Un vizietto napoletano

“Un vizietto napoletano” al Teatro Augusteo: Gianfranco Gallo fa ridere e riflettere

Lo scorso martedì 25 gennaio abbiamo assistito alla prima di “Un vizietto napoletano”, una commedia musicale scritta e diretta da Gianfranco Gallo in scena al Teatro Augusteo di Napoli, fino al 30 dello stesso mese. Lo spettacolo è un mix di colori, bizzarria e divertimento, ma presenta anche degli importanti spunti di riflessione, trattando delle tematiche quanto mai attuali.

La trama

La storia è liberamente ispirata a La cage aux folles”, il testo di Jean Poiret dal quale fu tratto nel 1978 anche il famoso film “Il vizietto” con Ugo Tognazzi per la regia di Eduardo Molinaro.

I protagonisti sono “Butterfly” – nome d’arte di Andrea Michelini (interpretato dallo stesso Gianfranco Gallo) – e il suo corpo di ballo, ovvero una compagnia di artisti omosessuali che si esibiscono nello storico locale “Banana blu”, dove tutto è possibile!

Qui siamo nel 2000, l’anno del Giubileo e quindi un anno particolare per la Politica che gestisce fondi per ristrutturazioni di strade e palazzi da inserire per i “percorsi “ da offrire ai pellegrini. Una serie di coincidenze porteranno “Butterfly” ad incontrare per la prima volta sua figlia (Lisa Imperatore), una giovane dai modi rozzi e paradossalmente meno femminile di suo padre che giunge al Banana per incontrare il genitore mai conosciuto. Il motivo: una cena con i parenti del suo futuro marito, che ci tengono a conoscere la situazione familiare della ragazza.

Ma come può andare a finire se uno di questi parenti è un esponente di “destra”, estremamente avverso a qualsiasi tipo di “diversità”?

E cosa, ancora, può succedere se la madre di lei è trattenuta in carcere e deve essere assolutamente sostituita da qualcuno che reciti la sua parte?

Il resto lo lasciamo all’immaginazione…

La varietà di toni, dal serio al burlesco

Nella commedia, intervallata da vari brani musicali cantati dagli stessi interpreti, si incrociano vari personaggi e con loro vari punti di vista sulla narrazione.

Tra i frequentatori del “Banana blu” c’è Aristide (Gianluca Di Gennaro), uno strano personaggio che frequenta il locale di nascosto e che per misteriose questioni personali deve mantenere in pubblico la fama di etero; un ruolo importante è affidato poi ad Antoine (Gianni Parisi), fedele compagno di Butterfly  che con il suo buonsenso dona maggiore seriosità e sensibilità allo spettacolo. La comicità più pura è rappresentata invece da Salvatore Misticone (il signor Scapece di “Benvenuti al Sud”), che ad ogni suo minimo movimento fa scattare la risata del pubblico.

Infine, ma non ultimo per importanza, una menzione speciale va a Gianfranco Gallo, che si dimostra qui un attore versatile, che sa passare con duttilità dalla spietatezza del Don Avitabile di “Gomorra” alla delicatezza di un’artista come “Butterfly” – che a tratti, durante i monologhi, ricorda un Robin Williams in “Mrs. Doubtfire” –  oltre che un regista sensibile, che ha saputo rappresentare il conflitto tra omosessualità e “mondo esterno” in maniera comica ma senza scadere nel banale e ridicolo.

La riflessione di Gianfranco Gallo

Con le scene di Flaviano Barbarisi, i costumi di Anna Giordano e le musiche di Vincenzo Sorrentino che enfatizzano la messinscena, lo spettacolo presenta una forte carica emotiva che ha saputo valorizzare l’aspetto umano dei suoi protagonisti.

In questa storia l’omosessualità non è per nulla etichettata come “diversa”, piuttosto vengono resi in modo eccessivo e ridicolo proprio quei personaggi “comuni” e chiusi sulla loro visione di un mondo “etero”. Lo stesso Gianfranco Gallo in un’intervista afferma:

“Lo spettacolo musicale al quale il pubblico assisterà è un tourbillon di situazioni comiche portate, spero con eleganza e puntualità, fino allo svolgimento finale. Un mix di personaggi, musiche ed esilaranti situazioni che sorprenderanno per la novità delle loro tinte. Ho cercato l’umanità e non la caricatura fine a se stessa, ho reso ridicolo l’imbarazzo della gente cosiddetta “comune” e non il “diverso”, che nel mio spettacolo è l’unica vera realtà ammessa e consentita.”