Dal 10 settembre a Capodimonte la mostra su Vincenzo Gemito

Fonte della Foto: Sito Real Bosco e Museo di Capodimonte

 

Dal 10 settembre al 15 novembre, una mostra dedicata a Vincenzo Gemito, al Museo e Real Bosco di Capodimonte intitolata: “Gemito. Dalla scultura al disegno”.

 

Continua dunque l’opera iniziata da Gallerie d’Italia prima e dal Real Bosco di Capodimonte poi, per riportare alla ribalta il famoso scultore napoletano, per troppo tempo dimenticato. Con questa nuova mostra organizzata avremo modo di conoscere meglio lo scultore dal punto di vista più personale, conoscendo i suoi grandi amori, nonché muse: la francese Mathilde Duffaud e la napoletana Anna Cutolo.

 

Vincenzo Gemito a Capodimonte

 

Le opere dello scultore napoletano di fine ‘800 sono state acquisite dal Museo di Capodimonte solo lo scorso 2014, quando il ministero dei Beni Culturali ne acquistò le opere dalla collezione privata Minozzi. Da allora il museo è impegnato nel realizzare mostre che portino luce su quello che è uno degli artisti più famosi e anche più dimenticati di fine ‘800.

 

Grazie ad una collaborazione con il Petite Palais di Parigi, le opere di Vincenzo Gemito si sono mostrate al pubblico parigino lo scorso 2019, conquistando il pubblico che egli tentò di conquistare già nel 1924, quando era ancora in vita e uno degli artisti di maggior successo. Grazie a questa mostra nasce “Gemito. Dalla scultura al disegno, progettata da Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte e da Christophe Leribault, direttore del Petit Palais di Parigi.

 

Gemito ritorna al successo

 

Fonte della Foto sito Real Bosco e Museo di Capodimonte

 

Con la mostra al Petit Palais, Gemito non ha cambiato volto, ma la sua figura è cresciuta. La sua “nicchia” di scultore pittoresco e realista si è allargata, a beneficio non solo di una migliore comprensione della sua strategia artistica ma anche di una leggenda che, uscita dalle sue frontiere(…)e ha assunto una forma più universale: quella dell’artista maledetto.” Afferma il direttore Bellenger, impegnato nel dare a Vincenzo Gemito la fama che si merita. Per la prima raccolti insieme ben 150 opere dell’artista, provenienti da palazzo zevallos, dal MANN, e ancora dal Getty Museum di Los Angeles e dal Museo d’Orsay di Parigi. Un focus particolare, ben due sezioni, dedicate ai suoi amori. “Addolorato dal lutto, ferito dalla demenza, Gemito realizzò nei suoi ultimi anni una serie di opere sorprendenti, a un nuovo ritorno all’antico, ma come stranamente attraversato dalla modernità delle secessioni artistiche dell’inizio del XX secolo, una sorta di manierismo che fa pensare a Vienna, a Monaco e che anticipa la rottura italiana della pittura metafisica e in particolare di Gino Severini. Come tutte le mostre dedicate a Gemito, passate e future, anche queste due insistono sul genio tecnico di Gemito, un genio che le repliche tardive dei suoi bronzi che invano il mercato hanno cancellato, per non dire umiliato”.