E’ Giovanna Botteri, giornalista e corrispondente Rai da Pechino, la protagonista dell’ultimo murales firmato dal collettivo di artiste Lediesis. La giornalista compare mentre strizza l’occhio e vestita da supereroina, due tratti tipici delle opere del gruppo di artiste, il tutto a pochi passi da Piazza della Signora, in centro a Firenze.
L’inviata della Rai era stata al centro di pesanti critiche sui social dopo che la sua presenza nelle nostre case è diventata sempre più massiccia, in quanto inviata dalla Cina in piena pandemia da Covid-19. Le critiche erano legate esclusivamente al suo aspetto estetico, ritenuto poco curato, e ben presto la Botteri si è ritrovata al centro di un attacco mediatico mosso principalmente da Striscia la Notizia. Il programma satirico è stato accusato di aver fatto body shaming nei confronti della giornalista, ma successivamente la conduttrice Michelle Hunziker ha affermato che il suo scopo era quello di difendere la Botteri dalle critiche. La corrispondente Rai e la conduttrice hanno poi dichiarato di aver fatto pace e di essersi chiarite.
Il murales delle Lediesis
Giovanna Botteri si aggiunge all’elenco di Superwomen raffigurate dal gruppo Lediesis, oltre a lei altri murales sono stati dedicati a Frida Kahlo, Greta Thunberg, Liliana Segre e Maria Callas (giusto per citare qualche nome), ma la lista annovera anche figure maschili come Martin Luther King e Pietro Bartolo, il medico dei migranti di Lampedusa. Sulla pagina Instagram del collettivo artistico è comparsa la dedica alla giornalista triestina e i motivi del perchè proprio lei come soggetto: “Giovanna Botteri, giornalista è stata oggetto di critiche a causa del suo aspetto non così curato come i canoni superficiali e fittizi vorrebbero imporre. Dal canto suo questa #superdonna non si è scomposta e spinge ad una riflessione per scardinare modelli obsoleti che non hanno più ragione di esistere. A lei va la nostra più sincera stima”.
La giornalista ha risposto con grande eleganza a tutte le critiche piovute su di lei negli ultimi mesi, anzi ha colto l’occasione per scrivere una lettera il cui contenuto dovrebbe spingerci a riflettere:
“Mi piacerebbe che l’intera vicenda, prescindendo completamente da me, potesse essere un momento di discussione vera, permettimi, anche aggressiva, sul rapporto con l’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno o dovrebbero avere secondo non si sa bene chi. Qui a Pechino sono sintonizzata sulla Bbc, considerata una delle migliori e più affidabili televisioni del mondo. Le sue giornaliste sono giovani e vecchie, bianche, marroni, gialle e nere. Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, culi, nasi orecchie grossi. Ce n’è una che fa le previsioni senza una parte del braccio. E nessuno fiata, nessuno dice niente, a casa ascoltano semplicemente quello che dicono. Perché è l’unica cosa che conta, importa, e ci si aspetta da una giornalista. A me piacerebbe che noi tutte spingessimo verso un obiettivo, minimo, come questo. Per scardinare modelli stupidi, anacronistici, che non hanno più ragione di esistere. ‘Non vorrei che un intervento sulla mia vicenda finisse per dare credibilità e serietà ad attacchi stupidi e inconsistenti che non la meritano. Invece sarei felice se fosse una scusa per discutere e far discutere su cose importanti per noi, e soprattutto per le generazioni future di donne”.