Fonte foto di copertina: Lisa Martignetti
Ben ritrovati miei amati impasticcati, con la lettura di un nuovo articolo delle nostre pasticcotte letterarie. Oggi, tratteremo la seconda parte della conoscenza dell’autore Ugo Foscolo, al quale abbiamo dato l’appellativo di “promoter della cultura emo”.
Non credete sia incredibile, come in fondo, ogni letterato che abbiamo trattato sia estremamente attuale da qualsivoglia punto di vista nonostante le epoche arcaiche in cui ha vissuto? Credo che questo sia un concetto chiave, della letteratura. E che spesso sfugga agli occhi di molti studenti che considerano l’ora di italiano, solo testi e grammatica, quando invece è pura e semplice vita di ogni giorno. La letteratura, esattamente come ogni arte, mette in risalto l’emozione ed anche se qui, abbiamo sempre puntato su una lettura in chiave ironica delle grandi opere che i nostri Dante, Boccaccio, Leopardi e molti altri ci hanno tramandato, in questo scritto vorrei provare ad analizzare, la poetica del nostro caro Ugo Foscolo, in modo un po’ più serio. Badate, non perché la morte, sia un argomento che non comprende anche e soprattutto una bona dose di ironica esorcizzazione, ma perché bisogna saperlo fare, ed io non so se ne sono cosi in grado.
Bando alle ciance, non strizzatevi le palle che tanto non serve a niente, tanto moriremo tutti, ed iniziamo il nostro percorso, analizzando, l’oscuro (ma ricco di vita) modo Dei Sepolcri del nostro “fosco” autore.
Felice te che il regno ampio de’ venti, (…) a’ tuoi verdi anni correvi!
Fotografia di Lisa Martignetti
Dei sepolcri è l’opera più conosciuta di Ugo Foscolo, ma anche quella più compatta e conclusa. Si tratta di un carme formato da 295 endecasillabi sciolti. E’ stato scritto in pochi mesi, precisamente tra l’estate e l’autunno del 1806 e pubblicato dopo un anno mentre il poeta era ospite dell’amata contessa di Brescia presso Palazzo nel centro della città. L’opera vide luce presso la “Tipografia Dipartimentale del Mella” allora diretta da tale Nicolo’ Bettoni.
Che cosa è un carme?
Credo che in pochi conoscano questa parola, io stessa, mi sono documentata a riguardo ed ho scoperto che Dei Sepolcri è di per se’ un componimento poetico simile ad una formula sacra o scongiuro, tendente ad interpretare o esaltare liricamente un fatto, una persona, un costume o una consuetudine.
E Dei Sepolcri esaltava ed esalta ancora oggi proprio ciò di cui noi tutti, o almeno la maggior parte ha piu paura: “La morte”.
In questi 295 versi, che assumono una sorta di forma quasi epistolare e che potremmo suddividere in quattro parti per ragioni tematiche, il nostro Foscolo si concentra nel parlare dell’utilità fondamentale di un luogo di sepoltura, dove poter “ritrovarsi” con il caro defunto. “Dei sepolcri” ci racconta e si racconta all’ombra dei cipressi, e si rivolge ad un pubblico sensibile ed in grado di comprendere un concetto forte, che va oltre la materiale costruzione di una tomba.
La prima parte: dal verso 1 al 90 Foscolo ci illumina sull’utilità e la necessità delle tombe e dei riti funebri come legame tra vivi e aldilà, e del ricordo di quanto hanno fatto prima di passare oltre. Nella seconda parte (versi 91- 150), invece, viene tratta la descrizione di alcuni riti funebri; tra quelli più citati ci sono i riti inglesi e quelli classici. La terza parte (verso 151. 212) da una concezione chiara del significato tra dolore privato e pubblico della morte. Tema che sicuramente bisognerebbe approfondire, in virtù di un dolore condiviso e di un dolore, invece, che ha bisogno di tenersi al riparo dalle voci altrui. Dai versi 213 fino alla fine del carme, Foscolo rincara anche il valore della poesia e della parola che sa eternare le virtù e le gesta molto più delle tombe, poiché rimane nel ricordo e non si distrugge del tempo. L’importanza dell’accompagnare il ricordo attraverso la voce, la scrittura e l’importanza del “parlarne”.
Il messaggio di Foscolo: il legame tra vivi e le persone che non ci sono più ma che restano
La visione sconfortante e difficile della morte viene annichilita anche dal legame emotivo, capace di legare in una corrispondenza fatta di ricordi, sensi e piccoli eventi tra il defunto e le persone che ci sono ancora, a cui dare o provare a dare significato. Oltre a ciò le sepolture e i cimiteri, hanno la capacità e il dono di tenere vive, attraverso gli occhi, o legare a questa terra l’aria che circonda certi momenti, dove si può anche piangere, ma si deve soprattutto ricordare.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.