#Giulemanidalleparole: è questo l’hashtag utilizzato da alcuni scrittori per difendere dal plagio e dalle copiature le proprie parole.
Si sa, nel web è facile, diventare “famosi”. Lo si fa con estrema facilità – e furbizia, aggiungerei in certi casi – , perché basta una frase d’effetto e, se diventa virale, il gioco è fatto.
Funziona cosi, ed è palesemente inutile girarci intorno. Quello che accade poi? Fama, soldi, possibilità di essere qualcuno per migliaia di persone e tutta una serie di conseguenze annesse, tra cui la pressione derivata dalla necessità di non perdere ciò che si è guadagnato. Per farlo, qualcuno decide di continuare a scrivere senza sosta, con parole che però, ahimè non sono sempre quelle del proprio repertorio.
#Giulemanidalleparole, eppure
Eppure, esiste chi in silenzio, molto tempo fa, quella frase se l’è proprio sentita addosso. Se l’è sudata, con la vita, con l’esperienza, in un attimo, o forse per sempre. Addirittura per quella frase ci ha pianto, e l’ha riportata su uno di quei libri che non ha avuto bisogno di un social network per diventare quello che è da sempre. Qualcosa che nel mondo pre-social ha fatto la storia della letteratura contemporanea. La stessa persona che ha scritto quello frase, non ha bisogno di nulla di trucchetti per diventare quello che è, semplicemente perché lo è sempre stata: lei è Giulia Carcasi, e qualcuno le ha rubato quelle parole spacciandole per sue. E questo le ha fatto male. E ne ha fatto anche a me.
Giulia Carcasi… E non solo!
Le ha fatto talmente male che ha deciso di non stare in silenzio, di ribellarsi a tutto questo utilizzando lo stesso strumento di che le ha fatto un tale torto, la rete: e ciò che viene manifestato in rete, come ben sapete, si sparge veloce, e trova nel mare di server altre persone che hanno vissuto la stessa cosa. Nel caso di Giulia, il tamtam del web le ha fatto scoprire chi prima di lei, o forse contemporaneamente a lei, ha subito lo stesso grave furto: quello di intere frasi, prese e scopiazzate solo per ottenere sempre più follower, per farsi grandi, belli, empatici agli occhi di un pubblico, e di editori che forse, presi dalla buona onda del business hanno deciso di pubblicarle, sì… Ma con il nome dell’autore sbagliato!
Tutto comincia così
Facciamo chiarezza per spiegare bene cosa è successo.
Tutto è iniziato da qui, quando un noto scrittore ha postato sui propri canali social questa frase, dissacrandola e storpiandola, secondo Carcasi, per non farla sembrare uguale all’originale. E boom! Il vaso di pandora si è aperto.
La paura dell’abbandono fa fare cose assurde, che per paura di sentirsi dire addio un giorno, lo si pronuncia per primi.Giulia Carcasi, “Perché si dice addio”
Ho scritto “dissacrandola” non a caso, perché è questo che succede, e ve ne do conferma con un altra autrice che è stata derubata delle sue parole, dallo stesso autore che ha preso quelle di Giulia. Con questo hashtag e questo post ha voluto precisare anche questa cosa qui del “cambiare le parole per renderla diversa dall’originale“. Lei è Susanna Casciani, autrice di Meglio soffrire che mettere in ripostiglio il cuore e Sempre d’amore si tratta scrivendo questo:
“Caro …. , purtroppo non posso taggarti perché già in passato ho subito uno dei tuoi ormai tristemente famosi furti di parole e hai deciso che era meglio fingere che io non esistessi, quindi mi hai bloccato, ma oggi ho una domanda per te: quanti pezzi hai modificato, deturpandoli, cercando di allungarli e sciupandoli irrimediabilmente, prima di iniziare a credere di essere uno scrittore?
Attendiamo fiduciosi una tua risposta.”
La risposta dell’autore
E la risposta dell’autore è arrivata, si, ma è stata cancellata in tempi record. Non cosi velocemente però da sfuggire agli screenshot di coloro che hanno cominciato questa battaglia (che, precisiamolo, è tutto fuorché un accanimento telematico o shitstorm). Perché questa è la risposta delle vittime, di coloro che insieme ai grandi nomi della scrittura, nati sui social e fuori, si sono rotti le scatole di vedersi portare via quello appartiene alle loro pagine di diario, ai loro appunti, o alle loro note del cellulare.
Altri nomi, infatti, si sono aggiunti alla lista degli autori che hanno deciso di aderire a questa campagna, come Marco Polani (vittima anche lui di furto da parte sempre della stessa persona), Tommaso Fusari, Matteo Bussola, Massimo Bisotti, Cristina Buttigliero, (amministratrice della pagina Ps: I love you).
Lo sdegno dei lettori e degli scrittori indipendenti
Ovviamente questa campagna è stata portata avanti da tanti scrittori, ma anche da tanti lettori, che si sono sentiti presi in giro. Perché, quando compri un libro, è sempre bello pensare che quelle parole, quel modo di scrivere, sia autentico ed unico. Invece, scoprire non solo che il tuo autore preferito ha copiato, ma che oltretutto ha spacciato una frase di qualcun altro per sua, fa male. Come fa male (e qui sento di parlare anche per me) il fatto che esistono tantissimi scrittori di nicchia che non hanno follower e spesso si vedono le porte chiuse in faccia proprio per questo motivo, perché non hanno i numeri che consentono alla casa editrice di far vendere il proprio libro. E quando si scopre che alcuni scrittori-influencer, sebbene abbiano quasi il seguito della Ferragni (si fa per dire), si approfittano dei propri seguaci attraverso un becero copia incolla, e vendono quella che potremmo definire un’opera fatta di parole e sogni che non sono nemmeno i loro, si sentono feriti. Diciamolo, si tratta di una truffa in piena regola.
Il mio parere
Quando mi sono sentita dire: “Non hai abbastanza follower, non possiamo pubblicarti” i dubbi mi hanno assalito e mi sono chiesta se è davvero questo il futuro dell’editoria italiana. In un secondo momento, come capita a molti, mi sono rassegnata, mi sono messa l’anima in pace e mi sono comunque concessa una pubblicazione in self-publishing. Ad oggi, rispetto agli ultimi risvolti, mi chiedo se coloro che pubblicano libri ogni anno (ed hanno quindi il seguito immenso di followers richiesti dalle grandi case editrici), delle parole ne abbiano abbastanza per mantenere il ritmo costante.
In questo caso mi sa proprio di no, e quindi mi resta solo una cosa da scrivere, per citare Giulia Carcasi:
#Giulemanidalleparole
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.