Guillaume Apollinaire, il poeta avanguardista

Guillaume Apollinaire, il poeta avanguardista

Wilhem Apollinaris de Kostrowitzky (Guillaume Apollinaire) nacque a Roma il 26 agosto 1880 da padre italiano e da una nobildonna di origine polacca. Non venne mai riconosciuto e ben presto si trasferì insieme alla madre in Francia.

Dalla vita bohème alla rivista letteraria “Le festin d’Esope”

La sua infanzia non fu per niente stabile e tanto meno lo fu il suo percorso di studi, così durante l’adolescenza viaggiò in lungo e in largo per tutta l’Europa, approfondendo la propria passione letteraria. Guillaume per riuscire a vivere ottenne soltanto impieghi pietosi e iniziò così a condurre una vita bohème, frequentando caffè e atelier che lo portarono alla conoscenza delle menti più all’avanguardia del tempo, come Giuseppe Ungaretti, Pablo Picasso, Max Jacob, Matisse e tanti altri, creando una rivista nel 1903, intitolata Le festin d’Esope.

Le influenze, il risveglio letterario e le prime poesie

In questo clima di novità cominciò a partecipare alle discussioni sul cubismo e allo scoppiare della Prima guerra mondiale si arruolò come volontario, definendola un “grand spectacle”. Durante questo periodo il poeta fu ferito gravemente alla testa, subendo così un delicato intervento chirurgico. Sempre al passo con i tempi, sostenne il movimento futurista di Martinetti, annullando, in seguito, nelle sue opere ogni traccia di punteggiatura. 

Sebbene Apollinaire avesse scritto il suo primo romanzo nel 1900, è soltanto dieci anni dopo che iniziò il suo risveglio letterario con i sedici racconti fantastici, dal titolo L’eresiarca & C. Nel 1911, il medesimo anno in cui fu accusato, per colpa del suo carattere esuberante, del furto della Gioconda, toccò alle Poesie di Bestiario. 

“Alcools” e la rivoluzione industriale

La sua personalità sensibile ed eclittica riuscì a fabbricare nel 1913 la raccolta dei migliori poemi dal 1898 al 1912 intitolata Alcools. È proprio qui che riscoprì l’attaccamento al simbolismo francese, che in questo caso era proiettato maggiormente verso il cubismo. Con eccessiva musicalità il poeta metteva a nudo tutta la propria malinconia e tristezza, descrivendo immagini insolite e misteriose. Lo scrittore a un certo punto si distaccò dallo sfogo dei propri sentimenti per concentrarsi sulla rivoluzione industriale, cioè all’avvento delle macchine e dell’invenzione del cinema, avvicinandosi sempre più al pensiero futurista. 

“Calligrammes”: la poesia come rifugio e libera dalle costrizioni metriche

Tra le sue opere più famose spicca Calligrammes, in cui espone una nuova versione di poetica, libera dalle costrizioni metriche e capace di giocare con le immagini, in modo da comporre un disegno o un qualsiasi oggetto con i versi , mescolando poesia e arte. In particolare quest’ultima rappresentava per egli una sorta di rifugio. 

Questa disposizione tipografica riproduce le forme dell’oggetto stesso, ma Apollinaire azzardò una scelta sì moderna ma anche antica, in quanto questa tecnica veniva precedentemente usata nella tradizione classica. 

L’avanguardista francese nel 1918 si ammalò della tragica epidemia che attanagliava l’Europa in quel periodo, l’influenza spagnola. Fu ritrovato morto il 9 novembre 1918 dall’amico Giuseppe Ungaretti, il quale aveva intenzione di comunicargli la vittoria dell’Intesa.