Lambrusco, è nato il Consorzio di Tutela che raccoglie l’eredità di 8 denominazioni

Mai espressione fu più azzeccata: l’unione fa la forza. Ancora meglio se intende caratterizzare un settore estremamente vitale per l’economia del nostro Paese: quello vitivinicolo.

 

In Emilia-Romagna ha fatto ufficialmente il suo esordio il nuovo Consorzio Tutela Lambrusco che rappresenta otto denominazioni disseminate tra le province di Modena e Reggio Emilia: Lambrusco DOC, Lambrusco di Sorbara DOC, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC, Lambrusco Salamino di Santa Croce DOC, Reggiano DOC, Colli di Scandiano e di Canossa DOC, Reno DOC e Bianco di Castelfranco Emilia IGT. 

 

Il neonato organismo porterà in dote una superficie vitata di circa 16mila ettari e una produzione complessiva che lo scorso anno ha superato del 3% i 42 milioni di bottiglie conteggiate nel 2019.

 

 

A completare il quadro, la scelta di puntare su un marchio capace di fondere insieme alcuni elementi essenziali dei territori e dei vini che costituiscono la spina dorsale del nuovo sodalizio, nonché l’elezione del primo Presidente nella persona di Claudio Biondi (foto sopra).

 

Biondi, già a capo del Consorzio di Tutela del Lambrusco di Modena, reggerà il timone con al suo fianco il vice Davide Frascari, ex numero uno del Consorzio per la Tutela dei Vini Doc Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa.

 

I numeri non mentono, dice Biondi, specie “per un vino con tante anime e interpretazioni a seconda delle molteplici varietà utilizzate e dei differenti areali nei quali ha trovato dimora. I tempi – commenta Biondi – erano maturi affinché si arrivasse alla creazione di un unica cabina di regia. Il Lambrusco è ben conosciuto in tutto il mondo ma d’ora in avanti può rappresentare meglio e con più coerenza, rispetto al passato, l’immagine dell’Italia in moltissimi contesti sia nazionali sia internazionali”.

 

 

Nel nuovo marchio, di forma sinusoidale, spicca in maniera quasi prepotente la L maiuscola di Lambrusco.

 

Una forma voluta a richiamare – dice ancora Biondi – il movimento brioso delle bollicine contenute nelle tante versioni di Lambrusco e che al tempo stesso riporta ai sigilli classici, realizzati in ceralacca per chiudere lettere e regali di particolare valore”.

 

E proprio nell’immediatezza comunicativa suscitata dal “simbolo” è tutta contenuta la forza di una base produttiva “che – conclude Biondi – sta reagendo alla difficile congiuntura”; il riferimento esplicito è alla crisi innescata dalla pandemia. “Grazie alla nascita di questo Consorzio disporremo di un’arma ulteriore, utile a pianificare strategie d’aiuto all’intera filiera con un imprescindibile spirito di coesione”.

 

Tra gli impegni di prima battuta, il supporto nei confronti delle aziende più penalizzate in questo preciso momento storico e il cui principale sbocco di mercato è dato dal canale HoReCa.