La legge di Lidia Poët è la serie Netflix uscita il 15 febbraio 2023, che si ispira alla vita di Lidia Poët, la prima donna della storia ad essere diventata avvocato.
Chi era Lidia Poët
Lidia è piemontese e vive tra la seconda metà del ‘800 e la prima del ‘900. Studia giurisprudenza e non si accontenta di insegnare, tenta con tutte le sue forze di esercitare la professione di avvocato. Nel 1881 si laurea con il massimo dei voti presso la facoltà di giurisprudenza di Torino e dopo due anni di praticantato ineccepibile presenta la domanda di iscrizione all’ordine degli avvocati. Una professione che in teoria, in base alle leggi, non è preclusa alle donne. Siamo al 9 agosto del 1883 e Lidia riesce, con ben otto voti favorevoli e 4 contrari, diventare a tutti gli effetti un’avvocata. Purtroppo però il Procuratore Generale del Re fa ricorso e lo vince ad una velocità che la nostra odierna burocrazia sbianca nel ricordare. L’11 Novembre del 1883 Lidia viene radiata dall’albo ma questo non la ferma e il 28 novembre dello stesso anno presenta a sua volta ricorso direttamente alla Corte di Cassazione. Lidia continua a lottare e grazie al Consiglio Nazionale delle Donne italiane (del quale fa parte), all’età di 65 anni, nel 1919 torna ad essere un’avvocata. Lidia per noi non è solo un esempio ma è anche lo specchio del suo tempo ecco perché è importante ricordare che cos’è a permettere alle donne, a partire dal 17 luglio del 1919, la pratica di determinate mansioni: l’abolizione dell’autorizzazione maritale (una norma che viene inserita nel codice civile nel 1865 e che viene introdotta per permettere all’uomo di avere il totale controllo sui beni materiali ma soprattutto atta ad ribadire la condizione inferiore della donna che doveva chiedere al marito il permesso per comparire in appello e per iniziative legate al patrimonio o di natura giuridica). Alla luce di questa piccola porzione di vita di Lidia non stupisce che abbia scelto di non sposarsi mai.
La sentenza
La serie Netflix inizia proprio da qui ed anche se il popolo dei social si è un po’ indignato nel sentire i dialoghi sessisti ne La legge di Lidia Poët è proprio la lotta che le donne forti hanno dovuto, e in alcuni casi devono ancora, affrontare che viene portata alla luce. Una forza dettata anche dalla disperazione ma soprattutto dalla consapevolezza capaci. La pellicola non fa che riportare le parole presenti sui documenti:
“L’avvocheria è un ufficio esercitabile soltanto da maschi e nel quale non devono immischiarsi le femmine […] sarebbe disdicevole e brutto veder le donne discendere nella forense palestra agitarsi in mezzo allo strepitio dei pubblici giudizi, accalorarsi in discussioni che facilmente trasmodano e nelle quali anche, loro malgrado, potrebbero essere tratte oltre ai limiti che al sesso più gentile si conviene osservare”.
Per non parlare poi del fatto che l’abbigliamento bizzarro che la moda impone alle donne sminuirebbe il valore della toga.
La Legge di Lidia Poët
Si tratta di serie Netflix di produzione italiana e di ottimo livello creata da Guido Iuculano e Davide Orsini, diretta da Letizia Lamartire e Matteo Rovero.
La serie è molto aderente alla vita reale di Lidia (Matilda De Angelis) che collabora davvero con il fratello Enrico (Pier Luigi Pasino). Nella vita reale lidia si occupa soprattutto di casi legati ai minori e ai diritti dei detenuti. Nella mini serie, che conta un totale di sei puntate, Lidia ed Enrico hanno poco tempo per mostrare i casi dei quali si occupano. Così la produzione ha puntato a dei casi non eccessivamente complessi ma capaci di mostrarci uno scorcio della società dell’epoca. La serie è stata girata interamente a Torino e presentata in anteprima il 13 febbraio presso il Cinema Massimo della città. Si tratta di una produzione che è stata sentita molto sul territorio che ha viste coinvolte diverse realtà tra le quali la Fondazione Teatro Regio che ha creato, nei suoi laboratori artistici, alcuni degli elementi di scena di fine ‘800. Nella serie, oltre ad alcune zone del centro città trovate anche alcuni scorci del bellissimo monumentale, il più antico d’Italia, del quale vi ho parlato sempre per Hermes Magazine qui.
Lavoro come grafica-creativa, illustratrice e content editor freelance.
Sono diplomata in grafica pubblicitaria e parallelamente ho studiato disegno e copia dal vero con Loredana Romeo.
Dopo il diploma ho frequentato beni culturali presso l’università di lettere e filosofia e parallelamente seguivo un corso di formatura artistica, restauro scultoreo e creazione ortesi per il trucco di scena.
A seguire l’Accademia Albertina di Belle Arti con indirizzo in grafica d’arte (che mi ha permesso di approfondire: disegno, illustrazione, incisione, fumetto).
Sono sempre stata interessata e assorbita dal mondo dell’arte in tutte le sue forme e dopo la prima personale nel 1999-2000 non ho mai smesso di interessarmi alle realtà che mi circondavano.
Nel 2007 ero co-fondatrice e presidente dell’Associazione Arte e Cultura Culturale Metamorfosi di Torino e in seguito ho continuato e continuo a collaborare con vari artisti e ad esporre.
L’amore per l’arte in tutte le sue forme, il portare avanti le credenze e le tradizioni familiari hanno fuso insieme nella mia mente in modo indissolubile: filosofia, letteratura, esoterismo, immagine e musica.