Nicola Pesce il più giovane editore della storia intervista

Nicola Pesce, il più giovane editore della storia

Edizioni NPE è una casa editrice molto attiva nel mondo editoriale, specializzata in fumetti e graphic novel. Il suo fondatore, Nicola Pesce, ha deciso di crearla a soli sedici anni, compiendo una scelta tanto coraggiosa quanto insolita per la società attuale.

Oggi, NPE vanta un catalogo di qualità conosciuto in Italia e all’estero.

Nicola Pesce

Fonte foto: Pagina Facebook Nicola Pesce Himself

L’intervista 

Lei è il più giovane editore distribuito della storia: ha fondato, infatti, Edizioni NPE quando era ancora minorenne. Qual è stata la forza motrice capace di spingerla a compiere una scelta singolare per un ragazzo di 16 anni?

“Devo ammettere che la vera forza motrice è stata la rabbia. Amavo scrivere e tutti i miei romanzi venivano rifiutati in malo modo dalle altre case editrici. Alcune non mi rispondevano proprio, altre mi mandavano un modulo prestampato («Non rientra nel nostro Programma») e altre ancora prima mi illudevano e poi mi domandavano denaro.

Così, sempre più frustrato e irritato, mi sono detto: «Mo me la faccio io una casa editrice!». Con l’idealismo degli adolescenti, pensai che mai più un autore avrebbe dovuto patire le umiliazioni che, come autore, avevo dovuto patire io. Oggi dopo vent’anni siamo qui con educazione e rispetto nei confronti di tutti, rispondiamo alle proposte entro una settimana (non sei mesi come di solito accade) e chiariamo benissimo le nostre motivazioni in caso di rifiuto.

Posso dire che la rabbia accumulata è stata così tanta che tuttora mi porta avanti in questa avventura!”

Quali sono i punti di forza della sua azienda?

“Credo che il punto di forza maggiore sia la semplicità. Io non sapevo nulla di come funzionasse una casa editrice quando la fondai. E tuttora non ho idea di come gli altri editori facciano le cose. Sono un outsider che si è messo in testa di fare una cosa a modo suo. Faccio un esempio a caso: noi non abbiamo mai avuto un ufficio, e non abbiamo telefoni. Prima del Covid ci prendevano tutti in giro, sostenendo che lo smart working fosse una sciocchezza. Adesso ci invidiano tutti. Noi facciamo smart working dal 2004, senza telefonate e senza videoconferenze. Le decisioni le prendiamo insieme, ci condividiamo video scemi sui social e ci vogliamo bene. Senza particolari gerarchie o leggi immutabili.”

Nicola Pesce, autore oltre che editore

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Fonte foto: Pagina Facebook Nicola Pesce Himself

 

Apprendo dalla sua biografia la reticenza a pubblicare i suoi romanzi fino al 2019. Cosa le ha fatto poi cambiare idea?

“Non volevo pubblicare romanzi con il mio stesso nome, essendo io l’editore. Inoltre, ho vissuto un periodo ultradecennale molto difficile nel quale avevo completamente smesso di scrivere. Ma continuavo a vedere le opere di molti autori e mi dicevo: io in una settimana potrei scrivere un libro migliore. Oppure: se gestissi i miei social cinque minuti al giorno, potrei essere più seguito di Pinco o di Pallino.

Finché non ce l’ha fatta più e ho voluto provare. Il mio primo romanzo (‘Le cose come stanno’) ha venduto un po’ più della media degli altri libri della casa editrice (oggi lo abbiamo già ristampato tre volte, sorte che capita piuttosto raramente). Il secondo, ossia ‘Il fiato di Edith’, superò le 5.000 copie vendute e da quel momento tutto è decollato.”

La magia della lettura

Parliamo de La volpe che amava i libri, il suo titolo più amato. L’animale protagonista conosce la magia della lettura e non può più farne a meno, tanto da rubare i libri per portarli nella sua tana e affrontare l’inverno: quanto c’è di Nicola Pesce in questo personaggio?

“Un terzo! Il libro ammette candidamente che tutti i personaggi presenti sono parti di me. C’è la volpe autistica (c’est moi!), un topolino dolcissimo (eh sì, sono proprio io, un energumeno dolce di 110 kg) e un corvo cattivissimo (questa parte di me, meglio non incontrarla!).

I libri mi hanno aiutato a superare molti inverni da quando sono al mondo. Alcuni inverni sono durati anche dieci anni.”

Metaforicamente parlando, cosa potrebbe rappresentare la stagione dell’inverno siberiano per la società attuale?

“La società è sempre nella stessa situazione da cinquemila anni. Non riesco bene a fare come chi conosce solo gli anni in cui vive e allora dice che sono cacca-pupù e prima era meglio. O è sempre inverno, o è sempre primavera. Secondo me chi vede tutto buio lo fa perché si sente impotente. Io invece sento di stare facendo qualcosa, di stare coltivando l’amore per i libri e per la gentilezza in me e nelle persone che mi seguono sempre più numerose.”

E cosa potrebbe tornarci utile per affrontarla e aspettare la primavera, oltre la lettura?

“È primavera quando lo decidi tu. La mattina ti svegli e decidi se essere triste o entusiasta. Come diceva quel monaco buddhista? Estatico. Ogni mattina sta a te scegliere se è inverno o primavera, se essere triste o estatico. Io la mattina mi sveglio e scelgo di essere estatico. E mi do da fare. E non mi lamento. Chi si dà da fare per il proprio bene e per quello degli altri non ha tutto questo tempo di lamentarsi della situazione attuale.

Perciò secondo me può tornare utile, qualunque stagione sia, stare zitti un’ora al giorno e fare una passeggiata. Durante quella passeggiata pensare a cosa si può fare su sé stessi concretamente per migliorare la propria vita. Tutti i pensieri in cui gli altri devono cambiare, li puoi cestinare. Valgono solo i pensieri dove a cambiare sei tu, dove a fare qualcosa sei tu.”

La volpe che amava i libri di Nicola Pesce

Fonte foto: Amazon

Aliosha era una volpe diversa dalle altre, perché amava i libri. Leggere fa la differenza anche per gli esseri umani? Chi legge è, in qualche modo, diverso dai suoi simili?

“Io partirei dal chiarire un mio personalissimo punto di vista. Innanzitutto, secondo me, non tutti i libri sono buoni. Più andiamo avanti e più i libri diventano una feccia inutile. Perché vengono scritti per vendere, per fare soldi, e non più per capire, per indagare dentro di sé. È come vedere un palazzo di oggi e il Pantheon a Roma. Prima le cose si facevano in un altro modo. Quindi non credo che «leggere» sia una qualche soluzione.

Per me la soluzione è concentrarsi nelle cose che si fanno, con amore e dedizione, cercando di migliorarsi. Ovviamente ci infilerei dentro qualche libro come parte di un percorso.

Quando vedo persone che si vantano di aver letto trenta libri in un mese, mi sento in imbarazzo per loro. È come vantarsi di aver bevuto trenta birre. Non lo comprendo. Allora chi ne ha letti trenta sarebbe meglio di chi ne ha letti tre?

Solo con amore per la cultura, calma e dedizione, sempre secondo il mio umile parere, si può arrivare a fare della lettura uno strumento utile per l’anima e per il mondo.”

Recentemente è diventato un autore Mondadori: quali sono i vantaggi e gli svantaggi di fare parte di una realtà editoriale diversa da quella che ha fondato, in cui non è lei a prendere tutte le decisioni?

“Oh, io ti confesso che ero così stanco di prendere io tutte le decisioni! Non è bello come sembra. Ho fatto degli incubi in cui, dal momento che facevo tutto io, finivo per compare io stesso i miei libri. Per fortuna i lettori mi hanno fatto capire che potevo uscire dalla mia testa!

Come autore, stranissimo a dirsi, ho raggiunto dei livelli di notorietà e copie vendute che una casa editrice piccola non potrebbe reggere. ‘La volpe che amava i libri’ ad oggi ha venduto, contando solo il cartaceo, 30.000 copie. Un sacco di copie in più… non le ho vendute! Perché finivano sempre le edizioni, i distributori esaurivano le copie. Bisognava allora andare in ristampa, passava un mese… Invece con Mondadori il piano distributivo fila tutto più liscio: le copie ci sono sempre, le trovi ovunque. Il lettore che mi segue su Facebook o su Instagram non deve più convincere il librario che Nicola Pesce esiste e i suoi libri si possono ordinare. Se va in libreria e dice «Mondadori» il libraio dice sì e fa l’ordine, se la copia non è già tra gli scaffali.

Inoltre, quando esce il mio libro nuovo con una casa editrice così grande è uno spasso: entro in qualsiasi libreria e per un paio di mesi trovo una pila di copie all’ingresso. Questo è un potere che io come editore non ho ancora.”