La mostra “Salvator Mundi” al Dream Factory di Milano

È una storia lunga e controversa quella che circonda il Salvator Mundi. E non solo: è anche il quadro più costoso mai battuto all’asta, venduto nel 2017 ad un anonimo emissario del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman per ben 450 milioni di dollari. L’opera, in realtà, avrebbe inizialmente dovuto essere esposta all’interno del Louvre di Abu Dhabi, ma dal Novembre dello stesso anno la presentazione ufficiale ha continuato ad essere rimandata, fino a cessare qualsiasi comunicazione a riguardo. Da allora non se ne ha più notizia.

Il Salvator Mundi acquistato nel 2017, olio su tavola, 45.4 cm × 65.6 cm

Una raffigurazione iconografica tipica quella che caratterizza il capolavoro del rinascimento, con il Cristo rappresentato a mezzo busto frontale, la mano destra sollevata in segno di benedizione, mentre la sinistra a sostegno di un globo trasparente, simbolo dell’universalità del potere di Dio. Dettagli e tecniche che fomentano tuttora l’acceso dibattito sul reale autore dell’opera.

Tutto ha inizio nel 2008, quando Martin Kemp, professore di storia dell’arte all’Università di Oxford e uno dei massimi esperti di Leonardo da Vinci, viene contattato da Nicholas Penny, direttore della National Gallery di Londra: ha qualcosa da mostrargli. È la raffigurazione del “salvatore del mondo”, un’opera che nell’Ottocento era stata attribuita alla scuola di Giovanni Boltraffio, un pittore milanese allievo di Leonardo da Vinci. Dopo un’attenta analisi da parte degli esperti convocati da Penny, nel 2011, in occasione della mostra di Londra Leonardo da Vinci: Painter at the Court of Milan, viene annunciata al mondo la scoperta: è un dipinto originale del genio italiano. Una notizia incredibile, sia per l’importanza storico-artistica, sia perché era da lungo tempo che non riafforava dall’oblio una nuova opera di Leonardo. Basti pensare che nel 1958 il quadro fu venduto all’asta per 45 sterline e nel 2005 per 1175 dollari; se solo gli acquirenti dell’epoca avessero saputo…

Ma è davvero un dipinto di Leonardo da Vinci? Ed è proprio qui che le opinioni degli esperti si dividono aspramente, tra chi sostiene che si tratti di una riproduzione, chi ritiene che non sia un soggetto tipico di Leonardo, chi crede che vi abbia messo mano solo in parte; e chi non ha voluto pronunciarsi, come i curatori del Metropolitan Museum of Art di New York e del Museum of Fine Arts di Boston. Perché il successo del Salvator Mundi è stato nei secoli motivo della realizzazione di numerose copie e variazioni, di cui ne esisterebbero con certezza almeno trenta, solitamente attribuite a scuole pittoriche leonardesche.

Secondo alcune teorie, l’opera fu dipinta da Leonardo, per un committente privato, poco prima che abbandonasse Milano in seguito alla caduta degli Sforza. Alcune fonti ritengono che il Salvator Mundi finì poi in un convento di Nantes (Francia), mentre altre sostengono che il dipinto divenne parte della collezione del re Carlo I d’Inghilterra e che in seguito scomparve con la decapitazione del sovrano e la dispersione del suo patrimonio artistico.

Fino al 2005, quando un consorzio di mercanti d’arte acquistò il dipinto per 8500 dollari e commissionò un restauro a Dianne Dwyer Modestini, della New York University, in quanto già si sospettava lo zampino di Leonardo. Durante i lavori di ripristino, Dianne scoprì un cosiddetto pentimento, ossia un ripensamento del disegno avvenuto in corso d’opera e solitamente considerato indicazione di una tela originale: la posizione della mano destra del Cristo era stata inizialmente disegnata dritta e solamente dopo modificata in posizione più curva. Una variazione che non sarebbe stata necessaria nel caso di una copia.

Il dipinto fu dunque sottoposto ad ulteriori analisi per confermarne l’attribuzione e le considerazioni prodotte, dallo stile pittorico, alle transizioni di colore, agli ulteriori pentimenti riscontrati, hanno convinto molti degli esperti a confermare la presenza della mano del maestro; affermazioni attualmente ancora combattute. Secondo alcuni rinomati professionisti, tra cui Jacques Franck e Annalisa Di Maria, Leonardo da Vinci non avrebbe mai dipinto un soggetto così statico e frontale; altri ancora, invece, ritengono che l’estensivo restauro subito dall’opera non permetta di attestarne con oggettività l’autore. Di recente, lo scrittore Antoine Vitkine ha inoltre rilasciato un documentario, frutto di due anni di inchiesta, sull’intera vicenda che ha coinvolto il Salvator Mundi.

Una storia contorta che ci porta oggi al Dream Factory, il laboratorio d’arte contemporanea nato a Milano nel 2009, all’interno di ex studio di falegnameria, il quale ha voluto dedicare un evento a quest’opera dalla storia problematica e confusa, ma dal potere e valore inestimabile.

Dal 17 Giugno al 18 Luglio 2021, in Corso Garibaldi 117/116, saranno esposte due copie del dipinto, riproduzioni tuttavia di non meno merito: la prima è stata prodotta nel 2017 su di una tavola del 1920, mentre la seconda realizzata su di una tavola del 1400, di misura 50×85, e similare in ogni dettaglio a quella originale. Quest’ultima sarà visibile all’interno della Chiesa di Santa Maria Incoronata al Civico 116.

Sebbene si tratti di due copie, la tecnica con cui sono state realizzate le rende altamente meritevoli di un’esposizione con una mostra interamente dedicata, proprio perché in grado di esprimere e trasmettere le stesse emozioni dello sguardo del Cristo Salvator Mundi, e capaci di rievocare sia l’intensità che il significato salvifico dell’opera.

La mostra rispetta naturalmente le normative anti- Covid e l’ingresso è consentito solo previo appuntamento.

Date: dal 17 Giugno al 18 Luglio 2021

Luogo: Dream Factory, Corso Garibaldi 117, Milano (MI); Chiesa di Santa Maria Incoronata, Corso Garibaldi 116, Milano (MI).
La chiesa osserva i seguenti orari: 07-12 e 16-19:30

Telefono: 02 35987353 oppure 335 5854083

Email: dreamfactory@dreamfactory.it

Sito web: www.dreamfactory.it