“M. Agrippa L. F. Cos. Tertium fecit”
E’ proprio che sia questa l’iscrizione che si staglia sulla costruzione che già dal suo nome in greco “Pantheon” ci canalizza sulla funzione religiosa millenaria di codesto “templum”, perché appunto il suo nome, tradotto dal greco significa “Di tutti gli dei”
Un vero e proprio occhio verso il cielo di Roma, che da secoli narra e racconta, come tantissimi altri monumenti, i misteri della città eterna capoluogo del Lazio e capitale italica. Un buco verso il cielo che si apre sotto la cupola di uno dei più importanti monumenti classici per le strade della città, conservato in tutta la sua perfezione, infatti, questo tempio è uno dei più visitati in Italia e luogo d’assalto dai turisti in visita a Roma dopo il Colosseo, anche perché si entra senza biglietto. Insomma il Colosseo farebbe gola anche a Pio e Amedeo. I numeri variano da sei a sette milioni di visitatori l’anno ed il Pantheon non ha nulla da invidiare alle bellissime fonti architettoniche, che ci raccontano lo splendore della “caput mundi”. Esso è uno degli edifici più affascinanti della storia che l’ha resa diamante tra i diamanti – fosse solo per quell’oculo prediletto che si sostiene con il suo diametro di nove metri nel centro dell’enorme cupola – mentre guarda in disparte le statistiche e si piazza al centro di un aperto dubbio amletico sul suo futuro:
“Biglietto sì o Biglietto no?”
Nel mentre che il dubbio tartassa il buco, a noi turisti per caso, non resta che goderci le meraviglie dell’edificio costruito nel 27 a.C. per la prima volta per volere del signor Augusto Agrippa (che non era il fondatore della grappa) e che successivamente è diventato quello che vediamo oggi, non molto diverso, da come fu concepito nella sua seconda versione, tra il 118 e il 128 d. C. dal caro Adriano.
Con un poderoso ingresso, preceduto da un pronao di ben sedici colonne – tredici delle quali in granito – e perché proprio tredici in granito? Forse perché il numero tredici è uno dei numeri esoterici piu conosciuti? La struttura è una pianta circolare sulla quale si aprono delle cappelle laterali. Su tutta quest’armonia circolare si innalza la cupola, vero prodigio architettonico, a forma emisferica e con decorazioni a cassettoni. E credetemi, in quei cassettoni, non ci dovrebbe essere nascosto nessun calzino spaiato. In totale quest’ultimi sono 28, ovvero il numero perfetto nell’antichità, ricavato dalla somma di 1+2+3+4+5+6+7) scolpite in modo magistrale nella pietra. A quasi due millenni dalla sua costruzione la cupola del Pantheon rimane una fra le piu grandi del mondo realizzata in calcestruzzo non armato (Per ricordare al mondo che la pace è capace di grandi prodigi). Ma non solo. Anche le dimensioni della struttura rispecchiano la perfezione classica: l’altezza dell’edificio calcolata all’oculo è uguale al diametro della rotonda. Non so in che modo questi romani facevano i calcoli, ma di una cosa sono certissima: in matematica, avrei dovuto prendere ripetizioni da loro.
Il Buco del Pantheon
Il buco nella cupola, resta comunque un affascinante metafora, sotto mille mila aspetti: ma il mio primo pensiero è stata sicuramente la rappresentazione plateale della vita esattamente per quella che è. Da dove nasce la vita? Pensiamoci, la numerologia di questo “tempio” è davvero una continua rappresentazione di numeri esoterica e ad ampio spettro massonico. Il buco, può essere interpretato anche come “l’inizio della vita” e i nove centimetri di diametro potrebbero benissimo essere metaforicamente parlando i mesi che una gestante, ci impiega per dare alla luce un figlio.
Un significato terreno, ma che riporta comunque tutte noi, al pensiero dello spirito inteso anche come qualcosa di piu sacro: la luce come qualcosa di divino, che entra in un luogo buio, ma allo stesso tempo casa, fin dai tempi in cui non era una vera e propria chiesa. Ad oggi, per i cattolici invece è diventata casa di Dio. Alto e basso; luce e buio; terreno e divino. Un dualismo importante, necessario in ogni dove in questo privilegio architettonico di Roma ma anche di tutta Italia.
La vera importanza del Pantheon è intrinseca nella sua cupola e nel suo oculo, che secondo le leggende non lascerebbero passare la pioggia – grazie a una serie di correnti che la allontanano dall’ingresso. Insomma, un vero e proprio miracolo divino – anche se da secoli immemori le gocce che cadono verso un pavimento costruito appositamente convesso verso i lati e concavo al centro, vengono lasciate defluire verso ventidue fori di scolo. Grazie all’effetto camino, generato dalle centinaia di candele che i fedeli accendono al suo interno, si racconta che il calore generato dalle fiammelle dei tanti lumini incontrandosi con la pioggia rendeva quest’ultima nebbiolina, annullando la percezione dell’acqua al visitatore.
Beh diciamo che questi Romani non lasciano niente al caso. Anche per le leggende hanno una spiegazione logica e con tanto di dimostrazione dell’ipotesi, e forse ci piacciono pure cosi, tra il mistico, l’onirico e il terreno.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.