Perché mai dovrebbero essere definiti i diritti dei lettori? la lettura, infatti, è qualcosa di personale e privato, ma forse proprio per il fatto che non se ne parla, molte persone hanno iniziato ad allontanarsi. Spesso si considera troppo impegnativo leggere libri, un dispendio enorme di tempo ed energie. Magari si vergognano di lasciare un romanzo a metà, perché i loro amici “acculturati” divorano pagine su pagine e da bravi “puristi” quali sono, dicono che bisogna sempre arrivare alla fine per poter giudicare! Ma forse non è colpa loro… perché, semplicemente, a volte, la storia può deludere, e si rivela meno interessante di quanto sembri all’inizio.
Non è un po’ come con le persone, in fondo? Il libro giusto non è così scontato da trovare. Oppure dobbiamo limitarci a fagocitare testi senza formulare una nostra opinione personale? Come per l’amore e tante altre cosette importanti, dunque, spesso non esiste un vademecum, un’ etiquette, un trattato valido per tutti. Ma se ci fosse almeno una linea guida che riunisca i comportamenti comuni e parli dell’esperienza della lettura, sulla quale poi si può costruire la propria, personalissima, visione?
Insomma, non si nasce “imparati”. Se in famiglia nessuno legge, se anche a scuola nessuno trasmette l’amore per i libri e il rapporto che si potrebbe avere con essi, quante probabilità ci sono che un bambino cresca con l’interesse di ampliare la propria mente attraverso la carta stampata? Spoiler: davvero poche. Questa situazione si può evitare se da piccoli frequentiamo amici e conoscenti che riescono a trasmetterci voglia di conoscenza (ma di solito tendiamo a scegliere persone che ci somigliano), se qualcosa è sempre stato lontano da noi, molto probabilmente continuerà a esserlo.
I Diritti dei lettori di Pennac
Allora forse, con questo spirito e con uno scopo informativo, educativo e in un certo senso empatico, già nel ’99 Daniel Pennac aveva scritto i “Diritti dei lettori”. Perché leggere dev’essere un piacere, non un obbligo, e non bisognerebbe dare per scontato che tutti ne conoscano i benefici. Ecco riportati i suoi 10 diritti originari, a cui poi lo stesso scrittore integra l’undicesimo in tempi più recenti.
1. Il diritto di non leggere
2. Il diritto di saltare le pagine
3. Il diritto di non finire il libro
4. Il diritto di rileggere.
5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa
6. Il diritto al “bovarismo” (sull’immaginazione)
7. Il diritto di leggere ovunque
8. Il diritto di spizzicare
9. Il diritto di leggere ad alta voce
10. Il diritto di tacere
11. Il diritto di spegnere il telefonino per leggere tranquillamente
A questi ovviamente si possono aggiungere tanti altri spunti interessanti, che possono alleggerire la “tensione” provata da alcune persone nei confronti della lettura, solo perché qualcuno nella vita gliel’ha fatta sembrare un macigno inutile.
Dinamicità, digitale e “poliamore”
Il diritto di sottolineare le parti importanti che ci interessano; di leggere libri anche in formato digitale (sul Kindle, tra l’altro, le frasi sottolineate sono facilmente recuperabili!); di leggere più libri contemporaneamente (no, non è un tradimento, ma un “poliamore”!); di raccontare e ispirare gli altri in base alle storie che abbiamo scoperto; di leggere in qualsiasi luogo e in qualunque momento; di criticare un libro e lo scrittore, ma mai con cattiveria; di leggere il libro solo dopo aver visto il film. Poi il resto continuatelo voi!
Infine, ci dobbiamo limitare solo alla lettura di libri, o i diritti si possono far valere anche per ogni contenuto che incontriamo online e offline? La nostra mente, infatti, è la somma di ciò che usiamo per nutrirla. A volte può essere più formativo e illuminante un buon articolo di un forum online, piuttosto che un romanzo che pretende di insegnarci delle verità assolute sulla vita. Leggiamo (oppure no) e riflettiamoci su.
Sono di dicembre; credo nell’oroscopo? Sì e no. A volte lo uso volentieri come scusa per giustificare i miei difetti 😉 Ma la verità è che ognuno è unico a modo suo, e sono sempre più convinta che più si crede di sapere, meno si conosce. Io, ad esempio, ho 25 anni e non so ancora bene cosa farò da grande. Per il momento sono una “Digital Something“, mi occupo di comunicazione, marketing e web design. Quel che è certo, è che adoro esplorare la vita in tutti i suoi aspetti, e per questo ne scrivo con meraviglia e curiosità. Penso che la scrittura sia una tra le tante forme d’arte, utile ad esprimere la parte più autentica di sè.