Mythos

Mythos – Tra spiritualità e terrore

Con Mythos il mito torna a Torino sotto forma di mostra presso le antiche ghiacciaie di Porta Palazzo, delle quali vi avevo già parlato nell’articolo dedicato alla Torino Sotterranea.

Divinità e tradizione

Al riparo da occhi indiscreti riposano le statue che riproducono credenze, rituali e creature che nel corso dei secoli hanno accompagnato il genere umano nella sua crescita evolutiva e capacità di prendere confidenza con l’ignoto. Custodite dal drago a guardia dell’ingresso e da un attento Prometeo, pronto a mettervi di fronte all’essenza umana, licantropi e vampiri in compagnia della sfinge del basilisco (e di moltissime altre creature) aspettano con pazienza i visitatori immersi in un contesto capace di esaltare la sensazione di timore e reverenza che le popolazioni hanno riservato loro durante i secoli, tale sensazione si prova non solo grazie alle musiche d’atmosfera e all’illuminazione ma anche per via della forma singolare delle ghiacciaie simili a quelle di un igloo dove l’eco delle voci rimbalza da una parete all’altra. Per sottolineare l’abnegazione che permeava gli antichi culti nella prima delle due ghiacciaie, senza mezzi termini, si raccontano alcuni sacrifici rituali.

La ritualità azteca

Le pratiche di della popolazione azteca ci vengono raccontate dal punto di vista degli spagnoli, ragione per la quale ne viene descritta la brutalità a discapito della sacralità e del valore del sacrificio. Un sacrificio che portava in seno la necessità di trovare un modo per garantirsi il favore di una Natura selvaggia, amica e al contempo nemica, così un sacrificio ogni venti giorni, ovvero una al mese secondo il calendario azteco, aveva il compito di tenere al sicuro tutti. Il rituale che ci mostra Mythos è quello volto a compiacere Huitzilopochtli (il dio sole). Questo specifico sacrificio prevedeva che alla vittima venisse tolto dal sacerdote il cuore ancora pulsante per essere innalzato verso il cielo in segno di offerta al dio.

Mythos

Questo rituale è il fulcro attorno al quale bisognerebbe ragionare in questa sala, una riflessione sulla sacralità del sangue in un tempo in cui si pensava che esso fosse il fluido della vita. Il sacrificio di uno per la salvezza di molti in una società tribale rafforza il legame tra i membri del gruppo che la attua, il guerriero cattura chi deve essere sacrificato passando il messaggio che chi viene cacciato in qualche modo è venuto meno alle regole di quel determinato gruppo. Si tratta di una costante che rimane ancorata alle credenze e alle pratiche dei culti religiosi anche quando le pratiche si rivelano essere meno incisive rispetto a quelle del mondo dei nativi.

Il mito e il terrore

La seconda delle ghiacciaie vuole mostrare il mostruoso, la conseguenza della disobbedienza, non credo infatti che si tratti di un caso che Aracne, Dracula e tutta la sua discendenza, così come il Minotauro e il licantropo si trovino tutti in questa sala. Il minimo comune denominatore tra questi personaggi è quello di aver pestato i piedi a un dio o a una dea o di essere la conseguenza di questo atto.

Si tratta di una mostra interessante che vuole dare a chi è già avvezzo al mondo dei miti l’opportunità di incontrare alcune di quelle personalità che portano nel cuore ma sopratutto si tratta di un progetto che mira ad incuriosire chi questo mondo lo conosce poco, nella speranza di lasciare in loro una scintilla capace di incendiarne la curiosità.