Immagine da: tramedautore.it
Anche questo Settembre ci offre per il ventesimo anno consecutivo Tamedautore, il festival dedicato al teatro contemporaneo. Nel 2001, anno della sua prima edizione, non è che una speranza un tentativo che si prefigge l’arduo compito di mantenere in vita la scrittura contemporanea, i giovani autori e la scena teatrale a questi connessa. Inizialmente gli impresari, sia pubblici che privati non presero molto in considerazione questa iniziativa che invece, già a partire dalla sua prima edizione ha offerto e offre tuttora dodici giornate di festival con letture di poesia, spettacoli e letture sceniche (misé en espace). Così come sono già attivi laboratori e seminari che ruotano attorno agli eventi che coinvolgevano in prima persona nuovi autori emergenti.
Dal 2001 al 2020 Tramedautore si è arricchito, ha consolidato le sue basi ed è diventato una roccaforte del teatro contemporaneo. Una sola cosa non è variata: la volontà di rappresentare il presente tramite il racconto di situazioni e personaggi legati alla quotidianità.
Un viaggio di vent’anni nella contemporaneità che ha portato Tramedautore ad essere il portavoce di un teatro globale capace di catalizzare l’attenzione su temi e culture spesso sconosciuti o ai quali non viene dato il dovuto rilievo. Un modo fluido di concepire il teatro che muove il proprio contenuto in base ai cambiamenti del mondo rimanendo in contatto con esso.
Infatti dal 2001 a oggi le collaborazioni sia europee che extraeuropee (56 i paesi coinvolti fra: America Latina, Asia, Africa, paesi dell’Est e del centro Europa) hanno dato vita ad una mescolanza di lingue, di tradizioni culturali e di esperienze che hanno consolidato e rafforzato il binomio teatro e quotidiano.
Ed è con la consapevolezza dei risultati ottenuti nel corso del tempo che ad oggi scrivono: “Dopo vent’anni di Festival crediamo ancora che il teatro possa essere luogo di metabolizzazione del contemporaneo, strumento di conoscenza, leva di crescita di una comunità che vorremmo sempre più eterogenea e inclusiva; crediamo ancora che il teatro possa avere una funzione politica nella sua costruzione di consapevolezza collettiva necessaria ad affrontare il presente sentendosi meno frustrati nella nostra difficoltà a cambiare le cose”.
La ventesima edizione è dedicata a “I Cittadini senza stato”. Uno sguardo rivolto a chi è rimasto senza patria, senza casa e che vivono in uno stato di apparente invisibilità. Fra eventi e premiazioni il primo degli spettacoli della XX edizione è Stranieri di Antonio Tarantino, in scena al Piccolo Teatro Grassi venerdì 11 settembre alle 20.30. La rappresentazione inizia con un uomo, ormai solo e sul finire della vita che urla all’interno della propria abitazione. All’uomo, visibilmente preoccupato, vanno a far visita la moglie ed il figlio defunti; entrambi stranieri. L’uomo non vuole che accada l’inevitabile e tenta di resistere lasciando la porta chiusa ma i due non hanno fretta, consapevoli che ci sono appuntamenti che non si possono saltare.
Si prosegue sabato 12 settembre con Freetime di Gian Maria Cervo e dei Fratelli Presnyakov in scena presso il Piccolo Teatro Studio Melato alle ore 20.30. In Freetime l’irriverenza mette sotto i riflettori il modo in cui si tenta di sopravvivere nel XXI secolo, dal sistema economico ai rapporti interpesonali, a tale riguardo i Fratelli Presnyakiv dicono: “Non esiste solidarietà e fratellanza ma odio o totale disinteresse per i destini altrui […] Siamo soli. Tutti contro tutti. Disgregati e diffidenti. Ringhiamo il nostro rancore e costruiamo la nostra vendetta”.
Domenica 13 settembre, prima alle 18.30 e poi in replica alle 20.30, al Piccolo Teatro Studio Melato si può vivere l’esperienza introspettiva creata dal MAD (museo antropologico del danzatore).
In una sorta di spazio sospeso, dove una musica ostinata non si interrompe mai come un mantra, diversi danzatori liberano attraverso il movimento il proprio pensiero creativo. Nel farlo ognuno di loro è solo poiché sono confinati singolarmente in varie “teche”.
Lunedì 14 settembre al Piccolo Teatro Grassi alle ore 20.30 tocca a Questa lettera sul pagliaccio morto di Davide Pascarella e Paola Senatore. Un tragico incidente: un pagliaccio sul suo monociclo pedala contromano su di un binario e inevitabilmente viene travolto. La macchinista che guida il treno rimane accanto al pagliaccio morente e si lascia raccontare la sua storia. Nel raccogliere queste memorie dice Davide Pascarella la macchinista “trova le ragioni per aprire gli occhi su tutto ciò che la circonda: sull’aria che respira, sul battito del cuore, sul senso della morte”.
Martedì 15 settembre Piccolo Teatro Grassi alle ore 20.30: Naufragium – Uno studio (Sonia Antinori, Daria Lippi, Silvia Gallerano). Una domanda: cosa rimane delle rivoluzioni del ’68 e della forza con le quali vengono perseguite e concretizzate le idee?
Questo quesito viene posto da una figlia, ormai donna di quarant’anni, ad un padre stanco che in gioventù aveva lottato per la pace e l’uguaglianza. Cosa rimane alle nuove generazioni oltre al disperato tentativo fallimentare di ricercare la salvezza?
Mercoledì 16 settembre fra il Chiostro Nina Vinchi e il Piccolo Teatro Grassi, a partire dalle ore 18.30 si snoda Le mille e una notte di Silvia Rigon e Lucia Menegazzo. Il Chiostro Nina Vinchi per questa serata ospita una mostra che rivela il dietro le quinte con: disegni, foto, testi tagliati e tutto quello che non si vede o che in fine viene estromesso dallo spettacolo finale. Intanto presso il Piccolo Teatro Grassi si susseguono le tre pièces che compongono Le mille e una notte:
– spettacolo morte – il fuoco nelle mie ossa dove grazie ad uno spettacolo di marionette si indaga sulla percezione della morte e della violenza;
– spettacolo potere – ridere delle disgrazie altrui che coinvolge in una performance che affronta le dinamiche di potere nei gruppi di persone attraverso il gioco;
– spettacolo Eros – come si chiama questo? Che affronta il tema del piacere attraverso la fusione di un manoscritto arabo del 1400 con le voci di donne oltre la settantina che vanno a creare un dialogo sull’atto amoroso.
Venerdì 18 settembre al Piccolo Teatro Grassi alle ore 20.30 “La calciatrice” dove Lucia Mallardi si racconta attraverso una rappresentazione che vede il calcio come arte, l’arte come una disciplina. Infatti Lucia Mallardi dopo aver giocato come calciatrice di serie A sia in Itala e in Germania, si dedica per 5 anni all’attività di artista di strada utilizzando le sue abilità di calciatrice.
A chiudere gli spettacoli in rassegna è Taddrarite sabato 19 settembre alle 20.30 al Piccolo Teatro Grassi scritto e diretto da Luana Rondinelli. Vede come protagoniste tre sorelle che durante la veglia funebre del marito di una delle tre, nel silenzio della notte e grazie alla protezione delle tenebre, trovano il coraggio di parlare.
Così in un’atmosfera di grottesca ironia si rivelano quelle verità di violenza e soprusi che non avevano mai avuto il coraggio di esternare.
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Lavoro come grafica-creativa, illustratrice e content editor freelance.
Sono diplomata in grafica pubblicitaria e parallelamente ho studiato disegno e copia dal vero con Loredana Romeo.
Dopo il diploma ho frequentato beni culturali presso l’università di lettere e filosofia e parallelamente seguivo un corso di formatura artistica, restauro scultoreo e creazione ortesi per il trucco di scena.
A seguire l’Accademia Albertina di Belle Arti con indirizzo in grafica d’arte (che mi ha permesso di approfondire: disegno, illustrazione, incisione, fumetto).
Sono sempre stata interessata e assorbita dal mondo dell’arte in tutte le sue forme e dopo la prima personale nel 1999-2000 non ho mai smesso di interessarmi alle realtà che mi circondavano.
Nel 2007 ero co-fondatrice e presidente dell’Associazione Arte e Cultura Culturale Metamorfosi di Torino e in seguito ho continuato e continuo a collaborare con vari artisti e ad esporre.
L’amore per l’arte in tutte le sue forme, il portare avanti le credenze e le tradizioni familiari hanno fuso insieme nella mia mente in modo indissolubile: filosofia, letteratura, esoterismo, immagine e musica.