Ormai è un trend consolidato e diffuso non più soltanto tra le celebrities o, come in passato, le rockstar: lo smalto alle unghie per uomini ha decisamente preso piede, o meglio, mano, tanto da spingere gli americani, che appena possono inventare un neologismo non si fanno scappare l’occasione, a coniare il termine di menicure.
Non si tratta, in effetti, di una assoluta novità: già in passato icone della controcultura come David Bowie, Lou Reed, Mick Jagger, Iggy Pop negli anni ’70, o, nei ’90, Kurt Cobain e i teenager legati ai movimenti gothic, glam rock e emo avevano sfoggiato unghie colorate unisex. E se volessimo stare a vedere, ritrovamenti nelle tombe reali nella città di Ur, in Mesopotamia, risalenti al 3.200 a.C. testimoniano che, all’epoca, erano gli uomini a tingersi le unghie con colori che, andando dai più chiari ai più scuri, indicavano anche la loro classe sociale (più scuro era il colore, più elevato il ceto di appartenenza). Sembra che, prima di una battaglia, i guerrieri impiegassero ore a prepararsi… facendosi le unghie. Anche in Cina intorno al 3000 a.C. le unghie colorate erano prassi per le classi sociali più alte, a prescindere dal genere, così come in Egitto, dove ancora una volta il colore denotava lo status.
Se quindi, con beneplacito di chi si scandalizza, la moda dello smalto alle unghie è di lunga data, solo recentemente è tornata in auge e ancora più recentemente si è diffusa al punto da vedere il lancio sul mercato di una serie di linee di smalto appositamente pensate per uomini e da essere adottata da gente comune, non solo attori o personaggi dello spettacolo.
La moda dello smalto è seguita ormai anche da ragazzini e teenager, in Italia come all’estero, anche se, purtroppo, molti rimangono i pregiudizi e gli stereotipi al riguardo da parte di coloro che, evidentemente, hanno un’identità psicologica talmente fragile da sentirsi minacciati da ogni qualsiasi libera espressione di identità altrui che non segua i loro stessi standard. Può succedere che a scioccarsi siano i nonni, a disagio vedendo i propri nipoti con le unghie colorate, può succedere che siano i professori, che arrivano a chiedere ai compagni di classe se il ragazzo in questione non sia per caso una femmina (esempio tratto da storia vissuta, e, tra l’altro, in quel di Parigi, tanto per dimostrare che la chiusura mentale si può trovare, sfortunatamente, in ogni dove). Può succedere – e anche qui si tratta malauguratamente di storia vera, anche se pare così inverosimile che non ci si può credere – che si venga aggrediti e pestati da un branco di quindici persone che tentano di dare fuoco alle dita di due ragazzi di 17 e 18 anni “per togliergli lo smalto”, come è capitato lo scorso 11 maggio a Fano, in provincia di Pesaro e Urbino.
Fa tristezza e sconcerta pensare che ci siano ancora persone non in grado di accettare che le scelte estetiche non sono appannaggio di un genere né lo determinano e che, anche fosse, fa parte della libertà di espressione individuale – diritto sacrosanto e garantito dalla costituzione – di giocarci come meglio si crede. Perché uno smalto alle unghie, può piacere o non piacere, ma non fa davvero male a nessuno, le discriminazioni, le prese in giro, le violenze sì, molto, e per ragioni del tutto ingiustificabili.
Ben vengano dunque i saloni specializzati nella manicure per uomini, come Hammer & Nails, aperto dal 2013 a Los Angeles, le linee di smalto per uomini, come quella creata da Karim Rashid, designer di fama internazionale, o quella ideata dal nostrano Fedez, in collaborazione con Layla Cosmetics.
Ben vengano tutti gli attori e le star che si fanno immortalare con smalto alle unghie, da Brad Pitt a Jared Leto, da Johnny Depp a Keith Richards, da Harry Styles a Cristiano Ronaldo e David Beckham, fino ad arrivare ai nostri Morgan, Gazzé, Achille Lauro, Damiano dei Måneskin e, naturalmente, Fedez.
Ben vengano tutti gli altri, sempre più numerosi e qui non citati, e ancora di più ben vengano tutti quelli, non noti, che non sarebbe possibile citare ma che stanno comunque aderendo a questa moda.
Non perché, visto che è “alla moda”, bisogna per forza aderirvi. Ma perché sarebbe davvero ora che si imparasse – tutti – a prendere meno sul serio le scelte estetiche, che sono, appunto, scelte esclusivamente estetiche. Ad alcuni piacciono, ad altri no. Che importa. Non valgono certo né insulti né tantomeno violenze. E sarebbe davvero ora di imparare anche che tutte le scelte estetiche sono rispettabili e da rispettare, senza pregiudizi e ristrettezza mentale. Che chi ha così paura della fluidità probabilmente teme di perdersi per primo, dimostrando – come sempre è, in questi casi – che la vera insicurezza la ha in sé stesso. D’altronde nella nostra società “liquida” (cit. Bauman) a essere fluidi ci si muove meglio. Provare per credere.
Scrivo da sempre. Da quando ancora non sapevo farlo, e scrivevo segni magici sulle tende di mia nonna, che non sembrava particolarmente apprezzare. Da quando mio nonno mi faceva sedere con lui sul lettone, per insegnarmi a decifrare quei segni magici, e intanto recitava le parole scritte da altri, e a me sembravano suoni incantati, misteriosi custodi di segreti affascinanti e impenetrabili, che forse, un giorno lontano, sarei riuscita a comprendere e che, per il momento, mi limitavo ad assaporare sognante. Sogno ancora, tantissimo, e nel frattempo scrivo. Più che posso, ogni volta che posso, su ogni cosa mi appassioni, mi incuriosisca o, più semplicemente, mi venga incontro, magari suggerita da altri.
Scrivo per Hermes Magazine e per altri siti, su vari argomenti, genericamente raggruppabili sotto il termine di “cultura“. Scrivo anche racconti, favole, un blog che piano piano prende forma, un libro che l’ha presa da un po’ e mi è servito a continuare a ridere anche quando tutti intorno a me sembravano impazzire (lo trovate ancora su Amazon, mai fosse vogliate darmi una mano a non smettere di sognare).
Scrivo perché vorrei vivere facendolo ma scriverò sempre perché non riesco a vivere senza farlo.
Scrivo perché, come da bambina, sono affascinata dal potere di questi segni magici che si trasformano in immagini, in pensieri, in storie. E, come da bambina, sogno di possedere quella magia che permette loro di prendere vita dentro la testa e nell’immaginazione di chi li legge.