La storia della velista Jessica Watson

La storia della velista Jessica Watson

Una ragazza nata letteralmente sul mare, una donna con la navigazione nel sangue (alla faccia degli stereotipi!). Classe 1993, all’età di soli 16 anni, Jessica Watson è diventata ufficialmente la velista più giovane del mondo ad averlo conquistato, il mondo.

Il background

Originaria del Queensland australiano, dove vive ancora oggi, è stata cresciuta dai suoi genitori neozelandesi come una vera skipper della vela fin da bambina, e così anche i suoi 3 fratelli. La famiglia ha addirittura vissuto su una barca di 16 mt per 5 anni, per poi rimettere a nuovo e abitare un bus a due piani dismesso.

Lo spirito di adattamento e di avventura non manca di certo ai Watson, dall’animo – ormai l’avrete capito – piuttosto hippie e dinamico. Ispirandosi a “Lionheart” storia di un giovane ragazzo navigante,  Jesse Martin, che la madre lesse a Jessica quando era bambina, lei decise di intraprendere la stessa impresa per battere il suo record.

Quando ho sognato per la prima volta di fare il giro del mondo, la prima cosa che ha attirato la mia attenzione è stata la curiosità sul fatto che fosse o meno qualcosa di realizzabile. Volevo sfidare me stessa e ottenere qualcosa di cui essere orgogliosa. E sì, volevo ispirare le persone. Odiavo essere giudicata dal mio aspetto e dalle aspettative degli altri su ciò di cui era capace una “bambina”.

Il viaggio

A bordo della Ella’s Pink Lady, ha circumnavigato il globo da sola per quasi 7 mesi – per la precisione 210 giorni: i requisiti erano infatti che non facesse scalo e che non ricevesse assistenza da nessuno (non poteva ad esempio accettare cibo o aiuti da altre imbarcazioni). Poteva però comunicare via radio con le basi di navigazione e accettare consigli tecnici. È partita da Sydney il 15 ottobre 2009 ed è rientrata nello stesso porto il 15 maggio 2010, a tre giorni dal suo diciassettesimo compleanno.

Ha attraversato senza sosta Oceano Pacifico, Oceano Atlantico e Oceano Indiano; ma ciò non è bastato per far riconoscere il suo record dal World Sailing Speed Record Council (WSSRC)… per mere motivazioni di standard relativi alle distanze nautiche. In sostanza, non avrebbe compiuto abbastanza km per essere riconosciuta tra i record mondiali: ha percorso 19.630 miglia nautiche, senza arrivare alla “soglia minima” di 21.600 nmi – la previsione del suo viaggio era inizialmente di 8 mesi per un totale di 23.000 nmi.

Lo sconcerto di tutti dopo questa notizia raggelante, intrisa di una fiscalità che non tiene minimamente conto dell’aspetto umano della vicenda e della giovane età della ragazza, che anzi, probabilmente la penalizza sotto questo punto di vista dato che i marinai più esperti l’avevano definita “arrogante, irresponsabile e ignorante”.

Eppure ad accoglierla alla fine della sua magistrale impresa c’era nientemeno che il Primo Ministro australiano, e 75.000 persone al seguito. I suoi followers, a migliaia, non l’hanno abbandonata neanche per un istante durante il viaggio, mentre lei continuava ad aggiornarli sulle difficoltà che riusciva a superare da sola, incluse le riparazioni di periodiche avarie della barca.

Siccome questa è una storia che merita di essere raccontata, con una donna straordinaria come protagonista, per tutta risposta Netflix ha prodotto un docu-film sulla giovane prodigiosa navigante australiana, intitolato True Spirit e diretto dal famoso regista Sean McNamara.

“Haters gonna hate”, dicono… ed è proprio così: gli oppositori, rosiconi, tuttologi, invidiosi (e qualsiasi motivazione li spinga ad odiare) ci saranno sempre, per qualsiasi personaggio famoso. Quindi forza Jessica! Di sicuro noi siamo dalla sua parte. Una persona che non si arrende facilmente, un esempio per tutta la società.