La pasticca divina: amor che nulla amato, amar t'infinocchia (Pt2)

La pasticca divina: amor che nulla amato, amar t’infinocchia (Pt2)

“Amor che nulla amato, amar perdona”

La comincio così, questa seconda parte della pasticca divina, dedicata al quinto canto dell’inferno di Dante: con la citazione forse più emblematica di tutta la Divina Commedia. Nella prima parte, cari i miei impasticcati avevamo sviscerato un po’ di più, il mondo infernale dove la passione e l’ardore bruciava il deretano a tanti altri, oltre che a Paolo e Francesca, ma in questa seconda pasticca (divina) ci dedicheremo proprio alle loro entusiasmati figure amorose tra reale e fantastico.

Chi sono Paolo e Francesca?

Paolo e Francesca da Rimini sono, molto semplicemente, due cognati che si sono innamorati, nel momento esatto in cui il caro Paolo Malatesta (racconta anche il nostro Boccaccio) ha fatto alla sua dolce metà una proposta di matrimonio, tralasciando un piccolo particolare: Francesca non si sarebbe sposata con lui, bensì con suo fratello Gianciotto Malatesta, signore di Gradara. Che già dal nome, non presupponeva nulla di gradevole, anche dopo essersi levato le mutande e messo a letto a luci spente.

La leggerezza del dolore

Poeta, volontieri
parlerei a quei due che ‘nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggieri»

Dante e Virgilio, vagano nel quinto girone infernale e qui le anime sono sospinte da un vento fortissimo, che le sbatte di qua e di là come canovacci distesi sotto una tornado, ma in quel turbinio, si vedono, insieme, Paolo e Francesca, che appaiono uniti anche nella “leggerezza del dolore“, che stanno vivendo. Dante in questo capitolo, prova quasi compassione per queste anime dannate, una sorta di pietas o empatia che lo farà soffrire nell’ascoltare il racconto dell’amore tragico e drammatico tra i due.

Personaggi reali e spetegules

Come già ribadito più volte, nella commedia, i personaggi sono reali, e le vicende storiche, sono vere, anche se la storia di questi due birichini appare molto lacunosa, ma grazie agli “spetegules” di  Boccaccio, Petrarca, Silvio Pellico e D’ Annunzio abbiamo  arricchito la narrazione con particolari di grande fascino, volti a farci capire qualcosa in più di questa storia e leggenda.

Dalla pentola alla brace infernale solo per amore

Francesca aveva quindi, a quanto si evince, contratto matrimonio a sua insaputa con questo tizio che proprio non le piaceva. Era brutto, zoppo ma aveva dalla sua un’avvenente carriera politica. Il fratello, invece, a confronto sembrava un adone ed è forse per questo motivo che la bella Francesca credendo di sposarsi con il più bello, si è ritrovata poi infinocchiata come un tubero a primavera con il Giancy.. Ma Francy, non demorderà e come le migliori saghe delle soap opera che guardavo con nonna, tradirà il marito bifolco, con il cognato fico. E questo tradimento alle promesse nuziali, condurrà i due adulteri, dritti dritti nel quinto girone infernale.

Galeotta fu la spia

Si narra che i due, dopo lo sventurato matrimonio, si rivedevano spesso, soprattutto quando il marito di lei ed il fratello di lui si assentava per questione lavorative. I due, a quanto pare non si sono mai spinti oltre, anche se, si leggeva chiaro in faccia all’uno e all’altra che c’era un ormone frizzantino nell’aria. Un terzo fratello,  Malatestino dell’Occhio, così chiamato perché aveva un occhio solo “ma da quell’uno vedeva fin troppo bene”, spiando, s’accorse degli incontri segreti e degli sguardi languidi tra Paolo e Francesca. Cosi, non facendosi gli affari suoi, decise di confessarlo, al cornuto, il quale proprio durante, il primo bacio casto, tra i due, scoperchia il vaso di pandora e fa una strage di sangue.

…e il libro

Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante

Nella Divina Commedia, Dante fa parlare Francesca che rivela al lettore la dinamica del fattaccio, solo in parte, o meglio si ferma, al bacio, tra lei e il buon Paolo, mentre stavano leggendo una parte del libro “I cavalieri della tavola Rotonda” tra Ginevra e Lancilotto.

L’amor che unisce anche nel dolore

Amor

Fonte Foto: Bandiere Arancioni

Dante non ce lo dice cosa succede poi, nella realtà dei fatti a quel che appare tra gli scritti, i due verranno ammazzati da Gianciotto, nella realtà Divina, Dante, non sospinge oltre. Decide di lasciar libera la fantasia del lettore sul “cosa è accaduto dopo”. Quello che piace di questo canto, a me (e spero a molti altri) è la potenza dell’amore, della passione e del “guarda dove ti può portare un libro”. O una canzone, o una parola, alla morte? all’amore? Ma non è forse la stessa cosa?