Fonte foto: Nospoiler
Non riusciremo mai a togliercele dalla testa, hanno caratterizzato la nostra infanzia, vorremmo farle imparare ai nostri figli, ma niente, loro preferiscono Peppa Pig: ecco la nostra lista delle 10 canzoni dei cartoni animati che non riusciremo mai a toglierci dalla testa.
Riascoltiamole insieme per un tuffo nel passato.
1. L’uomo tigre
Lui, proprio lui, un uomo potentissimo “che lotta contro il male” con una maschera da tigre.
L’anime, tratto un manga scritto da Ikki Kajiwara e illustrato da Naoki Tsuji, racconta di un lottatore dal passato difficile, in perenne conflitto con la Tana delle Tigri, un’associazione criminale che addestra e sfrutta lottatori in modo disumano.
Sfide mortali all’ultimo sangue, ricatti e tradimenti, ma quello che tutti ricordiamo di questo cartone animato cupo e violento è la sua sigla dal titolo “L’Uomo Tigre” de I Cavalieri del Re, scritta da Riccardo Zara e pubblicata nel singolo Angie/L’uomo tigre.
Riascoltiamola insieme:
2. Heidi
Tematiche molto più concilianti quelle della piccola Heidi, bambina che vive sui monti insieme a caprette che fanno ciao. Certo, c’è un nonno burbero e una signorina Rottenmeier la cui pignoleria e severità sono diventate proverbiali. Ma ogni rigidità si scioglie come il burro davanti alla bontà e dolcezza incondizionata di Heidi.
L’anime è tratto dall’omonimo romanzo dell’autrice svizzera Johanna Spyri (1880)
La sigla italiana è cantata da Elisabetta Viviani, con testo di Franco Migliacci e musica originale di Christian Bruhn ed ebbe un record di vendite superando un milione di copie vendute.
Dell’anime esiste un remake del 2015, realizzato in computer grafica 3D, ma di quello non ne vogliamo sapere niente.
3. Holly e Benji
Sfide calcistiche della durata di 15 episodi, palloni ovalizzati tirati verso l’infinito, un ottovolante di personaggi caratterizzati in maniera molto netta: come dimenticare Bruce e Patty, Mark Lenders, Julian Ross, i gemeli Derrik e Roberto Sedinho. Eppure l’essenziale è già tutto ricordato nella sigla: “Holly si allena tirando i rigori, Benji si allena parando i rigori”.
L’anime è tratto dal manga dal titolo “Capitan Tsubasa”, ideato da Yōichi Takahashi nel 1981, che è diventato il titolo di un remake più recente e più fedele all’originale.
4. Jeeg Robot
L’epoca dei robottoni è illuminata da Jeeg Robot d’Acciaio, che ha per protagonista Hiroshi il quale, grazie alla sua invulnerabilità, è destinato a proteggere l’umanità.
La sigla è anche più famosa della trama molto complessa e spesso seguita in maniera intermittente, in un’epoca in cui non era usuale né previsto il binge watching. Il brano fu cantato sulla base originale giapponese scritta da Michiaki Watanabe, da Roberto Fogu.
Molte sono state in Italia le cover del brano. Una delle ultime è la colonna sonora del film “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti (2015), cantata dall’attore Claudio Santamaria, anche interprete del protagonista del film.
5. Lupin
Di anime sul personaggio di Lupin III ce ne sono diversi, ma una delle sigle più iconiche riguarda la serie “Le nuove avventure di Lupin III”. Il brano è intitolato “Lupin – Fisarmonica” per la presenza di una fisarmonica che suona una variante del liscio romagnolo, chiamato valzer parigino. Il motivetto configura in effetti un’atmosfera francese che ben si adatta al personaggio tipicamente parigino. Il testo è di Franco Migliacci e la musica è di Franco Micalizzi.
Al momento della scelta della sigla, il brano venne preferito ad un’altra proposta de I Cavalieri del Re, specializzati in sigle di cartoni. Il coraggio fu premiato da quanti ancora oggi la ricordano e la cantano.
6. Lady Oscar
Restiamo a Parigi, ma in tutt’altra epoca, quella di Maria Antonietta e della Rivoluzione Francese. Lady Oscar è una guardia reale educata di da piccola come un uomo. L’anime è tratto da “Le rose di Versailles”, un manga scritto e disegnato da Riyoko Ikeda.
La sigla più famosa composta e cantata dal gruppo I Cavalieri del Re, con solista Clara Serina, raggiunse il settimo posto nella hit parade.
7. Candy Candy
Molti anime hanno come protagonisti personaggi dall’infanzia difficile, spesso rifiutati dai genitori e finiti in orfanotrofio. Non fa eccezione Candy Candy, tratto dal manga giapponese di Kyoko Mizuki e disegnato da Yumiko Igarashi.
Molte sono le avventure della dolce Candy, dalle sue famiglie di adozione, prima i perfidi Legan e poi gli Andrews, al collegio di Londra e due i suoi principali amori, Anthony e Terence.
Ma ad essere un vero e proprio cult è la sigla che ci ricorda tutta la zuccherosità del personaggio. Fin troppa. La musica di Mike Fraser e Bruno Tibaldi, testo di Lucio Macchiarella, voce dei Rocking Horse.
8. Lamù
L’adolescente anni ‘80 che non si è segretamente innamorato di Lamù, alzi la mano.
Lamù è una sexy extraterrestre che indossa solo un bikini tigrato e delle intoccabili corna, che è scesa sulla terra per dare un’occasione ai terrestri di salvarsi da un’imminente conquista extraterrestre della terra.
Ma parliamoci chiaro, di questo anime a tratti cupo e apocalittico e a tratti divertente, bizzarro e scollacciato, non abbiamo mai capito tutto fino in fondo.
Molti erano i momenti criptici e oscuri. La stessa sigla, dal motivetto allegro e solare, nasconde un vero e proprio mistero.
Dalla prima messa in onda su Telecapri nel 1981, fino agli anni ‘90 la serie è stata accompagnata da una sigla di cui non si conosce né il titolo, né l’interprete, né l’autore. Il brano, inserito anche in una prima edizione di videocassette, fu poi sostituito dalla sigla originale giapponese, per non incappare in problemi relativi al copyrigh.
Molte sono state le ricerche condotte sul brano. Dal 2007 il brano risulta depositato in SIAE con il titolo “Lamù, la ragazza dello spazio” e accreditato a Mirko Fabbreschi, cantante della band Raggi Fotonici, il quale però non se n’è mai attribuito l’autorialità e si è sempre detto disponibile a cedere i diritti qualora i veri autori li avessero reclamati.
Nel 2020 alcuni fan sono risaliti a Noam Kaniel e Ciro Dammicco, come possibili interpreti, i quali hanno confermato. Ma ad oggi non è possibile reperire una registrazione del brano completo.
9. Pollon
“Sulla cima dell’Olimpo c’è una magica città, gli abitanti dell’Olimpo sono le divinità”, ed è di questo che parla Pollon, che mescola elementi di mitologia greca classica a riferimenti della cultura giapponese.
Pollon è una piccola aspirante Dea, tenera e combinaguai, che tende troppo spesso a risolvere tutto con una strana polverina magica su cui per fortuna da bambini non ci facevamo troppe domande.
La sigla è interpretata dalla dea italiana della musica per cartoni animati, Cristina D’Avena, ed è scritta da Piero Cassano dei Matia Bazar e Alessandra Valeri Manera, autrice televisiva. Sarà per questo che è un piccolo capolavoro.
10. Occhi di Gatto
Girl power, tutine aderenti e trame crime. Questo e molto altro in Occhi di gatto, tratto da un manga di Tsukasa Hōjō. È la storia di tre sorelle ladre che lavorano sotto copertura in un caffè.
Le tre sexy sorelle di dedicano ai furti con un unico scopo: recuperare le opere d’arte appartenute al loro defunto padre e sottratte dai nazisti.
Naturalmente, una di loro è fidanzata con un poliziotto sulle tracce di Occhi di Gatto.
La sigla italiana, scritta da Alessandra Valeri Manera con la musica di Ninni Carucci ed interpretata da Cristina D’Avena. La voce è accompagnata da un sax un po’ tamarro, ma ai tempi ci piaceva moltissimo.
Tutti insieme: “Oh-oh-oh-oh Occhi di gatto, Oh-oh-oh-oh Occhi di gatto…”
Classe ’84, laureata in lingue straniere e discipline dello spettacolo. Ama il cinema, le serie tv, il teatro, l’arte e la scrittura. Indossa spesso gli occhiali da sole “per avere più carisma e sintomatico mistero”.
Ha scritto due fumetti (“I Voccapierto’s – Le Origini” e “I Voccapierto’s – Back to the Vocca”) e ogni tanto insegna quel poco che ha imparato in giro. Il resto del tempo aspetta che suo figlio si addormenti per leggere un libro.