Interprete di Lingua dei segni: scopriamo insieme di cosa si tratta

È lunedì, la sveglia suona alle sei e, che tu voglia o no, sei obbligato ad alzarti e ad andare al lavoro. Il blue Monday è un trauma universale, ma che ne diresti se il tuo lavoro fosse considerato stravagante o fosse sconosciuto ai più?

 

Abbiamo intervistato Maria Mello Rella, interprete di Lingua dei Segni Italiana, lavoro molto interessante e sicuramente non semplice. Scopriamo insieme da cosa deriva la passione per questo lavoro e come ha fatto a diventare interprete.

 

Raccontami chi sei, da dove vieni, cosa fai nella vita, quali sono le tue passioni.

 

Mi chiamo Maria Mello Rella, di origine sono biellese ma vivo a Torino da vent’anni, sono interprete di Lingua dei Segni Italiana e ho troppe passioni per elencarle tutte… ma se dovessi sceglierne una, adoro leggere.

 

In cosa consiste esattamente il tuo lavoro?

 

L’interprete di Lingua dei Segni è un professionista (parola chiave) che interpreta da un’altra lingua (che può essere Italiano, Inglese, Francese ecc.) alla o alle Lingue dei Segni che conosce, e viceversa. Per fare un esempio pratico io conosco inglese e italiano e traduco da queste lingue alla LIS e viceversa, ma non ci sono limiti.

 

Quando e perché hai deciso di voler diventare un’interprete LIS? È stato casuale o fortemente voluto?

 

Un misto delle due cose, credo. Ho cominciato ad imparare la Lingua dei Segni quasi per caso, ma una volta coinvolta nel processo ho capito che volevo arrivare fino alla fine.

 

Che tipo di studi bisogna intraprendere?

 

Bisogna frequentare almeno tre anni di conoscenza della lingua, che si chiamano 1°, 2° e 3° livello. La somma delle ore complessive dovrebbe essere superiore alle 400 ore, lo dico perché ci sono in giro tanti “corsi”, soprattutto online, da 30 o 40 ore l’uno che lasciano il tempo che trovano. Io per esempio ho seguito i corsi presso l’Associazione Lislandia, che adesso purtroppo non esiste più ma era convenzionata con l’Ente Nazionale Sordi ONLUS, e in totale ho frequentato 500 ore. Conclusi i tre livelli di conoscenza della lingua si frequenta un secondo corso, di solito biennale, che è apposito per diventare interpreti, e anche questo per essere valido dovrebbe avere una durata di almeno 800 ore.

 

La tua formazione viene riconosciuta in tutta la comunità europea?

 

La mia formazione viene riconosciuta solo dalla comunità europea! L’Italia non si è mai adeguata alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che chiedeva agli stati firmatari di riconoscere a livello nazionale le proprie Lingue dei Segni. Quindi io per lo Stato italiano sono interprete di una lingua che non esiste.

 

Come viene percepito il tuo mestiere nella tua città? È inusuale o abbastanza diffuso?

 

In generale è considerato abbastanza inusuale. L’interprete che accompagna una persona sorda in ospedale o a un colloquio di lavoro viene spesso considerato un “parente” o un “amico” che “aiuta” la persona sorda, e quindi viene spesso trattato in modi che non rispettano né la professionalità dell’interprete né l’autonomia della persona sorda. Il problema è che la persona sorda viene spesso vista come “disabile” e non semplicemente come una persona che parla un’altra lingua.

 

Con che tipo di persone hai a che fare abitualmente?

 

Io lavoro solo con persone sorde adulte che hanno bisogno di un interprete. Questo è un altro equivoco legato alla mia professione, quando dico che sono interprete della Lingua dei Segni la gente presume che io lavori con i bambini, perché evidentemente nell’immaginario collettivo le persone sorde adulte non esistono.

 

Hai a che fare con persone particolari? Vuoi condividere qualche aneddoto divertente o buffo?

 

Ne potrei riempire libri interi! Purtroppo dopo un po’ smettono di essere divertenti, specialmente quando ti ritrovi a dover spiegare per la seicentesima volta le stesse cose alle stesse persone, che evidentemente pur sentendo hanno più problemi di udito dei miei clienti. Un aneddoto che però ricordo sempre con affetto è stato quando accompagnai una ragazza sorda in ospedale per un’otite che le stava procurando molto disagio; nel corso della visita l’otorino, evidentemente sovrappensiero, le chiese se dal lato che le faceva più male sentiva i suoni attutiti. A lei uscì spontaneo un “ma magari!” e scoppiammo tutte e tre a ridere, dottoressa inclusa.

 

La lingua dei segni è universale?

 

No, le Lingue dei Segni sono lingue naturali, pertanto, esattamente come le lingue parlate, hanno la propria storia e la propria evoluzione. La Lingua dei Segni Italiana si definisce tale non perché sia in qualche modo connessa all’italiano, ma perché è utilizzata dai sordi che vivono nella penisola italiana.

 

Quanto si guadagna mediamente al mese nel tuo lavoro?

 

Non esiste una media. Essendo un lavoro da liberi professionisti molto dipende dalle proprie capacità.

 

Chi approccia per la prima volta con questo mondo, è ben disposto o all’inizio le persone sono diffidenti?

 

Sì, e in entrambi i sensi. Non è facile farsi accettare dalla comunità sorda come interprete affidabile, così come ogni volta che si “esce” e si incontrano persone udenti spesso bisogna lavorare sui loro pregiudizi e sulle loro supposizioni.

 

Cosa consigli a chi vorrebbe intraprendere la tua carriera?

 

Laureatevi, laureatevi, laureatevi. E, in generale, abbiate sempre un piano di riserva pronto. Non è un lavoro semplice, è molto duro sia sul piano psicologico che su quello fisico.

 

Che ripercussioni ha subìto il tuo lavoro a causa del Covid?

 

Si è praticamente azzerato. Personalmente lavoro molto nella congressistica, nei corsi di formazione, nelle udienze in tribunale e nelle visite mediche, tutte cose che sono state bloccate o comunque molto rallentate dal virus. La mia associazione di categoria infatti a livello nazionale si è unita alle associazioni degli interpreti vocali nel chiedere che la nostra categoria sia considerata tra quelle da supportare in questo momento di crisi.

 

Questo tipo di attività è molto richiesta?

 

Pre-Covid direi abbastanza.

 

Credi che attualmente in Italia venga tutelato chi fa questo mestiere?

 

Per lo Stato italiano non esistiamo, quindi… è difficile rispondere di sì.

 

Se credi di no, cosa potrebbe fare lo Stato per incentivare i cittadini e le imprese?

 

Concludere l’iter istituzionale della legge quadro sui diritti di cittadinanza delle persone sorde, con disabilità uditiva in genere e sordocieche sarebbe già un buon passo avanti…

 

Dove possiamo trovarti?

 

Sul sito ufficiale di ANIOS, l’Associazione Nazionale degli Interpreti di Lingua dei Segni. Basta mettere il mio cognome nella ricerca.

 

Segnalami eventuali contatti e pagine social.

 

Contatto per e-mail a maria.mellorella@gmail.com

Profilo IG mary.mello.lis