L’attuale crisi energetica, aggravata dalla situazione in Ucraina, ha evidenziato l’urgenza per l’UE di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi e di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico, puntando sulle energie rinnovabili. L’UE si impegna a guidare la transizione verde per contrastare la crisi climatica e ridurre a lungo termine le emissioni di gas serra.
Le principali fonti di energia rinnovabile, come l’eolico e il solare, sono intermittenti perché non programmabili. In questo contesto, il biogas prodotto tramite digestione anaerobica di materiale organico offre una soluzione interessante, poiché fornisce energia continua.
Di recente, c’è stato un crescente interesse per la purificazione del biogas per ottenere biometano, che ha un potere calorifico più alto. Il potere calorifico misura l’energia rilasciata dalla combustione completa di una sostanza combustibile, indicando la capacità del combustibile di produrre calore. Il biometano può anche essere usato come combustibile per i veicoli, contribuendo a rispettare le normative sull’uso dei biocarburanti e riducendo le emissioni di gas serra.
Il biogas è composto principalmente da metano (CH4) (tra il 50 e il 75%) e anidride carbonica (CO2) (tra il 45 e il 20%). Viene prodotto tramite digestione anaerobica (DA), cioè la biodegradazione della sostanza organica presente nelle biomasse in assenza di ossigeno. Questo processo complesso avviene in quattro fasi principali, eseguite da diversi gruppi di batteri: idrolisi, acidogenesi, acetogenesi e metanogenesi.
Mantenere l’equilibrio all’interno della catena trofica entro limiti ottimali è necessario per garantire la trasformazione del materiale organico in biogas. Le diverse fasi possono coesistere nello stesso ambiente o essere divise in reattori separati. La digestione anaerobica richiede condizioni specifiche per funzionare al meglio, come temperatura, pH e umidità ottimali.
Le biomasse utilizzabili per un impianto biogas sono varie: reflui zootecnici, frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU), sottoprodotti agricoli e animali, o colture dedicate come l’insilato di mais o di triticale, spesso in codigestione. Indipendentemente dal tipo di biomassa usata, è necessaria una sua omogeneizzazione per garantire una qualità costante del biogas prodotto.
Il biogas, ottenuto tramite digestione anaerobica, rappresenta una soluzione continua e sostenibile, con il potenziale di essere purificato in biometano ad alto potere calorifico. Questo avanzamento non solo contribuisce al rispetto delle normative sui biocarburanti, ma anche alla riduzione delle emissioni di gas serra, giocando un ruolo cruciale nella transizione verso un futuro energetico più verde e sostenibile.
Nata a Napoli nel 1989, sono agronomo e sommelier del vino, animata da una profonda passione per la natura e i suoi straordinari doni. Dedico il mio tempo ad esplorare e valorizzare tutto ciò che la terra ci offre, coniugando competenze tecniche e un sincero amore per l’ambiente.