Un grande poeta che non dimenticheremo mai: Giuseppe Ungaretti

L’8 febbraio 1888 nacque Giuseppe Ungaretti ad Alessandria d’Egitto, registrato all’anagrafe soltanto due giorni più tardi. Si ritrovò ben presto orfano di padre all’età di soli due anni, a seguito di un incidente sul lavoro durante la costruzione del Canale di Suez. Grazie al grande impegno della madre, poté comunque proseguire gli studi ad Alessandria, dove si appassionò alla poesia italiana, percorso facilitato anche dalle sue origini lucchesi. Adorò così la poesia di Leopardi, Carducci, Pascoli ma anche quella di Baudelaire e Mallarmé. Si dedicò principalmente alle attività di traduttore e corrispondente per la letteratura fiorentina, e nel 1912 si diresse a Parigi dove iniziò la sua carriera come insegnante universitario presso la Sorbona, frequentando lo studio della poesia simbolista e decadente. Frequentò inoltre pittori come Picasso e collaborò alla rivista “Lacerba”, dove pubblicò le sue primissime poesie. Tra il 1916 e il 1919 uscì la sua raccolta Il porto sepolto Allegria di naufragi.

 

Era il 1914 quando, in seguito allo scoppio della Prima guerra mondiale, si trasferì a Milano e iniziò ad approdare in Italia come “interventista”, in quanto per lui la guerra rappresentava un’ occasione per rafforzare il suo legame con l’Italia. Si considerava “figlio di emigrati e naufrago del mondo”. Conquistò così l’Italia arruolandosi volontario come soldato semplice e combattendo sull’altopiano del Carso. L’esperienza della Grande Guerra si rivelò per lui una crudeltà implacabile e una forte assurdità, definendosi poi Uomo di pace. Si stabilì in seguito a Parigi e cominciò a lavorare come corrispondente per il Giornale fondato da Benito Mussolini: “Popolo d’Italia“. Si sposò con Jeanne Dupoix e insieme si traferirono in Italia, precisamente a Roma, dove nacquero i suoi due figli e pubblicò alcuni volumi di poesie fino al 1933. Un altro importante Paese per Ungaretti fu senza dubbio il Brasile, che segnò la vita del poeta. A San Paolo ottenne una cattedra dove fino al 1942 insegnò Lingua e Letteratura italiana, ma fu anche il periodo più triste e doloroso della sua vita in quanto proprio in Brasile persero la vita il suo unico fratello e suo figlio, di appena nove anni. Rientrò quindi in Italia nel 1943 e si stabilì nuovamente a Roma per insegnare Letteratura italiana all’Università della capitale. Pubblicò qualche anno più tardi un’altra raccolta di poesie dedicate a sé stesso, tra le quali Il dolore, ispirata ai suoi lutti familiari. 

 

Giuseppe Ungaretti morì a Milano nel 1970. Una delle poesie più studiate nei libri di scuola è senza dubbio Fratelli, scritta nel 1916. Questa poesia non è altro che una riflessione sulla violenza della guerra, che induce gli uomini a dimenticare i valori fondamentali dell’esistenza, i quali, se raffermati, assumono il significato di una vera e propria rivolta. Si riferisce ai soldati come se fossero tutti fratelli, pur di diverso reggimento.Nelle sue poesie Ungaretti utilizza un linguaggio scarno ed essenziale; abbandona la punteggiatura, a eccezione del punto interrogativo; usa analogie suscitando significati profondi e nuovi. Ha tenuto sicuramente compagnia a numerosi studenti, che lo hanno studiato, amato e divorato i suoi versi nel corso degli anni.