Ristorante Pizzeria Tarumbò – L’intervista che lascia l’acquolina in bocca

Nel cuore della Campania, precisamente a Sant’Arpino, un paesino che fa parte dell’agro aversano, in provincia di Caserta,  possiamo trovare un’occasione preziosa  per trascorrere una serata diversa: a 15 minuti sia da Caserta, che da Napoli, immersi nel verde della natura è possibile  gustare momenti culturali-ricreativi nello storico  complesso polifunzionale Cinema-teatro Lendi, nato nel 1978,  nonchè deliziare il palato nel Ristorante Pizzeria Tarumbò situato nello stesso complesso, a completamento di un progetto mirato ad offrire ai visitatori un’esperienza di totale benessere.  

 

Tale progetto nasce dal sodalizio della famiglia Lendi, proprietaria del complesso polifunzionale e dei locali della pizzeria, con l’imprenditore Francesco Scarano, gestore del ristorante pizzeria, che in un matrimonio commerciale con il pizzaiolo, suo braccio destro, Raffaele Mancino, dal 2005 lavora con passione e professionalità crescente. Tutto questo per offrire qualità e gusto ai clienti che decidono di passare ad assaggiare piatti tipici della Campania, al Tarumbò, specialmente a quelli che dopo il lockdown sentono la necessità di fidarsi dei ristoratori e delle misure adottate per il distanziamento sociale. Proprio adesso, in questo periodo così delicato, Francesco Scarano, insieme al suo staff, si è rimboccato le maniche e prodigato affinchè tutto fosse sanificato ed in regola con le norme imposte per arginare la diffusione del coronavirus. In effetti l’imprenditore, pur lamentando un arresto del guadagno a seguito della chiusura, non si è lasciato fermare: non è il primo ostacolo che ha incontrato nella sua attività imprenditoriale. Certo, la portata di questa emergenza non è paragonabile a nulla che abbia visto in passato, ma sicuramente non è stato l’unica difficoltà che ha dovuto fronteggiare. Già nel 2008, quando la crisi economica scaturita a seguito della caduta del governo Berlusconi e l’impianto del governo Monti, aveva incrinato i consumi un pò in tutti i settori, si era dovuto reinventare anche stringendo la cinghia per far fronte alle spese e alla concorrenza. Con rinnovato spirito, dunque, lo staff del Tarumbò, ha gestito la ripresa dopo il lockdown, ricominciando piano e sperando presto di tornare a pieno regime, sempre nel rispetto delle norme imposte. 

 

Per voi lettori di Hermes Magazine  un’intervista a Francesco Scarano, attraverso la quale abbiamo tentato di scoprire ciò che c’è dietro il successo, dietro i sapori e i profumi dei piatti serviti in un ristorante che conta al suo attivo migliaia di visitatori. Lo abbiamo fatto  allo scopo di valorizzare la semplicità e la passione con cui si offre il lavoro nel suo globale: dalla scelta della materia prima di qualità all’offrire un servizio attento ai dettagli: caratteristiche che dovrebbero essere la costante per ogni attività.

 

Quali sono le origini del nome scelto per la pizzeria?

 

“L’idea è nata ascoltando un pezzo di Pino Daniele Bella ‘mbriane, un brano allegro, che mette voglia di fare, creare, muoversi. La musica del cantautore partenopeo suggerisce un armonioso intreccio fra tarantella, rumba e blues. Di qui l’acronimo Ta-rum-bò. Una scelta fantasiosa, originale, vincente, perchè trasmette positività e  dinamismo, proprio come la voglia di fare bene il proprio lavoro, del personale del locale.”  

 

Qual è il tipo di clientela che in genere visita la pizzeria e quali sono i costi medi dei menù offerti?

 

“La clientela del Tarumbò è in genere correlata all’attività teatrale e cinematografica e quindi ha in prevalenza un’età media alta, ma non manca di essere nutrita anche nelle fasce più giovani ed anche di bambini, che possono qui, usufruire di un’area giochi che permette di organizzare anche feste di compleanno. Il dettaglio “non proprio dettaglio” che ben predispone le famiglie, le coppie, le comitive è quello del costo contenuto, rispettoso delle tasche di tutti, ma corrispondente ad una qualità offerta, di prima scelta che si aggira in un range che oscilla tra i 10 e i 20 euro a persona.” 

 

Qual è il legame con cui lavora con il pizzaiolo?

 

“Ci dividiamo i compiti nell’approvvigionamento della materia prima, godendo della fiducia reciproca. Io mi reco personalmente ogni mattina al caseificio per scegliere i latticini freschi, come il Fiordilatte, la mozzarella di bufala, la ricotta, il parmigiano, la provola. Raffaele invece ha la responsabilità di scegliere verdure di stagione e di qualità ed ogni giorno con cura e didizione, va al mercato per selezionare i fiori di zucca, le patate, i pomodori a filo, la frutta di stagione  e tante altre prelibatezze della terra. E da qui nascono i sapori dei piatti che si preparano, serviti con pennellate di colore e annunciati da deliziose scie di profumi, che soddisfano anche l’olfatto e la vista.”  

 

I loro punti di forza  sono piatti semplici e genuini. Abbiamo chiesto a Francesco quali sono i più caratterisci e lui ci ha spiegato che per loro non c’è l’eccezione, ma la normalità. Infatti, abbiamo compreso ciò che voleva esprimere , molto bene: se è buona la pizza margherita o la marinara, che poco hanno di eccezionale, vuol dire che l’obiettivo è già raggiunto, senza effetti speciali, senza sapori extra che possono coprire i tradizionali, senza i quali, magari, questi ultimi, potrebbero risultare sciapiti. In quest’ottica ci presenta una serie di stuzzicherie come il tipico furillo  che altro non è che il fiore di zucca farcito di ricotta e poi fritto in pastella, o le crocchette di patate fatte dalle mani delle cuoche che danno alla cucina quel tocco di casalinga che rende tutto saporito e genuino, o le varie specialità di pizze, una tra tutte la Gustosissima del Presidente: una pizza che ha forma di una ciambella, con il buco al centro, che viene presentata con dei mini ripieni, ricotta e salame, ricotta e funghi, ricotta e prosciutto cotto, disposti sul bordo, alternati a pomodorini freschi, ed il centro riempito di prosciutto crudo, scaglie di grana e rucola. 

 

Non resta che assaggiare, perchè sicuramente ora voi che leggete avrete l’acquolina in bocca.