la sua classe ha fatto innamorare tanti amanti del calcio, i suoi gol fanno ancora emozionare gli appassionati italiani, ma anche quelli oltre confine. Faccio qualche esempio, così, se volete, potete riguardarli su You tube: il gol che realizzò alla Cecoslovacchia ai mondiali di Italia ’90, o la rete che segnò contro il Napoli di Maradona, quando giocava nella Fiorentina, o ancora contro il Milan di Capello alla fine di una discesa in solitaria, quando militava nella Juventus.
Ci sono stati momenti difficili durante la sua carriera, vengono in mente il rigore sbagliato contro il Brasile, nella finale dei Mondiali di calcio USA 1994; i vari infortuni più o meno seri che ha subito; i rapporti problematici con vari allenatori: Ulivieri che a volte non lo convocava, comunicando la decisione direttamente ai giornalisti – senza avvisare il diretto interessato – Lippi che lo voleva distruggere, perchè non sopportava il suo essere primadonna, Sacchi che lo voleva ingabbiare nei suoi schemi.
A questi si contrappongono le sue grandi gioie, una su tutte, il Pallone d’Oro, vinto nel 1993; in quello stesso anno, che ha decretato la sua consacrazione, ha ricevuto anche il premio come miglior calciatore dell’anno.
Ci si chiede che posto avrebbe Roberto Baggio nel calcio dei nostri giorni – fatto di schemi rigidi, squadre corte e zeppe di calciatori che sono anche atleti. Questo nessuno lo può sapere. Si sa “solamente” che era un fantasista che riempiva di poesia ogni sua azione, che faceva sognare coi suoi dribbling e che trasformava i suoi gol in opere d’arte.
Nato in un torrido ferragosto del 1968 a Milano, dove vive tutt’ora.
Si considera vecchio fuori, ma giovane dentro: in realtà è vecchio anche dentro.
La scrittura è per lui un piacere più che una passione, dal momento che – sua opinione – la passione stessa genera sofferenza e lui, quando scrive, non soffre mai, al massimo urla qualche imprecazione davanti al foglio bianco.
Lettore appassionato di generi diversi, come il noir, il thriller, il romanzo umoristico e quello storico, adora Calvino, stravede per Camilleri e si lascia trascinare volentieri dalle storie di Stephen King e di Ken Follett.
Appassionato di musica, ascolta di tutto: dal rock al blues, dal funky al jazz, dalla classica al rap, convinto assertore della musica senza barriere.
Nel 2020 è uscito il suo primo romanzo, dal titolo “L’occasione.”, genere umoristico.
Ha detto di lui Roberto Saviano:”Non so chi sia”.