Non potendo andare al museo fisicamente vi proponiamo un tour virtuale a “Palazzo Stigliano Zevallos“, uno dei musei più belli e giovani di Napoli. Staccate il biglietto e lasciatevi guidare da noi.
Il tour virtuale inizia
Siete appena entrati in questo bellissimo palazzo, aperto al pubblico solo nel 2014 ed oggi una delle attrazioni principali di Napoli.
Il palazzo come si presenta oggi è frutto di un restauro della fine degli anni ‘20 del Novecento, quando era stato già acquistato dalla Banca Commerciale Italiana oggi Intesa San Paolo. Frutto di questo restauro la vetrata a vetri policromi, che copre le nostre teste e chiude l’ex cortile, creando un salone stile liberty. Dal secondo piano possiamo vedere dei balconcini che si affacciano sul salone e che riprendono anch’essi lo stesso stile.
Per avviarci a visitare la mostra permanente, al secondo piano, ci spostiamo sulla destra per salire l’imponente scala in marmo. Durante la salita lampade in bronzo e statue di marmo ornano le scale. Arrivati alla fine troviamo delle pareti decorate con cicli decorativi ottocenteschi su uno sfondo verde. L’atmosfera è quella tipica dei salotti nobili di fine ‘800.
La sola entrata in questo palazzo ci porta inevitabilmente a dimenticare le miriadi di persone, che corrono avanti e indietro nella città e prepara la nostra anima a prenderci una pausa dal caos, e ad accogliere il potere benefico della bellezza.
Un tour virtuale nelle pitture napoletane del ‘600 e ‘700
Le prime stanze in cui entrerete sono quelle allestite per la pittura napoletana del ‘600 e ‘700. Pareti rosse e cornici dorate sottolineano i colori dei quadri, che mostrano lo stile naturalista e barocco dell’arte napoletana di questo periodo. Il visitatore può ammirare il “Ratto di Elena”, di Luca Giordano. Poi “Giuditta decapita Oloferne”, di Louis Finson. E ancora un prezioso quadro di una delle poche pittrici che conosciamo del ‘600, Artemisia Gentileschi.
In tutti e tre un raggio di luce, proveniente da sinistra, illumina i personaggi creando un perfetto gioco di luci ed ombre, evidenziando l’influenza di Caravaggio. La luce guida i nostri sguardi e sottolinea la tragicità degli eventi descritti. Nel quadro ”Sansone e Dalila”, il fascio di luce guida lo sguardo a focalizzarsi sulle forbici che impugna Dalila prima di tagliare i capelli a Sansone. Nel “Ratto di Elena” sulle mani che stringono le carni di Elena. In “Giuditta decapita Oloferne” va sulla spada che sta tagliando il collo di Oloferne.
Sempre in questa sala quadri di natura morta, soggetti tipici del tempo, ci circondano per poi sentirci totalmente riscaldati dalle tonalità calde dall’opera barocca di Francesco Solimena “Agar e Ismaele nel deserto confortati dall’angelo”.
Caravaggio
Continuiamo il nostro tour virtuale spostandoci poi in una piccola stanza annessa, ci immergiamo nell’azzurra stanza che ospita quello che viene considerato l’ultimo quadro realizzato da Caravaggio. Il quadro è ospitato in una stanza decorata con decori ottocenteschi bianchi su uno sfondo azzurro, che catapulta il visitatore in un luogo quasi da sogno, come se si stesse spostando in un’atmosfera celestiale.
Su una parete l’opera, quasi al buio, per sottolineare i magnifici giochi di luci e ombre che solo un grande maestro come Caravaggio poteva fare.
Sulla tela “Il martirio di Sant’Orsola” una perlescente Sant’Orsola sembra richiamare la bianchezza delle decorazioni sulla parete. La santa è rappresentata nell’atto in cui è colpita dal tiranno che non ha voluto come sposo. Dietro di lei il volto di un uomo guarda la scena: è lo stesso Caravaggio che si ritrae anch’esso come spettatore della scena, insieme a noi.
Vedute di Napoli
Usciti dalla stanza dedicata a Caravaggio, torniamo nella sala del ‘600 e ’700 per continuare il tour virtuale e spostarci anche cronologicamente nell’arte dell’800.
Veniamo accolti da innumerevoli vedute di Napoli. Sono dipinti nati grazie alla moda del Grand Tour e alla voglia di ritrarre ciò che si visitava.
Seguendo quindi dalle opere realizzate da Gaspar Wan Vittel, Giacinto Gigante e Sminck van Pitloo fondano Scuola di Posillipo, ossia una vera e propria scuola d’arte che si poneva l’obiettivo di dipingere la bellezza dei paesaggi napoletani.
Le loro opere e quelle di altri pittori di questa scuola sono presenti in questa sala, che ci mostra i paesaggi della Napoli dell’800. Gli occhi saltano da una veduta all’altra, come se fosse la galleria di un igers di Napoli. Scorriamo da destra a sinistra vedendo prima quadri di un mare in tempesta, vedute di ischia, piazze animate, scenari di pioggia, una terrazza…insomma nulla di quanto non faremmo noi oggi con il nostro cellulare durante una vacanza.
Scene pittoresche di Napoli
Passiamo quindi alla penultima sala, il nostro tour virtuale sta quasi terminando, e ci caliamo nella pittura napoletana di fine ‘800.
Esponenti principali di questo periodo Domenico Morelli e gli allievi Vincenzo Migliaro, Gaetano Esposito, Salvatore Postiglione. Due i quadri di Vincenzo Migliaro. Il primo è un ritratto realistico di una donna, il secondo è una donna al mercato.
Scene e donne napoletane, soggetti che sono caratteristici della della sua opera, ma non è l’unico. Emerge nella sala anche il ritratto di Domenico Morelli alla modella Anna Cutolo. Le pennellate cariche di questi pittori sembrano conferire ai ritratti una vitalità e una forza, quasi a voler esprimere che queste caratteristiche sono peculiari delle donne partenopee.
Nella stessa sala quadri più romantici e impressionisti come il quadro di Carlo Brancaccio, che ci mostra due donne sotto la pioggia in una via Toledo della fine dell’800. Sulla stessa linea il quadro di Francesco Paolo Diodati ci mostra due donne ed un uomo in abiti eleganti, che, in un’atmosfera autunnale, passeggiano a piazza Vittoria. Sono quindi sempre scorci di Napoli e dei napoletani, questa volta raffigurati però in un’atmosfera più malinconica ed elegante, tipicamente romantica.
Lo scultore dei lazzari
Terminiamo il nostro tour virtuale spostandoci nell’ultima sala presente.
Entriamo in una stanza dal tetto verde che sembra esaltare il colore delle statuine in bronzo installate al centro della stanza. Sono opere che raffigurano i volti di Napoli, ma non quelli illustri bensì i lazzari. Parliamo delle sculture di Vincenzo Gemito.
Di grande impatto il busto di una fanciulla napoletana, posta di lato rispetto a tutte le altre sculture: un mezzobusto che seduce lo spettatore con una posa da inconsapevole diva, che volge lo sguardo altrove come volesse non considerare lo sguardo di chi la guarda.
Al centro della stanza invece sembrano animarsi i lazzari, che, con le loro pose, fanno ruotare la vista dello spettatore attorno a quella che potrebbe essere quasi una strada di Napoli: l’acquaiolo che ci porge, con un sorriso furbo, una brocca d’acqua, il pescatoriello nell’atto di raccogliere un pesce appena pescato. Volti di diversi “scugnizzi” si mischiano con i busti di figure più illustri come i pittori Domenico Morelli e Mariano Fortuny.
Alzando lo sguardo ci possiamo invece soffermare sulle pareti bianche della stanza che ospitano i ritratti a matita, sempre opera di Gemito, che riprende se stesso e popolane di Napoli.
Il tour termina qui, ritorniamo alle scale in marmo e torniamo nuovamente al presente, alla vita frenetica di via Toledo e di Napoli o della città in cui vi trovate.
Dentro di noi però la bellezza di questo museo resta, consapevoli di aver vissuto l’anima vera di questa città, che nonostante lo scorrere inevitabile del tempo resta sempre la stessa. Resterà sempre presente sul volto di qualche ragazzo napoletano, lo sguardo furbo che abbiamo visto in qualche bronzetto di Gemito; come pure noteremo quella vitalità dipinta da Domenico Morelli, o da Vincenzo Migliaro, nello sguardo di alcune donne partenopee. Alcuni scorci inevitabilmente ci faranno ricordare le tele di Pitloo.
Speriamo che il tour sia stato di vostro gradimento. Il biglietto digitale è ecologico e permanente, se volete potete tornare a rileggere e ripercorrere il tour ogni volta che volete.
Laureata in lingue, sono approdata nel bellissimo mondo della comunicazione e marketing. La mia storia preferita da piccola era L’isola del Tesoro e da grande porto ancora dentro di me quella smania di scoprire mondi nuovi e di percorrere strade poco battute, qualità che trasferisco anche nel mio lavoro. Da maggio 2020 sono sbarcata in Hermes Magazine, dove in qualità di editor ho l’occasione di poter condividere le mie scoperte ed interessi. Siete pronti a venire con me nella mia prossima avventura?