Il turismo è stato il settore più colpito dall’epidemia, ma soprattutto è il settore che più è stato stravolto, infatti, dovrà mutare ed adeguarsi ai tempi se vuole continuare a vivere. Le ferite che il virus ci ha inflitto avranno drastiche conseguenze sulla quotidianità e sul modo di riprenderla.
Viaggiare non è un bene primario perciò uscirà dal “budget” di molte famiglie che saranno alle prese con problemi di ben altra natura. Quindi che fare? Rassegnarci alla morte del turismo? Assolutamente no, tutt’altro! Per tenerlo in vita e farlo crescere bisogna cambiare certi aspetti ed avere un approccio nuovo e diverso. Il turismo potrebbe sembrare un’attività marginale rispetto alla sanità, che certamente sarà nei prossimi anni il comparto più importante a livello mondiale. Per quanto riguarda il turismo internazionale, però, si ipotizzano perdite dal 20% al 30% ovvero fra i 350 e 450 miliardi di dollari rispetto all’anno precedente (dati Organizzazione Mondiale Turismo – ONU). Per ragioni di sicurezza sanitaria, le città perderanno molto in attrattività competendo in modo anche feroce tra di loro per contendersi i viaggiatori. Ci saranno soprattutto esigenti richieste di turisti che pretenderanno molto di più in termini di pulizia, di sicurezza e di garanzie di igiene e sterilizzazione nei vari luoghi in cui alloggeranno o che visiteranno. Ci sono comunque alcune città italiane, scorci e piccoli borghi, che ci dicono “Hey, noi ci siamo e la nostra bellezza è da vedere”.
Una delle città siciliane che già attrae turisti ed e’ tornata in pista più forte che mai e’ Scicli; il piccolo gioiellino barocco situato fra le tre valli del ragusano; valle di Modica, di Santa Maria La Nova, e di San Bartolomeo. Ovviamente serviranno grossi investimenti in strumenti di sanità pubblica per riportare i turisti nei nostri territori, tuttavia Scicli si e’ ripresa alla grande ed è proprio vero che chi viaggerà sceglierà destinazioni come piccoli borghi, a misura d’uomo e lontano dalle grandi metropoli. Le persone si orienteranno verso aree urbane capaci di garantire pulizia, efficienza e percezione di salubrità e a quanto pare Scicli ne’ è la prova.
Lo scorso sabato sera i locali erano quasi tutti pieni di turisti europei e italiani, ristoranti colmi con il giusto distanziamento fra i vari tavoli e quasi tutto il personale con le mascherine. Ma oltre alla ristorazione, anche l’ambito artistico-culturale ha la voglia di riprendere. Fra i tanti palazzi storici già riaperti abbiamo l’emblema della città; Palazzo Spadaro; vecchio casale in stile tardo-Barocco di proprietà della famosa famiglia modicana trasferitasi a Scicli nel ‘600. Il palazzo ha riaperto al pubblico il 13 giugno con orario continuo dalle 10 alle 20, ovviamente con visite a numero chiuso e con tutte le regole anti-covid19.
Inutile dire che il borgo ha già un forte afflusso di turisti e s’incrementa ogni giorno. Anche le gallerie d’arte stanno riprendendo la loro quotidianità persa negli ultimi mesi. Due in particolari le gallerie aperte anche di sabato sera e che ho avuto il piacere di visitare con la disponibilità e cordialità dei gestori. La prima è la mostra di pittura del gruppo sciclitano allestita nella “Galleria d’arte l’Androne” curata da Giavatto Teresa che ha riaperto il 18 maggio dopo essere stata inaugurata lo scorso 8 dicembre 2019 e chiusa dopo due mesi per l’emergenza sanitaria iniziata a marzo. La mostra offre quadri di un certo valore da non sottovalutare, sicuramente. Al suo interno ci sono opere di Guccione, Polizzi, Martini, Candiano e altri grandi artisti del territorio che hanno fatto la storia. L’altra e’ quella di arte moderna presso lo spazio culturale “Quam” con le sue “Storie in bianco” che offrono quadri molto più moderni e interessanti. Sarà visitabile fino al 19 Luglio 2020. Curata da Antonio Sarnari che ha portato a Scicli quattro giovani artiste italiane con le proprie personali ricerche sul tema linguistico del Bianco. Storie di ‘sottrazione plastica’, come quelle di Grazia Inserillo e Valentina Biasetti, ma anche quelle di ‘liricità’ di Ilde Barone, e ancora di ‘origine’ come per la ricerca di Marilina Marchica.
Purtroppo non tutto ha riaperto. Il museo del tessuto, famoso e ben visto e riconosciuto nella zona, rimane ancora chiuso.