Secondo la leggenda, sul sarcofago del faraone Tutankhamon aleggia una maledizione. Pare infatti che sopra fosse inciso questo ammonimento: “La morte sopraggiungerà su rapide ali per colui che disturba la pace del re.”
Le morti misteriose
Ad avvalorare questa tesi vi sono le numerose morti susseguitasi dalla scoperta della tomba. Il primo a morire fu il finanziatore dell’opera di ricerca e scavo, il Conte di Carnarvon, nel 1923: fu punto da un’ape e fu costretto a letto con la febbre fino al sopraggiungere di una polmonite letale. Le vittime del sortilegio sarebbero state altre 20, dall’archeologo Arthur Mace all’egittologo James Beasted. Si tratta ovviamente di vere e proprie bufale, che negli anni hanno forse contribuito ad aumentare la fama del faraone ai nostri occhi.
Il ritrovamento
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Ma torniamo al ritrovamento. A scoprire questo inestimabile tesoro fu l’archeologo Howard Carter. Gli scavi nella Valle dei Re si trascinavano ormai da anni senza esito quando, sul punto di arrendersi, lo studioso e gli operai ritrovarono una scala che portava fino in profondità e si fermava di fronte a un’apertura sigillata. La ricerca procedette con cautela, per non rovinare i reperti. E, se inizialmente Carter e il suo finanziatore trovarono solo stanze vuoto e saccheggiate, alla fine furono ripagati di tanti sforzi. Celebre è lo scambio tra lui e Carnarvon: “Vedo cose meravigliose” sussurrò a quest’ultimo appena si ritrovò davanti al corredo funerario di Tutankhamon.
La tomba KV62
Fonte foto: Oltre la Linea
La tomba del sovrano d’Egitto era contrassegnata dal simbolo KV62, ovvero King’s Valley (Valle dei Re), reperto numero 63. Dentro vi erano elementi preziosi, gioielli, vasi e persino un trono completamente in oro. Furono ritrovati anche sei cocchi cerimoniali, utilizzati dal faraone per spostarsi durante le battute di caccia. Nell’anticamera della tomba si trovavano due statue costruite per vegliare sul defunto durante il passaggio al regno dei morti. Nella stanza principale si trovava invece un tabernacolo di legno con i vasi canopi: delle anfore che contenevano le viscere del defunto. C’era poi la mummia vera e propria: indossava una maschera funeraria decorata con lapislazzuli e pietre vitree ed era adagiata in una bara di legno dorato.
L’autopsia
La mummia, ovvero il corpo imbalsamato, fu analizzato per la prima volta nel 1925. Dall’autopsia emersero le condizioni del cadavere: si era conservato malissimo ed era incollato al suo contenitore a causa dell’unguento usato per la mummificazione, che nel tempo si era trasformato in una specie di attack. Nel tentativo di staccarlo, Carter spezzò varie ossa e prese letteralmente a coltellate il corpo.
Howard Carter
L’archeologo ed egittologo Howard Carter era originario di Kensington, in Inghilterra. Iniziò ad appassionarsi alla cultura egizia grazie al padre e fece la sua prima spedizione grazie a un finanziamento del British Museum. La sua carriera fu comunque travagliata: nonostante i numerosi ritrovamenti, un incidente diplomatico con la Francia lo portò ad essere licenziato. Rimase comunque a vivere in Egitto e per mantenersi disegnò acquerelli. Grazie all’entusiasmo di Lord Carnarvon e al suo aiuto economico, riuscì in quella che fu la sua più grande impresa.
Carter morì a 65 anni, molto giovane. Tuttavia, questo non ha niente a che fare con la maledizione, perché erano ormai passati 17 anni dalla scoperta della tomba del faraone.
Giornalista, lettrice professionista, editor. Ho incanalato la mia passione per la scrittura a scuola e da allora non mi sono più fermata. Ho studiato Scrittura e Giornalismo culturale e, periodicamente, partecipo a corsi di tecnica narrativa per tenermi aggiornata.
Abito in Calabria e la posizione invidiabile di Ardore, il mio paese, mi fa iniziare la giornata con l’ottimismo di chi si ritrova la salsedine tra i capelli tutto l’anno.