BuzzFeed, il sito d’informazione americano, di recente ha inserito il Vallone dei Mulini di Sorrento nella Top 30 dedicata ai luoghi più affascinanti del Pianeta.
Si tratta di una suggestiva valle sita a Sorrento, che deve il suo nome proprio alla presenza di un mulino, utilizzato per la macinazione del grano. Andiamo indietro nel tempo e scopriamo insieme la storia di questo luogo così affascinante.
Come nasce il Vallone dei Mulini?
Sorrento durante l’epoca romana era attraversata da tre valli, collegate tra di loro, per cui oltre al Vallone dei Mulini vi era anche una valle che terminava a Marina Grande e un’altra che si inoltrava verso l’interno, sulle colline della città. Queste ultime due valli non esistono più, in quanto sono state sostituite da strade e palazzi. Il Vallone dei Mulini, invece, è ancora visibile ed incanta i turisti di tutto il mondo per il suo aspetto così suggestivo.
La sua nascita risale a trentacinquemila anni fa, quando una violenta eruzione dei Campi Flegrei ricoprì di detriti la zona che va da Punta Scutolo a Capo di Sorrento. In questo modo le acque sorgive scavarono una gola stretta e profonda, in cerca di uno sbocco verso il mare. Nel XVI secolo la zona era di proprietà della famiglia Tasso, ma in seguito il controllo passò sotto i Correale, che fecero costruire un porto allo sbocco della valle, dove oggi sorge Marina Piccola.
Nello stesso periodo sul fondo della valle furono costruiti un mulino e una segheria. La prima, sfruttando le acque del torrente, veniva utilizzato per la macinazione del grano da vendere. Nella seconda, invece, veniva trattato il legno sfruttato, poi, dagli artigiani della zona. Inoltre, i costoni della valle furono utilizzati come cave di tufo per reperire i blocchi per la costruzione degli edifici che venivano edificati a Sorrento. Inoltre, le grotte che si vennero a formare furono utilizzate come pozzi per la raccolta dell’acqua.
C’è da dire che all’epoca Sorrento era unita al resto della costiera, attraverso un ponte che superava la valle. Nel 1866 questo ponte fu abbattuto e sostituito con una piazza. Il Vallone dei Mulini, quindi, fu diviso in due: da un lato lo sbocco verso il mare e dall’altro lato un piccolo complesso industriale, che nel XX secolo cadde in rovina, sia per la mancanza d’acqua, che per il cambiamento climatico.
Oggi il Vallone dei Mulini è possibile ammirarlo dall’alto e si presenta come una grande conca abitata da numerosissime varietà di piante, tra cui anche quelle carnivore.
Il recupero del Vallone dei Mulini
Purtroppo, oggi l’unica via d’accesso al Vallone è un piccolo cancello, visibile dalla strada, che collega Piazza Sant’Antonio con il porto. La costruzione della famosa Piazza Tasso ha, portato all’isolamento del Vallone, determinando condizioni climatiche molto particolari e non del tutto adatte alla sopravvivenza degli essere umani. Basti pensare che il tasso di umidità è pari all’80%. Ciò però ha favorito lo sviluppo di una rigogliosa vegetazione spontanea, che affascina turisti e non. Sono tantissime le proposte ed i progetti arrivati da ogni dove, per la salvaguardia ed il recupero del sito naturale, ma il vincolo principale sta nel fatto che il Vallone è in gran parte proprietà privata. Ciò, ovviamente, limita la possibilità di investire fondi pubblici, se non dopo un eventuale cessione da parte dei proprietari alla comunità.
Inoltre, nel 2018, un gruppo di geologi ha intrapreso alcune verifiche, che hanno mostrato alcuni fenomeni franosi.
«È urgente intervenire soprattutto nell’ala ovest, quella sotto il parco Ibsen, che al momento è ad elevato rischio crollo. Ma l’intera area è zona rossa e per questo vogliamo eseguire i lavori di consolidamento il prima possibile […] Il nostro obiettivo è di riattivare la macina ad acqua e rendere il mulino nuovamente operativo, magari realizzando impasti e tipi di pane particolari». Queste le parole di Mariano Pontecorvo, attuale proprietario di una parte dell’area del Vallone dei Mulini.
Al momento, però, sembra ancora tutto fermo. Cosa ne sarà di una bellezza così rara?
Amante della scrittura e del cibo. Scrivo da quando ho memoria, mangio più o meno da sempre. Giornalista Pubblicista dal 2017, con la nascita di Hermes Magazine ho realizzato un mio piccolo, grande sogno. Oggi, oltre a dedicarmi a ciò che amo, lavoro in un’agenzia di comunicazione come Social Media Manager.