Calvino: iniziative romane per gli studenti

In occasione del centenario dalla nascita di Italo Calvino e di tutte le manifestazioni organizzate per omaggiare questo anniversario, il circuito delle Biblioteche di Roma, insieme con l’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale sta effettuando una serie di conferenze inserite nel ciclo “Alfabeto Calvino” in 20  biblioteche della città dedicandole nelle ore mattutine  agli alunni dei licei romani e ai loro docenti. Tali incontri possono essere anche seguiti in streaming sulla pagina di Facebook e su Youtube.

La Prof.ssa Baldini nella conferenza su "La giornata di uno scrutatore" di Italo Calvino

La Prof.ssa Baldini nella conferenza su "La giornata di uno scrutatore" di Italo Calvino

La conferenza su “La giornata d’uno scrutatore” di Calvino

In particolare la Biblioteca Vaccheria Nardi, situata nella zona di Pietralata, ha organizzato l’incontro del 15 febbraio dedicandolo all’analisi  de  “La giornata d’uno scrutatore” di Italo Calvino, commentato e analizzato dalla Prof.ssa Anna Baldini. Laureatasi alla Scuola Normale Superiore e all’Università di Pisa con una tesi  su Primo Levi, la Prof.ssa Baldini ha compiuto il dottorato di ricerca all’ Università di Siena nel 2005, dove insegna Tecniche di Lavoro editoriale, Storia dell’editoria e Storia della critica letteraria. A lei si devono anche varie pubblicazioni tra cui  un manuale di letteratura per le scuole secondarie e superiori; inoltre è co-direttrice della rivista “Allegoria” e della collana “Quodlibet. Letteratura tradotta in Italia“. In particolare ha saputo spiegare con chiarezza e totale comprensibilità proprio agli studenti non solo il percorso compositivo di Calvino tra gli Anni ‘50 e ‘60, ma soprattutto l’impegno politico che  ha caratterizzato il “multiforme” Calvino. Da consulente esterno di tutto riguardo per la casa editrice Einaudi, a giornalista per l’Unità di Torino, a intellettuale impegnato, a scrittore delle “Fiabe italiane”, nonché direttore editoriale insieme a Elio Vittorini del “Menabò”: l’attività intensa del Nostro lo proietta in uno scenario di totale attivismo per l’epoca che è l’humus necessario su cui si innestano “un seguito di riflessioni piuttosto che un romanzo” – come lui stesso lo definì – ossia la gestazione de “La giornata di uno scrutatore”.

La conferenza "La giornata di uno scrutatore" di Italo Calvino e gli studenti

La conferenza "La giornata di uno scrutatore" di Italo Calvino e gli studenti

Le tematiche e i generi letterari

Le elezioni del 7/6/1953 commentate e pensate da uno scrutatore – Amerigo Ormea –  nel seggio del Cottolengo di Torino: questo lo spunto decisamente autobiografico che si ispira alle due esperienze di Calvino – quella del 1953 e quella del 1961 – e che lo porta  alla riflessione sull’iscrizione al PCI e sull’istituzione del Cottolengo.  Per il  suo scritto, che è “un insieme di generi letterari” – ossia un racconto, ma anche un reportage, un pamphlet, come pure vi si può intravedere una lunga meditazione filosofica  su se stesso – la Prof.ssa Baldini propone la definizione di “libro di congedo” rispetto alla fase realista che caratterizza gli altri due romanzi del 1963, “La nuvola di smog” e “La speculazione edilizia” e rispetto alla fase fantastica delle “Fiabe italiane” (1956)

Il testo dubitativo

Le pagine di questo racconto presentano infatti una sorta di testo “dubitativo” in cui tante tesi generano antitesi che non si risolvono in una sintesi, ma che, quasi anticipando la futura fase combinatoria di “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, si combinano appunto tra loro senza risposte, in quel conflitto ideologico in cui la “coincidentia oppositorum” può solo fornire speculazioni dialettiche all’infinito senza risolvere il male ma solo accettandone la sua presenza. Così si spiega come l’entusiasmo verso l’ideologia utopista socialista si spegne nello squallore delle istituzioni ma anche nel loro permanere in una sclerotizzazione che ne assicura la sopravvivenza. Del pari il Cottolengo è sì l’inferno dei sofferenti ancora vivi, ma anche un campo di concentramento o un lazzaretto in cui si sopravvive “nonostante tutto”, mentre la relazione di Amerigo  con Lia e la scoperta della sua gravidanza genera il dibattito tra vita e non vita, tra responsabilità e casualità, tra accettazione  inconsapevole “prelogica” e ricorso alla legge 194, tra responsabilità della scelta di una vita, aborto ed eutanasia.

La conclusione

La conclusione  ci fa pensare a un romanzo di “deformazione” – anziché di formazione – perché non solo  il protagonista non compie alcun progresso rispetto alla situazione iniziale, ma addirittura regredisce  verso il nichilismo e come uno specchio deformante  dice tutto e il contrario di tutto rispetto alle iniziali ideologie che avevano ispirato Amerigo Ormea. Insomma è un ponte che collega Calvino alla futura fase combinatoria: come in Palomar  (1983)  l’intellettuale diventa impotente e il mondo inconoscibile persino negli oggetti più elementari.