Una canzone che parla “speranza” anche se dal titolo non sembra. Lo fa portando alla luce i momenti più bui di un essere umano. Ragazzo, donna uomo, bambino. Maledetta Vita è stata la traccia d’esordio del nuovo album della Sad. Li abbiamo conosciuti a Sanremo, con il brano “Autodistruttivo” e non lascia molto all’immaginazione ma ci da l’opportunità ancora una volta di riflettere sull’importanza del vivere e di non sottovalutare, anche le zone d’ombra
C’è speranza per questa maledetta vita?
La musica ha il potere di toccare l’anima e di riflettere le sfide più profonde della condizione umana. Un esempio straordinario di questa capacità espressiva si trova, dal mio punto di vista in questa canzone “Maledetta vita”, che racconta storie di lotta, dolore e speranza attraverso gli occhi di vari personaggi, ciascuno alle prese con le proprie battaglie personali. Ma che sono un po’ le battaglie di tutti noi. Lo fa anche questa canzone in un feat straordinario con Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari.
Luca: solitudine la solitudine nella perdita
Luca ha 15 anni, non è come gli altri
Parla con sua madre anche se non c’è più
Nato tra i palazzi, sogna di lanciarsi
Ogni volta che dal tetto guarda giùMa quanto è bella questa maledetta vita
Luca è un adolescente che vive un’intensa solitudine e tristezza dovute alla perdita della madre. Parla con lei nonostante non ci sia più, un segno evidente del suo profondo dolore e del bisogno di mantenere un legame emotivo. La sua quotidianità tra i palazzi e il desiderio di “lanciarsi” quando guarda giù dal tetto rivelano pensieri pericolosi di evasione dalla realtà dolorosa in cui si trova, sottolineando il suo struggimento interiore e la difficoltà di affrontare il mondo senza un supporto materno.
Viola: Il sacrificio di una madre
Viola è sempre in sbatti, con tre figli maschi
Chiude gli occhi e sogna l’università
La notte lava i piatti per tirare avanti
Mentre le sue amiche ballano in un clubMa quanto è bella questa maledetta vita
Viola è una madre che incarna il sacrificio e la determinazione. Con tre figli a carico e senza il supporto di altre figure, chiude gli occhi e sogna un futuro migliore attraverso l’istruzione, nonostante le circostanze la costringano a lavorare di notte, lavando piatti per sostenere la famiglia.
La sua realtà è contrapposta alle vite delle sue amiche che possono permettersi di divertirsi, evidenziando il divario tra le sue responsabilità e le opportunità di svago che le sono precluse.
Jenny: la disperazione e ricerca di un significato
Jenny sta all’incrocio, ride molto poco
Nella luna prova a intravedere Dio
Non trova lavoro, colpa del suo corpo
C’ha una frase sulla lettera d’addioMa quanto è bella questa maledetta vita
Jenny rappresenta la disperazione di chi si sente emarginato dalla società a causa di pregiudizi fisici o sociali. La sua incapacità di trovare lavoro e la frase sulla sua lettera d’addio indicano che si trova in uno stato di profondo disagio psicologico e sociale.
La ricerca di una fede nella luna riflette il suo bisogno di trovare una qualche forma di conforto o significato in una vita che le sembra ingiusta e crudele.
Manuel: la lotta contro dipendenze e pregiudizio
Manuel ha gli occhi a spillo
Si fa senza dirlo
L’hanno chiuso dentro una comunità
Resta sempre zitto, fuma mille Winston
Spera che domani non si ammazzeràMa quanto è bella questa maledetta vita
Manuel è un giovane che lotta con le dipendenze, simboleggiate dal suo consumo di droghe e dall’essere stato rinchiuso in una comunità di recupero. Il suo silenzio e la speranza che “domani non si ammazzerà” rivelano la gravità della sua situazione e la battaglia continua contro le proprie dipendenze e demoni interiori.
Il suo personaggio riflette il tema del disagio dato dalle sostanze che ti illudono nel farti sentire ed invece ti ammazzano piano piano. Ma ciò che uccide piu di tutto è il pregiudizio comune della società.
La speranza: combattere i propri demoni
” Non è da deboli sperare un po’ di piu”
Le parole “non è da deboli sperare un po’ di più” sono molto significative nel contesto della canzone e offrono una prospettiva positiva e di incoraggiamento nel mezzo delle storie di dolore e lotta descritte nei versi. Questa frase funge da punto di forza morale e emotivo, sottolineando alcuni aspetti chiave:
Affrontare i demoni interiori
La canzone parla esplicitamente di combattere contro i “demoni” nella testa, che possono rappresentare dubbi, paure, depressione, dipendenze o qualsiasi altra forma di lotta interiore. Affermare che “non è da deboli sperare un po’ di più” riconosce e legittima la lotta contro questi demoni, incoraggiando chi ascolta a non arrendersi nonostante le difficoltà. Questo riconoscimento aiuta a combattere lo stigma spesso associato alla sofferenza mentale e emotiva, promuovendo invece una visione di resilienza e forza.
Resilienza e speranza
Nel contesto delle numerose sfide e delle realtà dure descritte, la frase eleva il concetto di speranza come una forza attiva, piuttosto che un semplice desiderio passivo. Suggerisce che ci vuole coraggio per mantenere la speranza in un mondo che può sembrare opprimente o addirittura disperato. È un invito a vedere la speranza non come un segno di vulnerabilità, ma come una manifestazione di forza e coraggio.
Lo sforzo nel continuare a credere
“Non è da deboli sperare un po’ di più” serve anche come un incoraggiamento a perseguire miglioramenti, sia personali che collettivi, nonostante le circostanze attuali possano sembrare infauste. Questo messaggio è particolarmente potente per chi si sente sopraffatto o vicino alla resa. Indica che c’è merito e valore nel continuare a lottare per un futuro migliore, anche quando migliorare significa solo “stare meno peggio”.
Contrasto con il cinismo
In un mondo cinico o in un contesto culturale che talvolta valorizza il disincanto o il distacco, affermare l’importanza della speranza sottolinea una scelta consapevole di resistere a tale cinismo. Mostra che, nonostante tutto, si può scegliere di rimanere aperti alla possibilità di cambiamento positivo e di crescita personale.
La dignità nella speranza
In conclusione, questa frase enfatizza la dignità nella speranza e nella resilienza, offrendo un contrappunto emotivo e filosofico al dolore espresso altrove nella canzone.
È un messaggio potente che serve a ispirare e sostenere chi lotta, promuovendo un approccio proattivo alla vita e alle e ad ogni sua grande, piccola sfida.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.