#Ultimoconcerto: il grido d’allarme della musica dal vivo

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Fonte immagine in evidenza: ROCK.ON

 

E’ il 28 gennaio del 2021, sono le ore 11.00 in punto: un’immagine con un grande punto interrogativo compare  simultaneamente su tutte le pagine social dei live club simbolo della musica dal vivo contemporanea in Italia. Da Milano a Roma. Sono le immagini delle facciate, dei palchi, delle porte di ingresso, che negli anni passati per tutti gli appassionati e fan di musica, hanno rappresentato la via di accesso a un concerto, a un evento, a un’emozione, ad un sogno, a un’esperienza vissuta con attesa e spensieratezza dal momento dell’acquisto del biglietto fino a quella sera o quel giorno. Un simbolo, che rappresenta la maggior parte degli appassionati di musica, e non solo. 

 

Nell’immagine, oltre al luogo, compaiono l’anno di nascita del club e il 2021 a suggerire una possibile ipotesi  di chiusura a fronte dell’emergenza covid-19 e l’hashtag  #ultimoconcerto? seguito da un grosso punto di domanda proprio a porre l’accento e l’attenzione mediatica su quanto potrebbe accadere da qui a poco. 

 

Nel comunicato stampa di presentazione dell’iniziativa si legge a caratteri cubitali quanto segue «Quando parliamo di live club dobbiamo penare innanzitutto a un insieme di strutture da mantenere, uno staff composto da numerose persone che investono energie e impegno costanti per offrire una proposta di musica contemporanea di qualità. Parliamo di spazi che si trovano in una situazione di assoluta emergenza, senza alcuna certezza sul futuro e sulla effettiva possibilità di riuscire a superare questa lunga fase di crisi».

 

Non è la prima campagna che si muove per dare voce agli invisibili, si perchè un concerto piccolo o grande che sia, non smuove solo un cantante, ma tutto il carrozzone dietro a quello che poi viene visto come il vero show. Per un concerto di un paio d’ore ci vogliono giorni di preparazione, ci sono luci da montare, audio da provare, ci sono davvero un’enormità di cose da fare e se questi locali chiudono, anche le famiglie che vivono di questo e le aziende che hanno in possesso tutto quello che occorre, rischiano di fallire. Di andare alla deriva.

 

Un’iniziativa fortemente voluta, organizzata e promossa da tre grandi sul settore della musica live come KeepOn Live, Arci e Assomusica con la collaborazione di Live DMA che continuerà nelle prossime settimane, e che non si fermerà sicuramente solo a questo.

 

Già abbiamo visto di cosa sono capaci  i lavoratori dello spettacolo, facendo un flashmob in piazza del Duomo a Milano con le flightcase (i bauli dove tecnici e rigger mettono dentro tutto l’occorente per poter montare un palco), per dire al mondo intero e alla politica che nessuno si deve scordare di loro. E come si fa dimenticarsi di chi costruisce sogni grandi come quelli che ci regala la musica suonata dal vivo?  Come si fa dimenticarsi di chi lavora durante la preparazione di un concerto in un locale? Non si deve e non si puo’

 

Fate girare, perchè la musica deve vivere, altro che  #ultimoconcerto?

 

 


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