“Miasma – L’insieme dei nostri pezzi”: il nuovo romanzo di Sara Gavioli

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Miasma è un romanzo attraversato da un silenzioso quesito, che il lettore percepisce senz’altro fin dalla prima pagina ma lo sottovaluta, lo accantona, e prosegue la ricerca della verità che lui o lei crede di aver colto. Ma se qualcuno ha la ventura di leggere dapprima queste considerazione e solo dopo si abbandona alla storia, sarà cosciente di partire con un quesito: qual è il dramma peggiore che può vivere un genitore?

Un giorno qualunque, uno di quelli che però negli anni a venire rimangono nella memoria di chi li vive, Alessia, una ragazza di sedici anni, scompare nel nulla. L’evento ha delle ripercussioni devastanti su Amelia, sua madre, fragilizzando ulteriormente la sua stabilità interiore e il rapporto con suo marito, già fortemente provato dagli eventi del passato. Sarà questa nuova, immensa voragine nella vita dei due genitori a riaprire vecchie ferite e a procurarne delle nuove. Il secondo quesito a cui si è chiamati a rispondere è più intricato e trascina il lettore ancora più nel profondo della storia dei protagonisti, senza lasciargli ulteriori possibilità. Come reagiscono due genitori alla scomparsa della propria figlia? Riusciranno a superare il passato? Se il lettore tenta solo di rispondere a queste domande, si ritrova a sfogliare le pagine del libro nella distrazione di una pruriginosa curiosità, fino a quando non avrà dimenticato cosa cercava e si troverà davanti a nuovi colpi di scena. Perché la storia non è tutta qui, questo è soltanto il principio.

Amelia, seppur profondamente ferita, tenta di reagire, a modo suo. È a pezzi e il rapporto con Paolo, un brillante psicologo che crede che sua moglie sia un po’ matta (Amelia è sicura di questo), sembra ormai destinato a finire. Purtroppo lei non riesce a dimenticare il male che lui le ha fatto, ne è ossessionata. Disprezza il tempo presente che la avvolge e i sussurri del passato che le vorticano intorno; la logorano, ma lei non dimentica mai una cosa: è ancora una mamma. La polizia indaga, ma con scarsi risultati, e allora forte del ruolo che si sente ancora di portare come ultimo baluardo di una vita derelitta, decide di fare tutto da sola, di cercare, trovare una soluzione. Probabilmente sua figlia sarà morta, il cui cadavere giace chissà dove, e a volte immagina pure il giorno in cui si troverà a piangere sul sudario di una vita troppo giovane per un addio. Il pensiero la distrugge: forse ormai non è nemmeno più una madre, ha perso anche quest’ultimo ruolo. Cosa ne sarà di lei? Perché senza sua figlia Amelia si sente vuota, una madre mancata, a sua volta figlia di una donna che ha sempre guardato con biasimo e compassione, una vedova abbandonata ormai in un piccolo appartamento con la familiare compagnia di un televisore e una sfilza di telefilm polizieschi di scarsa qualità. Tuttavia la vita le insegnerà che ci si può sempre risollevare, grazie all’aiuto inaspettato di persone troppo in fretta considerate ai margini di un disegno che possa regalare una qualsivoglia felicità. Malgrado pensi il contrario, Amelia non è sola. C’è anche Simona, una sua vecchia amica che lei considera felice e perfetta, e proprio per questo a volte si chiede perché si ostini a starle accanto.

Durante le indagini che svolgerà per conto suo, Amelia si troverà a contatto con una parte di sé che aveva quasi dimenticato, tornando per un po’ adolescente. Parlerà con la migliore amica di Alessia, Eleonora, che nasconde un segreto che sarà la chiave di lettura fondamentale per andare in fondo a questa storia. Si ritroverà a vagare tra le tombe del Monumentale, il cimitero di Milano, entrerà nelle edicole funerarie e siederà accanto a persone che la indurranno a intraprendere un profondo viaggio interiore.

Sara Gavioli non ha deluso nemmeno questa volta, dimostrando di aver fatto tesoro della sua lunga esperienza. Lo stile è chiaro e scorrevole, a volte forse troppo scattoso, ma la forza della storia si comprende appieno nella scena finale, in cui le azioni, gli sguardi e i sentimenti vengono descritti con grande maestria. Dal romanzo trapelano tutte le paure, le sensazioni e le paranoie della protagonista, che commenta i comportamenti altrui, pensa di sapere già la verità su tutto, ma allo stesso tempo l’autrice è abile nell’insinuare un dubbio, sia nel lettore sia nella testa della stessa Amelia, facendo riflettere molto sulla difficoltà dei rapporti e su quanto forti possano essere le incomprensioni tra le persone. La solidità della narrazione si percepisce anche nel saper “mostrare” il mutamento della donna, che riceve un’epifania inusuale. Il libro dimostra come spesso la soluzione si trovi dentro di noi, ma che abbiamo comunque bisogno delle persone appartenenti al mondo esterno per accorgercene. Pensiamo di fare qualcosa per avere una ricompensa; agiamo con gli occhi bendati, siamo depistati dal vero senso del nostro viaggio e non siamo capaci di vedere quale sia il reale traguardo cui ambire. Un altro elemento del romanzo è il dramma adolescenziale, che qui diviene l’input che permette agli adulti di guardarsi indietro e di confrontarsi con il loro essere ragazzi, una parte di sé che spesso finiscono per dimenticare. È questo incontro con il passato che apre una matassa di interrogativi nella vita presente, ponendoci di fronte agli ostacoli, le paure e le incomprensioni che ognuno di noi ha. È forse attraverso la comprensione di ciò che eravamo e del “luogo” da cui proveniamo che possiamo conoscere meglio noi stessi.  

Miasma è stato un romanzo che ho letto molto lentamente, ma non perché mi cagionasse tedio. Dovevo capire, assaggiare, ruminare quanto assorbito. Alla fine qualcosa mi è rimasto, e tra i tanti pensieri che porterò nel mio bagaglio personale, c’è una frase che mi è rimasta impressa nel cuore, essa ha il sapore della verità: “Forse, le cose vere sono sempre difficili”.


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