Afterhours: il profondo significato di “Non voglio ritrovare il tuo nome”

Non voglio ritrovare il tuo nome” è il singolo pubblicato nel 2016 degli Afterhours, questo brano, davvero pieno di significato, fa parte dell’album dall’album “Folfiri o Folfox“, che parla di perdita, di dolore, ma anche di rinascita, un album carico di emozioni complesse, a volte dolorose.

Non voglio ritrovare il tuo nome” racconta il dolore per una storia d’amore che sembrava eterna, capace di sfidare il mondo, di vincere sul tempo e, invece, finisce, lasciando dentro dolore, amarezza e un senso d’impotenza devastante.

Scava sotto i buoni c’è un cadavere 
Sotto ai cattivi un angelo
Ucciso da un’idea
Dicevi che la gente ha ciò che merita
E tu eri mia
E noi soli non
Saremmo morti mai
Le apparenza ingannano, a volte le persone che sembrano buone e gentili, sono quelle che non hanno mai davvero sofferto, quelle che non hanno cicatrici sul cuore, ma le lasciano;  quelli che sembrano cattivi, invece sono persone che hanno il cuore ferito, così a pezzi che non riescono a fidarsi, che tengono tutti a distanza, perché, questo, è il solo modo di non farsi ancora male.

Qualcuno ha detto “l’amore è dare a una persona la possibilità di distruggerti ma confidare nel fatto che non lo faccia“: amare è questo, è sentire dentro sè una forza nuova, ma, allo stesso tempo, è sentirsi vulnerabili. Eppure guardiamo l’altro pensando che quella felicità ce la siamo meritata,  con la muta preghiera di non distruggerci, di non fare a pezzi il nostro cuore e, forse, ci crediamo davvero di essere “arrivati a casa”, ci crediamo davvero che le braccia dell’altro sono il posto dove rimarremo per sempre.
L’ho nascosto dentro me
Così bene in fondo a me
Che la vedo la tua luce, sai
Ma non riesco a ritrovare il tuo nome
Occhi blu
Non respiri più con me
Occhi blu
Io non ero come te
Ma non riesci ad esser mai
Davvero quel che vuoi
Ma se il legame che pensavamo eterno si spezza, allora anche dentro di noi si spezza qualcosa.
La rabbia, il dolore, il senso di impotenza, la negazione, i ricordi, i sogni, i progetti e un mix di emozioni confuse, si rimescolano dentro noi e tolgono il fiato, il sonno, la fame.
Forse è l’istinto di sopravvivenza che, alla fine, ci salva. Cerchiamo di chiudere i ricordi in fondo ad un cassetto della nostra mente, cerchiamo di non ascoltare le emozioni che ci si agitano dentro. I ricordi dell’altro affiorano, bussano, ma l’atro non c’è, è andato via, abbiamo subito la sua scelta e di fronte a questo siamo assolutamente impotenti, disarmati.
E forse la vita sta negli attimi, i per sempre dentro momenti fugaci; forse l’amore alberga fra le pieghe di difetti e differenze, perché l’amore forse non appiana le differenze, ma rende l’altro speciale anche per quelle. Vedere l’altro andare via è un dolore immenso anche perché non ci fa sentire accettati, ci fa sentire sbagliati, difettosi.
La vedo la tua luce, sai?
La vedo la tua luce, sai?
Ma non voglio a ritrovare il tuo nome
L’amore ti entra dentro, penetra affondo come veleno, un veleno capace di distruggere tutto quando perdiamo la persona amata. La risalita è lenta, faticosa, è come stare in apnea e non riuscire a risalire, forse neppure ti interessa respirare, riemergere dal buio per tornare alla luce, ma alla lunga il dolore corrode, ci fiacca, mangia cuore e anima e allora l’istinto di sopravvivenza, ad un certo punto, interviene, la spinta alla vita diventa forte, la combattiamo a lungo prima di abbandonarci ad ad essa.
Un uomo può distinguersi da un’ombra
Se cerca di esser sempre causa
Di quel che gli accadrà
E per te volevo
Diventare un uomo
Farti ridere
Ma ti ho odiato
Quando sei andata via
Cosa fa di noi ciò che siamo? Cosa ci rende esseri umani? Forse l’essere artefici del nostro destino, senza restare in balia degli eventi, barche che nella tempesta non mollano il timone, ma tengono la rotta e restano al timone, sempre.
Bastiamo a noi stessi, siamo completi anche da soli, ma amare è anche questo, avere l’altro accanto e, piano, piano cosa significa bastare a se stessi? Cosa significa essere completi da soli? In nome di quell’amore, sentiamo il bisogno di essere migliori, non diversi, semplicemente migliori.
Quando si è amato così tanto, un sentimento così dolce, riesce ad avere il sapore amaro del fiele, forse, per questo motivo, alla fine, nonostante l’amore, l’odio è uno dei sentimenti che sentiamo verso l’altro.
Ti nascondo dentro me
Per non ritrovarti più
La vedo la tua luce, sai?
Ma non voglio ricordare il tuo nome
Occhi blu
Tu non eri come me
Non sei tu
Chi respira su di me
La tua intelligenza non ti lascia sola mai
Dimentichi il sapore, sai
Dimentichi la voce
Ma lo sai che è stato meglio così
Occhi blu
Tu non eri come me
Non sei tu
Chi respira su di me
Vedevo la tua luce, sai
Come dentro a un incantesimo
Vedevo la tua luce, sai
Ma ho fatto un incantesimo
E tutto a un tratto non ci sei più
E poi succede, succede che la risalita, se pur dolorosa, lenta, lunga e difficile, ci porta in superficie e poco alla volta torni a respirare. Il dolore ti ha fiaccato, sfiancato, soffocato, cambiato e lo avrai accanto come un’ombra ancora per un po’, ma si è in superfice e l’altro è solo un ricordo sempre più lontano.